Nei giorni scorsi gli uomini del Corpo forestale Comando di Città della Pieve hanno accertato su terreni agricoli in loc. Coste del Comune di Città della Pieve che ingenti quantitativi di liquami provenienti da allevamenti avicoli erano stati depositati in maniera incontrollata, tanto da provocare vaste aree di ristagno del percolato. Dopo le necessarie verifiche è stato appurato che il proprietario del terreno agricolo aveva scaricato, nel mese di luglio 2013, circa 350.000 kg di liquami provenienti da un grande allevamento di avicoli, per un carico di azoto complessivo, calcolato da ARPA, pari a 5.600 kg.
Direttive europee, leggi nazionali e regionali prevedono specifiche procedure per il corretto utilizzo in agricoltura dei liquami, che consentano il recupero delle sostanze nutritive in essi contenute, in particolare dell’azoto, ed un effetto ammendante del terreno, cioè di miglioramento delle sue proprietà fisiche, a vantaggio delle colture agricole. Perciò l’utilizzazione agronomica dei liquami è consentita solo fino a determinati quantitativi per ettaro, che devono essere distribuiti uniformemente sul terreno, in determinati periodi temporali e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie.
Nel caso accertato dagli uomini della Forestale di Città della Pieve non è stata posta in essere nessuna delle procedure previste dalla vigente normativa con il concreto rischio di determinare pericolosi fenomeni di inquinamento del suolo e delle sottostanti falde acquifere. I liquami sono stati infatti depositati sul terreno in maniera incontrollata, presumibilmente per oltre quattro mesi; questa procedura errata ha trasformato di fatto quella che poteva essere una sostanza concimante naturale in un rifiuto a tutti gli effetti.
Il proprietario del terreno agricolo è stato denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria per abbandono e deposito incontrollato di rifiuti, perché i fatti accertati dal Corpo forestale dello Stato integrano violazioni in materia di gestione dei rifiuti ai sensi del Testo Unico Ambientale, la pena prevista è l’arresto fino ad un anno o l’ammenda fino a ventiseimila euro.
Sono piuttosto frequenti i casi in cui il Corpo forestale dello Stato, con controlli mirati, accerta irregolarità nella pratica dell’utilizzo in agricoltura di liquami ed effluenti di allevamenti animali oltreché dei fanghi provenienti da impianti di depurazione, queste sostanze possono essere fonte di miglioramento dei terreni, ma se usate senza le dovute modalità e cautele possono produrre ripercussioni negative sull’ambiente.