La Giunta regionale ha approvato l’aggiornamento della Parte II del “Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della Peste Suina Africana nella specie cinghiale (Sus scrofa)” del PRIU 2022-2026. Una modifica che si è resa necessaria alla luce del Piano con il quale il commissario straordinario nazional alla Psa si pone l’obiettivo di ridurre sensibilmente la popolazione dei cinghiali in Italia.
Proprio il parere del commissario Caputo, dopo la bocciatura da parte di Ispra, ha dato il via libera alla Giunta regionale umbra di approvare le modifiche predisposto dal Servizio Faunistica-venatoria, in collaborazione con il Servizio Prevenzione, Sanità animale e Sicurezza Alimentare per quanto riguarda le parti tecniche di competenza inerenti i requisiti di igiene delle carni di selvaggina richiamati al punto 11 “Filiera delle carni di selvaggina”.
Contestualmente, è stato dato mandato all’Osservatorio Epidemiologico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche di aggiornare l’analisi descrittiva della popolazione dei suini in Umbria.
In base all’ultimo censimento, all’inizio della stagione venatoria 2023/24, si stima in Umbria una popolazione di 120.360cinghiali.
Considerato che i capi prelevati nel corso dell’anno provengono per oltre l’80% dalla caccia in braccata, si rende necessario potenziare non solo l’attività venatoria, in particolare quella in selezione, ma anche il prelievo in regime di controllo (art. 19 L. 157/1992). Nell’ultima stagione venatoria pr la quale ci sono dati certi (2022/23), il numero di animali prelevati in braccata è risultato circa 22 volte superiore a quello dei capi prelevati in selezione (19.664 contro 883).
Dei 21.313 cinghiali ufficialmente abbattuti, il 92,3% è avvenuto in braccata, il 3,6% con la cerca, il 4,1% in selezione. I capi prelevati in regime di controllo a caccia programmata sono stati 2.405. Complessivamente, i cinghiali prelevati sono stati 26.242. Poco più della metà rispetto ai 40mila della quota fissata dal commissario Psa per l’Umbria. Da qui il prolungamento della caccia al cinghiale di un mese, emendamento del resto passato in Commissione al Senato dove si discute del Decreto Agricoltura che ora approderà in Aula.
L’estensione a quattro mesi, fino al 28 febbraio 2024, non convince però le associazioni venatorie. Che a questo punto chiedono di anticipare il prelievo della specie, considerando che il mese di febbraio impatterebbe con le attività preparatorie per altri tipi di caccia. Federcaccia ha chiesto alla Regione un tavolo con le associazioni venatorie, ritenendo che misure efficaci debbano essere concordate con i cacciatori. Stessa idea è stata manifestata da Libera Caccia. Anche il Cpa chiede un’interlocuzione con i cacciatori, invocando una sostanziale revisione della Dgr95 e manifestando perplessità anche sul meccanismo di gestione delle carni. Ed anche le stesse squadre dei cinghialisti, attraverso il Coordinamento, hanno puntato l’indice contro la gestione degli Atc umbri.