Economia & Lavoro

Clam e Presystem di Marsciano, lavoratori ancora senza TFR e con stipendi arretrati

Sul destino dei 120 lavoratori della Clam, produttrice di caminetti e stufe a pellet, e della Presystem srl (partecipata di quest’ultima) di Marsciano interviene anche il Governo. Dopo il caso sollevato a febbraio con la chiusura dei due stabilimenti, a pronunciarsi, lo scorso 20 aprile, è stato il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Massimo Cassano, a seguito dell’interrogazione presentata dall’onorevole Tiziana Ciprini (M5S) all’interno dei lavori della XI Commissione Permanente (Lavoro Pubblico e Privato), di cui Ciprini è capogruppo, della Camera dei Deputati.

Il caso continua ad essere sotto la lente anche perché larga parte dei lavoratori di entrambe le società, ad oggi beneficiano della Naspi, ma risultano tuttora creditori del TFR, dell’indennità di mancato preavviso e di diversi stipendi arretrati. Per fare chiarezza sulla questione, Ciprini nella sua interrogazione “quali iniziative avrebbe intrapreso il Governo per il ricollocamento dei lavoratori. Nonostante l’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali degli ultimi anni – ha aggiunto Ciprini – la Clam e la sua controllata Presystem non sono state capaci di invertire la tendenza ad un costante calo delle commesse e del fatturato“.

La storia di Clam e Presystem – Una situazione, quella delle due aziende, che ha visto la scure della crisi abbattersi già nel 2010/2011. Da quel momento, Clam e Presystem hanno assistito ad una significativa riduzione dei volumi produttivi e, conseguentemente, del fatturato. In particolare per quanto riguarda la Clam, il Ministero ha approvato, con decreto direttoriale del 27 aprile 2015, il programma di crisi aziendale presentato dalla società. Sono così partiti, per il periodo dal 2 febbraio 2015 al 1o febbraio 2016, gli iter per la cassa integrazione per settantotto lavoratori. La tranche successiva, fino al 10 febbraio 2017, è stata poi coperta dalla stipula di un contratto di solidarietà, che ha autorizzato la CIGS per 25 lavoratori. 31 invece i lavoratori della Presystem Srl per i quali il Ministero del lavoro ha approvato, il 12 giugno 2015, il programma di crisi aziendale presentato dalla società, autorizzando – per il periodo dal 2 febbraio 2015 al 1o febbraio 2016 – il trattamento di CIGS.

La crisi definitiva – Tutte manovre che purtroppo non hanno risollevato definitivamente le aziende: lo scorso mese di gennaio, a fronte di una quasi totale mancanza di commesse e di un ingente debito nei confronti dei fornitori, i vertici aziendali hanno così deciso di procedere al licenziamento dei dipendenti. Larga parte dei lavoratori di entrambe le società, ad oggi, beneficiano della Naspi e sono creditori del TFR, dell’indennità di mancato preavviso e di diversi stipendi arretrati. La Clam inoltre è in attesa del decreto di ammissione alla procedura di liquidazione coatta amministrativa mentre per la Presystem srl, ad oggi, non risulta avviata alcuna procedura di concordato preventivo: sono infatti in corso trattative per l’affitto dell’azienda ad un’altra impresa dal quale potrebbe conseguire il reimpiego di parte delle maestranze. “La Regione Umbria – ha detto il sottosegretario Cassano nella sua risposta – ha manifestato la disponibilità a supportare il percorso di ricollocazione dei lavoratori della Clam e della Presystem srl attraverso: l’intervento dell’Unità Tecnica Regionale per le crisi d’impresa, il ricorso agli strumenti di politica attiva del lavoro e il supporto alla creazione d’impresa. In ogni caso, il Ministero che rappresento continuerà a monitorare la situazione e a seguirne l’evoluzione, tenuto anche conto degli strumenti di sostegno al reddito attivati”.

La risposta del Governo è stata laconica“, ha commentato Ciprini. “In assenza di una seria analisi delle condizioni di mercato e di una ristrutturazione aziendale per la ripartenza, abbiamo chiesto la predisposizione di un piano economico finanziario e di quantificazione delle risorse finanziarie necessarie, nonché un cambio di mentalità anche da parte delle Istituzioni. Difficilmente – continua Ciprini – i lavoratori da soli, e senza alcune misure specifiche, potrebbero dar vita ad un’impresa per recuperare l’azienda in crisi poiché l’operazione presterebbe il fianco a manovre meramente speculative, senza alcun ritorno per i dipendenti. Nella crisi che avvolge il nostro territorio, le responsabilità sono dovute anche alla scarsa azione dell’Amministrazione che non ha saputo stimolare, seppur con i pochi strumenti disponibili, una riconversione del tessuto industriale marscianese incentrato sull’edilizia, e che oggi ne paga le conseguenze. La riorganizzazione, difficoltosa ma possibile, è stata rimandata per perseguire un modello speculativo che ha solo impoverito il territorio, permettendo la creazione e il rafforzamento di clientele e corporativismi. La nostra azione – ha concluso Ciprini – sarà diretta a vigilare la situazione e a sollecitare le Istituzioni, ad ogni livello, affinché vengano messe in piedi tutte le iniziative possibili per garantire un ricollocamento dei licenziati”.

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