Sabato scorso ha compiuto 108 anni ed è entrato a far parte della ristretta cerchia degli uomini più vecchi d’Italia. Una vera e propria autorità nella Valtiberina. Il personaggio in questione è Dante Parlani, nato ad Apecchio (nelle Marche) il 23 novembre 1905 e famosissimo anche a Città di Castello. Dopo un’infanzia passata nel piccolo vocabolo di Chimafucci (comune di Apecchio), ha trascorso la sua vita, dagli anni ’30 fino agli ’80, amministrando più di 100 poderi di privati ed enti statali. Una vita da fattore, insomma, che gli è valsa molti riconoscimenti: nel 1950 diventa Cavaliere Ufficiale dell’Ordine di San Giorgio d’Antiochia e l’anno successivo è nominato presidente del Sindacato Coltivatori del Comune di Apecchio, prima di diventarne Consigliere comunale.
Tra i premi più importanti quello conferitogli dal Ministero dell’Agricoltura “per aver contribuito ad incrementare la produttività agraria”, e dalle Fattorie Autonome Tabacchi di Città di Castello, nel 1982, “per aver favorito, con la sua opera, lo sviluppo della tabacchicoltura nell’Alta Valle del Tevere”.
Altri due episodi particolari hanno segnato il curriculum della sua lunga vita: lo scampato pericolo di morte, nel 1945, dopo la caduta di un aereo americano in un suo podere e la partecipazione, nel 1984, ad un film su Rai Tre, “ Dopo il Tramonto”, nei panni (guarda caso) di un proprietario di terreni, assieme ad altri cittadini concittadini apecchiesi e a vari tifernati.
Diviso tra le due abitazioni nel tifernate e nell’apecchiese, Dante è ancora arzillo e lucido. Ama fare lunghe camminate e mangiare “leggero” e non va mai a dormire se non prima delle 22. Il segreto del suo elisir di lunga vita sembra dunque essere stato il suo lavoro, esercitato per quasi sessant’anni e sempre con la benevolenza di tutti. Dante ha pure tre figli: Saulo, Rosina e Costantino, ed ovviamente è vedovo.
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