Gli obiettivi legati alla riduzione dei
costi della politica e il sostegno allo sviluppo della montagna non si
risolvono con la proposta Lanzillotta-Santagata prevista nella Finanziaria
2008. E quanto sostiene il consigliere Giancarlo Cintioli (Ds-l'Ulivo)
che aggiunge : Una cosa è porre la questione della razionalizzazione
degli enti sul territorio e il rilancio di questi enti, altro negare che
i Comuni montani abbiano necessità di un migliore livello di coordinamento
e sostegno e penalizzare il loro operato.
L'esponente di maggioranza ricorda come la Regione Umbria, attraverso la
recente riforma endoregionale ha già avviato un processo di
razionalizzazione del sistema istituzionale delle Comunità montane
riducendone il numero da 9 a 5, rafforzando gli strumenti di
programmazione e di sviluppo del territorio, riducendo al tempo stesso i
costi e ottimizzando le risorse economiche.
Secondo Cintioli poi non era assolutamente intenzione della Regione
cancellare l'esperienza delle Comunità montane, e l'operato del Governo su
questa vicenda appare come una misura troppo drastica, tra l'altro
criticata anche dalla presidente della Regione, Lorenzetti, dalla
presidente dell'Uncem, Benedetti e da numerosi sindaci. Vengono
discriminati interi territori regionali utilizzando il criterio dell'altimetria
per definire il concetto di montanità, senza tener conto dei disagi
oggettivi delle comunità rurali e degli agglomerati urbani nell'ambito dei
territori montani. La montanità – spiega Cintioli – non può essere solo
un criterio altimetrico, ma un concetto complesso che dipende, oltre che
dall'altitudine, da altri fattori quali: status socio-economico, eventuali
difficoltà di sviluppo, carenza infrastrutturale e possibili fattori di
crisi ambientale e di disagio.
Cintioli invita a non dimenticare che l'Umbria caratterizzata, in gran
parte, da realtà montano-rurali per cui l'applicazione della Finanziaria
porterebbe il numero delle Comunità montane da 5 a 2; il numero dei
comuni considerati montani da 88 a 27 mentre la popolazione montana
passerebbe da 325 mila abitanti a circa 105-120 mila abitanti. Inoltre, –
fa notare – non è stato ponderato adeguatamente l'impatto occupazionale
che la soppressione delle Comunità montane comporterebbe sul personale
pubblico, forestale impiegatizio ed operaio con la conseguenza che, per il
mantenimento dello steso livello occupazionale, dovranno essere le Regioni
a farsi carico direttamente dei relativi oneri.
Cintioli convinto che la delicatezza del momento impone un'attenzione
nuova e una mobilitazione forte anche da parte dei Comuni ai quali, ora
più che mai, sono richiesti atti di coerenza, perchè le Comunità montane
non si difendono solo con le parole ma anche con i fatti. Delegare ad
esempio alle Comunità montane di appartenenza – spiega – la gestione del
catasto sarebbe stato auspicabile poichè, questa funzione, avrebbe dato
nuova linfa e autorevolezza a questi enti dove non mancano certo esempi
virtuosi, che hanno prodotto valore aggiunto sul territorio impiegando
efficacemente le risorse.
In conclusione, per l'esponente del centrosinistra il concetto di
montanità non può essere liquidato tramite un disegno di legge sui costi
della politica e una legge finanziaria senza l'adeguato e strategico
coinvolgimento delle parti interessate: Comuni, Comunità montante, Regioni
e conferenza unificata Stato-Regioni.