Parla di “piaga cinghiali” la Coldiretti dell’Umbria. Che si dice favorevole a tutte le misure prospettate per arginare un fenomeno contro il quale l’associazione di categoria si batte da anni, in Umbria e a livello nazionale.
Questa la posizione dell’organizzazione agricola, dopo i recenti confronti con l’assessore umbro all’Agricoltura, Roberto Morroni, al quale Coldiretti aveva presentato in diverse occasioni una serie di proposte, con un’attenzione costante in difesa del mondo agricolo. Da quella riguardo un maggior coinvolgimento e intervento degli agricoltori negli abbattimenti, a una estensione del periodo di caccia con modifica del calendario venatorio da uniformare a quello delle regioni limitrofe, fino al riconoscimento dell’indennizzo del danno integrale.
Ma anche la necessità di una gestione più efficace delle aree naturali protette e un’uniformità di procedure più semplificate degli Atc in ordine agli interventi d’urgenza. Infine, la creazione di una filiera tracciata e controllata delle carni di cinghiale con valorizzazione diretta dell’attività agricola, come occasione di crescita e lavoro.
L’assessore Morroni ha già comunicato alle associazioni agricole ed a quelle venatorie la volontà di modificare la propria proposta, dopo un confronto con gli uffici, consentendo agli agricoltori con il porto d’armi di poter abbattere i cinghiali nei propri terreni, mantenendo il diritto all’indennizzo per i danni eventualmente subiti.
Cinghiali, la svolta: l’agricoltore con licenza di caccia potrà sparare
Una soluzione che dovrà essere normata con una delibera che preveda le modalità di intervento, al fine di garantire la sicurezza e di evitare casi di bracconaggio legalizzato.
Caccia al cinghiale da novembre, dibattito aperto tra i cacciatori
E poi c’è la volontà di uniformare il periodo di caccia a quello vigente nelle altre regionali, spostandolo di un mese, dal primo novembre al 31 gennaio.
Il problema cinghiali – ricorda Coldiretti – oltre a compromettere l’attività di tantissime imprese agricole in tutta la regione, si sta rivelando sempre più pure una minaccia per la sicurezza pubblica, con incidenti che si susseguono sulle varie vie di comunicazione e presenza di ungulati nei centri abitati.
Tra l’altro anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea, chiedendo misure straordinarie per la riduzione del numero di capi, limitando così anche il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche nel nostro Paese dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.
“Una situazione ormai fuori controllo – afferma il presidente Coldiretti Umbria, Albano Agabiti – su cui continueremo senza sosta a chiedere ed appoggiare azioni decise, per permettere agli agricoltori di esercitare un legittimo diritto di impresa, favorendo al contempo la sicurezza della collettività. La proliferazione senza freni dei cinghiali – aggiunge Agabiti – mette a rischio oltre all’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, la stessa presenza degli agricoltori soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Il nostro obiettivo – conclude Agabiti – è quello di fare impresa producendo per i cittadini e non per gli animali selvatici. Occorre quindi in ogni modo gestire il fenomeno per controllarlo e mettere in sicurezza le coltivazioni, pena la chiusura di aziende e l’abbandono delle nostre campagne“.