Con indosso le pettorine arancioni, con il nome della propria squadra o la scritta di operatore dell’Atc 1, una rappresentanza delle squadre di cinghialisti ha manifestato questa mattina all’ingresso di Palazzo Cesaroni, attendendo l’arrivo dei consiglieri per la seduta dell’Assemblea legislativa dell’Umbria. Alcuni di loro (come la consigliera dem Donatella Porzi) si sono fermati ad ascoltare le argomentazioni dei cinghialisti, che contestano le misure sulla caccia al cinghiale annunciate dall’assessore Roberto Morroni.
Una protesta che si è unita a quella di un gruppo di giovani che hanno contestato l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, per la sua permanenza in Veneto nonostante l’emergenza Coronavirus, chiedendone provocatoriamente la “quarantena”.
Le due manifestazioni si sono svolte sotto gli occhi di agenti della polizia, in maniera pacifica e senza tensioni.
Alcuni dei cacciatori, poi, sono entrati a Palazzo Cesaroni per seguire dalle tribune i lavori del Consiglio.
Tra i manifestanti anche cacciatori aderenti a Federcaccia, ma senza le bandiere dell’associazione, che sulle proposte fatte dall’assessore Roberto Morroni per contenere i cinghiali preferisce attendere “atti concreti” prima di prendere una posizione ufficiale. Posizione che è stata assunta nel corso di un’animata riunione che si è svolta a Perugia venerdì scorso.
Pur non aprendo subito lo scontro con la Regione, Federcaccia auspica che le idee dell’Assessorato all’ambiente e alla caccia “tengano conto della gestione complessiva del territorio agro-silvo-pastorale adibito alla caccia programmata e, con esso, di tutte le specie cacciabili“.
A questo proposito l’associazione venatoria ribadisce la necessità, “non più rimandabile“, di una revisione dei regolamenti regionali in materia venatoria, a cominciare da quello inerente la specie cinghiale.
“Riteniamo che il Piano regionale di gestione del cinghiale – scrive Federcaccia Umbria – sia lo strumento fondamentale per la rivisitazione del regolamento regionale relativo a questo tipo di caccia, nonché unica strada percorribile per giungere a una corretta programmazione del prelievo della specie. La soluzione del ‘pronto intervento’, infatti, non può rappresentare una valida contromisura al problema dei danni alle colture, mancando in essa – tra l’altro – ogni principio di selezione“.
L’assessore Morroni, nell’elencare i provvedimenti introdotti immediatamente (soprattutto quelli relativi alla maggiore opportunità di intervento da parte degli agricoltori in possesso di licenza) aveva anche annunciato che entro il mese di aprile sarebbe stato rivisto il Piano regionale di gestione dei cinghiali.
A questo proposito Federcaccia Umbra ricorda di aver già messo a disposizione della precedente Giunta regionale un proprio esperto per la gestione del cinghiale: “Confermiamo, ovviamente, la nostra disponibilità – affermano i responsabili del l’associazione – a proseguire lungo questo percorso, nell’interesse di tutti”.
Tra le proposte allo studio dell’Assessorato regionale c’è anche quella di far slittare al primo novembre l’avvio della caccia al cinghiale in Umbria, così da allinearsi con quanto avviene nelle regioni limitrofe, per evitare la migrazione degli animali. Una proposta che sembra essere accolta favorevolmente dalle altre associazioni venatorie, ma non da Federcaccia.
“Siamo convinti – spiegano a questo proposito i responsabili umbri di Federcaccia – del fatto che sia corretto, per la migliore gestione di tutte le forme di caccia, contemperare periodi di prelievo che tengano conto di tutte le specializzazioni venatorie, con particolare attenzione all’inizio e durante la parte finale della stagione. Riguardo il cinghiale, ad esempio, una proposta plausibile e già da noi formulata è quella dell’apertura alla seconda domenica di ottobre – quando molte colture sono ancora in essere – e chiusura a gennaio, con la possibilità di alcuni interventi programmati per il perfezionamento e completamento degli abbattimenti, ferme restando le esigenze logistiche legate all’attività invernale di ripopolamento e cattura, inerenti la piccola selvaggina stanziale“.
Federcaccia parla poi del ruolo delle squadre, finite nel mirino degli agricoltori e in arte dell’Assessorato, che ne vuole limitare i poteri, almeno per come sono state gestite finora. “Rammentiamo che, ogni stagione – scrive Federcaccia – l’opera delle squadre cinghialiste si rivela fondamentale per la salvaguardia delle produzioni agricole. Ciò accade durante tutto l’anno, non soltanto per il breve periodo (tre mesi) durante il quale, da legge nazionale 157/92, è consentito il prelievo del suide. Il mondo venatorio resta, pertanto, l’alleato naturale di quello agricolo e degli enti preposti al risarcimento degli eventuali danni alle colture“.