Cinghiali, Psa, carni: "Piano da rivedere coinvolgendo cacciatori e agricoltori"

Cinghiali, Psa, carni: “Piano da rivedere coinvolgendo cacciatori e agricoltori”

Massimo Sbardella

Cinghiali, Psa, carni: “Piano da rivedere coinvolgendo cacciatori e agricoltori”

Gio, 04/07/2024 - 09:17

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Il presidente Cpa Umbria Liurni scrive alla Regione: cambiare la Dgr95 e rivedere anche il sistema carni suine selvatiche

Criticità nell’aggiornamento del “Piano regionale per la specie cinghiale: linee di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della Peste Suina Africana nella specie cinghiale”. Sono quelle che rileva il presidente umbro del Cpa, Angelo Liurni (nella foto).

“Sorprendendomi – scrive nella lettera indirizzata alla Regione – che la mia ‘medio-piccola’ Associazione si prodighi per la questione, mentre le altre grandi Associazioni si preoccupano, al momento, solo di occupare sedie di prestigio”.

Liurni, di fronte alla gravità della situazione, fa una premessa: “La responsabilità della non ottimale gestione della specie cinghiale in Umbria non può essere addebitata unicamente ai cacciatori e agli agricoltori, come purtroppo sembrerebbe emergere da recenti affermazioni. Al contrario, ritengo che la Regione e la Sanità debbano assumere un ruolo centrale nel definire strategie efficaci e condivise per il contenimento della fauna selvatica”.

Da qui la richiesta urgente di “procedere con l’annullamento o quantomeno la modifica della DGR95, che di fatto limita eccessivamente l’attività di prelievo venatorio, ostacolando così un adeguato controllo della popolazione di cinghiali”.

Inoltre, desta forte preoccupazione nel Cpa l’attuale sistema di gestione delle carni suine selvatiche, che prevede l’affidamento esclusivo ad un unico centro privato. “Tale scelta, oltre a generare dubbi sulla trasparenza e l’efficienza del processo – spiega Liurni – solleva concrete criticità in merito al trasporto e alla conservazione delle carni, aspetti che non possono essere demandati al singolo cacciatore senza compromettere la qualità e la sicurezza alimentare”.

Alla luce di questo, il Cpa chiede alla Regione di “rivedere criticamente” il nuovo Piano regionale per la specie cinghiale, “coinvolgendo attivamente e proficuamente tutti gli attori interessati, in primis le associazioni venatorie e agricole”.

L’altra richiesta alla Regione è quella di “assumere un ruolo di regia e coordinamento nella gestione della fauna selvatica, fornendo le necessarie risorse e gli strumenti per un controllo efficace e sostenibile”.

E poi, rivedere il sistema di gestione delle carni suine selvatiche, “garantendo la massima trasparenza, efficienza e sicurezza alimentare”.

“Sono certo che, attraverso un dialogo costruttivo e una fattiva collaborazione tra le diverse componenti – prosegue la lettera di Liurni – si potrà addivenire a soluzioni condivise e realmente efficaci per la gestione della specie cinghiale e di tutta la caccia in Umbria (visto che al momento i proventi delle iscrizioni dei cacciatori agli ATC Umbri vengono quasi totalmente utilizzati per i rimborsi dei danni da fauna selvatica e non per ripopolamenti e gestione del territorio…), tutelando al contempo la salute pubblica, l’ambiente, le produzioni agricole e, non da ultimo, le squadre di caccia al cinghiale e i sele-controllori, che sono sempre ‘sotto attacco’, e senza i quali la situazione sarebbe ben peggiore”.

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