Città di Castello modello a livello europeo per la mobilità lenta, che permette di scoprire le bellezze del paesaggio attraverso un corretto compromesso tra costruito e ambiente. E’ stato detto a Milano, in occasione del workshop internazionale “Slow landscape 2.0”, organizzato il 25 ottobre scorso da Paysage, rivista di architettura del paesaggio e disegno urbano, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori e con Messe Frankfurt, nell’ambito di E2 Forum Elvator+Escalator.
“Un’opportunità veramente importante per Città di Castello, che ha permesso di parlare di una scelta attraverso la quale, negli anni ’80, venne data concretezza ad una concezione urbanistica avanzata della mobilità, stabilendo una connessione tra fiume Tevere, parco Langer, mura urbiche e cuore della città”, sottolinea Cestini, nell’evidenziare come “il progetto di allora, cui partecipò anche il maestro Alberto Burri, in onore del quale venne colorata di rosso e nero la copertura del percorso meccanizzato, oggi sia stato pienamente rivalutato da una moderna filosofia architettonica che vede passerelle, scale mobili, ascensori e nuove forme di spostamento meccanizzato come elementi coerenti con la valorizzazione del paesaggio”.
“Stiamo mettendo in campo azioni che vanno verso un’ulteriore evoluzione del rapporto tra ambiente e costruito – ha sottolineato l’assessore all’Urbanistica – puntando l’attenzione sul sistema della mobilità slow e, quindi, sullo sviluppo di nuovi spazi collettivi dedicati alla viabilità dolce, alla fruizione lenta del paesaggio e della città, che rimettano al centro il cittadino, con l’obiettivo finale di ridimensionare il traffico veicolare, ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria e della vita”.