La comunità diocesana di Città di Castello si appresta a celebrare la solennità dei santi patroni Florido, vescovo, e Amanzio sacerdote. Oggi (martedì 12 novembre) in Cattedrale, alle 18, saranno celebrati i primi vespri solenni cui seguirà la Santa Messa delle ore 18.30. Dopo cena, alle ore 21, la veglia dei giovani organizzata dalla Pastorale giovanile. Mercoledì 13 novembre, il giorno della festa, le messe saranno celebrate nel Duomo inferiore dalle 8 alle 12. Alle ore 18 il pontificale presieduto da mons. Domenico Cancian.
Florido e Amanzio sono riconosciuti come i Padri fondatori di Città di Castello e della Chiesa tifernate, distrutte da Totila. Vissero in un periodo storico di grande cambiamento: la decadenza alla fine dell’impero romano, le invasioni dei nuovi popoli, la distruzione e, soprattutto, la ricostruzione, che segna l’inizio di una nuova epoca sociale, culturale ed ecclesiale. Proprio in quel periodo così turbolento (VI secolo) si incontrarono con grandi santi come con sant’Ercolano, vescovo di Perugia, del cui martirio furono testimoni, con san Fortunato, vescovo di Todi, e perfino con papa san Gregorio Magno che li cita nei suoi Dialoghi. Entrambi erano nel pieno della loro giovinezza quando moriva san Benedetto, di cui avranno sentito la fama.
“La festa dei patroni quest’anno – dichiara il Vescovo tifernate mons. Domenico Cancian – capita in un momento delicato e complesso, a livello ecclesiale, sociale e politico. È in atto un grande cambiamento nella nostra regione, in Italia e nel mondo, che con ogni probabilità continuerà in maniera sempre più vertiginosa e imprevedibile. Sono in atto processi accelerati di trasformazioni che dovremmo saper governare con sapiente responsabilità, per volgerli verso una migliore umanizzazione, a partire dall’ecologia e dall’ambiente. Dinanzi a questa situazione quello che hanno fatto i nostri Patroni potrebbe rappresentare un suggerimento tutt’altro che devozionale e datato. Vedendo con i loro occhi le rovine della città, i nostri santi non si sono limitati al lamento, alla rassegnazione e nemmeno hanno pensato a loro stessi, a ricostruire la propria abitazione. Loro si sono rimboccati le maniche e hanno chiamato a raccolta la gente, realizzando tutti insieme una ricostruzione che ha fatto rifiorire la comunità civile e quella cristiana. Una reazione forte e positiva, un sussulto corale di intelligente coraggio che ha portato ad un cambiamento storico e culturale altamente positivo”.