Cinghiali, l'equivoco tra "controllo" e "contenimento" e le sentenze su chi debba pagare i danni

Cinghiali, l’equivoco tra “controllo” e “contenimento” e le sentenze su chi debba pagare i danni

Redazione

Cinghiali, l’equivoco tra “controllo” e “contenimento” e le sentenze su chi debba pagare i danni

Dom, 16/10/2022 - 10:32

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Nel giorno dell'apertura della caccia al cinghiale le riflessioni di Gunnella sulla riforma che non convince

“Se non ci fosse la caccia… per certi versi bisognerebbe inventarla. Ma non ditelo ai soloni del ‘no'”. Inizia così la riflessione di Sergio Gunnella (Confavi Umbria) nel giorno dell’apertura nella regione della caccia al cinghiale, da Calendario venatorio.

I ‘signor no’ – spiega – inventori provetti al pari e forse più di Pitagora, Leonardo e Guglielmo Marconi messi assieme, nel redigere trent’ anni fa la L. 157/92 escogitarono per la  caccia italiana, unica in Europa, il ‘silenzio venatorio’, favorendo  senza saperlo, la zoofenologia di ungulati e specie  opportunistiche. Una vera manna per il cinghiale che, in fatto di danni alle colture, si è rivelato nel tempo un esperto formidabile!”.

“Controllo” e “contenimento”

Ma le “invenzioni” dei politici “travestiti da dispensatori di regole e regolamenti” continua imperterrita, accusa Gunnella. Tanto che il sostantivo “controllo”, punta di diamante della riforma, diviene, come per magia e per decreto reiterato, “contenimento”. “Quest’ultimo, spacciato pomposamente per sinonimo – afferma il rappresentante Confavi – ha finito per creare malintesi e malumori a non finire. In primis – com’è ovvio che sia – ai proprietari dei terreni e delle colture danneggiate; poi ai fenomeni dell’amministrazione con delega. E infine ai cinghialisti che, anziché ‘controllarne’ preventivamente il ciclo vitale e la densità  evolutiva, come norma vuole, vengono indirizzati piuttosto al loro ‘contenimento'”. E a indennizzarne in solido e di propria tasca i danneggiamenti.

Mentre il suinide pascola con sempre maggiore insistenza fra la mondezza cittadina, le amministrazioni regionali – accusa Gunnella – ‘dimenticano’ di mettere a disposizione degli Uomini dei Boschi tutti i mezzi previsti ormai da 30 anni dalla normativa nazionale e dal previsto documento di omogeneità e congruenza. Gli articoli 1-. e 10-. della riforma del ’92 sull’argomento, non danno spazio a dubbi”.

Chi deve pagare i danni?

“A scanso di equivoci antipatici, noi delle  associazioni venatiche di base – prosegue il rappresentante di Confavi – consigliamo al chiacchieratoio regionale umbro, di porre finalmente mano alle sentenze monocratiche emesse in questi ultimi anni dalla magistratura. E di recepire, una volta per tutte, a chi quest’ultima attribuisce le responsabilità in fatto di indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica, che, ci preme ricordare ai meno attenti è, e rimane, ‘patrimonio indisponibile dello stato'”. 

Abbattimenti in forma singola

“Sarebbe altresì divertente – aggiunge Gunnella – poter conoscere i criteri per i quali in Umbria siano riusciti a fare digerire ai cacciatori il pagamento di una gabella pretesa da chi abbatte un cinghiale in forma singola! Forse perché pesa di più di un’allodola? Rileggiamoci attentamente la riforma e cerchiamo di dare una risposta sensata al perché la L 157/92 nelle sue 44 pagine di stesura parla sempre e solo di ‘controllo’ e mai di ‘contenimento’ della fauna selvatica… Se riusciremo nella quadra, comprenderemo finalmente – conclude Gunnella – che soltanto il  controllo produce la giudiziosa programmazione del prelievo di una specie e mai il suo contenimento”.   

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