L’assessore regionale alle Politiche agricole e agroalimentari, Roberto Morroni, esprime soddisfazione per la modifica e l’aggiornamento, con delibera della Giunta umbra, del Piano regionale per gli interventi urgenti per l’eradicazione della peste suina africana (PRIU).
Con la novità del prolungamento della caccia al cinghiale al 28 febbraio. Aspetto questo sul quale alcune associazioni venatorie, tra cui Federcaccia e Libera Caccia, chiedono però una modifica, anticipando la caccia al cinghiale per far terminare i quattro mesi a gennaio.
Morroni, forte del parere positivo del commissario straordinario anti Psa Vincenzo Caputo, parla però di “un importante risultato con il chiaro obiettivo di eradicare la presenza del cinghiale nei centri abitati, nelle aree urbanizzate, nei siti storico-archeologici e nel distretto suinicolo di pregio istituito per la tutela della produzione zootecnica”.
Entrando nel merito del provvedimento adottato dall’esecutivo, Morroni spiegato che il PRIU delinea un nuovo approccio alla gestione del cinghiale sotto diversi aspetti. “In particolare – ha affermato – gli interventi di contingentamento della popolazione di cinghiali, oltre a mirare alla riduzione dei danni alle produzioni agricole, si prefiggono anche il depopolamento della specie per fini sanitari”. Sottolineando, tra le misure, il prolungamento della caccia al cinghiale fino al 28 febbraio.
Fra gli altri aspetti evidenziati dall’assessore vi è il prelievo in braccata, attuato dalle squadre cinghialiste all’interno dei settori assegnati.
“Grazie alle misure presenti nella DGR – ha aggiunto Morroni – vogliamo raggiungere l’obiettivo di ricondurre il numero dei capi di cinghiale a una quantità sostenibile, riducendo così sensibilmente le reiterate richieste di risarcimento danni”.
Sempre in un’ottica di controllo della specie cinghiale, l’Assessorato è impegnato nel costruire un progetto di filiera che prenderà avvio a breve. “Questo progetto -viene spiegato in una nota della Regione – è di prioritario interesse per garantire la qualità delle carni e la certificazione di provenienza. La filiera del cinghiale sarà fondamentale per la sicurezza alimentare e la tracciabilità del prodotto, assicurando al contempo una gestione sostenibile e controllata della specie”.
“In conclusione – termina la nota – questi interventi rappresentano un importante passo avanti per la comunità umbra, supportando la crescita economica, la tutela ambientale e la sicurezza sanitaria, grazie all’adozione di misure innovative e coordinate tra gli assessorati dell’agricoltura e della sanità”.