Braccata al cinghiale a Collestrada, i cacciatori replicano agli animalisti: tutto regolare, basta strumentalizzazioni e falsità. Non ci stanno i cacciatori a passare per coloro che creano situazioni di pericolo. Mentre invece, ribadiscono, questi interventi sono necessari per garantire la pubblica utilità.
Anuu Migratoristi Italiani, Arci Caccia, Enal Caccia e Libera caccia, replicano alle accuse mosse da alcune associazioni animaliste e ambientaliste, dopo l’intervento di contenimento della specie cinghiale effettuato a Collestrada.
In quell’occasione gli animalisti hanno richiesto l’intervento dei carabinieri. I quali, informano le associazioni venatorie, hanno potuto costatare la piena legittimità e la correttezza dell’intervento debitamente autorizzato dalla Regione Umbria e dall’Atc PG2 competente per il territorio interessato.
“Insomma – scrivono i cacciatori – si è trattato di un’inutile richiesta d’intervento alle forze dell’ordine in questa fase già gravate da un intenso lavoro per garantire il rispetto della normativa anti Covid, oltre alle normali incombenze per l’osservanza della legge e la salvaguardia della pubblica incolumità”.
I residenti e le attivita circostanti erano state informate già dalla sera precedente, informano i cacciatori. Spiegando che “tutto si è svolto, come di consueto, nel rispetto di tutte le norme e le procedure di sicurezza: sono state apposte le previste tabelle informative e le quattro strade di possibile accesso· erano presidiate da altrettante guardie volontarie”. Gli accessi al canile e al cimitero erano garantiti in sicurezza, in quanto non interessati dalla battuta svolta a debita distanza.
Animalisti e ambientalisti avevano poi sollevato dubbi circa il corretto utilizzo delle carni dei cinghiali abbattuti.
“Ci meravigliamo – la replica dei cacciatori – del fatto che associazioni ambientaliste, che in maniera paritaria con quelle agricole e venatorie hanno i propri rappresentanti all’interno degli organismi di gestione (Atc), non sappiano che tutti i capi abbattuti in Umbria sono controllati presso i servizi veterinari delle USL per la trichinellosi”.
“Gli stessi rappresentanti delle associazioni ambientaliste – scrivono ancora i cacciatori – hanno condiviso con noi e le altre Istituzioni l’approvazione dei piani di abbattimento annuali”. Ricordando che a causa dei divieti Covid, in questa stagione si sono perse molte giornate venatorie, inficiando la possibilità di realizzare tali piani.
“Quindi – scrivono Anuu Migratoristi Italiani, Arci Caccia, Enal Caccia e Libera caccia – bene ha fatto la Regione a prorogare il calendario venatorio, altrimenti il prossimo anno con il prevedibile incremento del numero di cinghiali sarebbero aumentati i danni alle colture agricole e gli incidenti stradali”.
“Queste ‘concessioni’ – si legge ancora nella nota – non sono dei privilegi per i cacciatori, che invece preferirebbero non farle, ma un servizio di prevenzione di utilità sociale nell’ambito di una corretta gestione della specie. Ci sembra poi addirittura banale dover ricordare le motivazioni e la necessità di rimuovere la presenza del cinghiale in luoghi critici vista la pericolosità per l’uomo e l’allarme sociale che crea. Naturalmente con interventi in sicurezza, diversificati in base alle tipologie e in accordo con le istituzioni, nel rispetto di tutte le normative, come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare”.
Anuu Migratoristi Italiani, Arci Caccia, Enal Caccia e Libera caccia parlano di strumentalizzazioni pretestuose da parte di animalisti e ambientalisti: “Non possiamo più tollerare attacchi scomposti e pretestuosi da parte delle solite associazioni animaliste e ambientaliste da sempre non solo contrarie alla caccia, ma che di fatto tentano di impedire iniziative volte a garantire la pubblica incolumità”.
E a proposito dei rischi replicano: “Ricordiamo che i cacciatori, dovendo sostenere un esame per il rilascio del porto d’armi, sanno come utilizzare i fucili in condizioni di sicurezza”.
L’intervento a Collestrada ed altri simili, sottolineano, vengono effettuati non per generare pericoli come le associazioni animaliste vorrebbero far credere, ma al contrario per prevenirli.
Quanto alle sterilizzazioni, anche cruente, alle quali diverse associazioni ambientaliste si sono dichiarate favorevoli per affrontare il problema della proliferazione di ungulati ed altri animali selvatici in aree pericolose (a ridosso dei centri abitati e delle strade), i cacciatori scrivono: “Oltre alle sconosciute modalità attuative non ci sembra molto in linea con la filosofia di chi dovrebbe avere a cuore il benessere degli stessi animali”.
Le associazioni venatorie si sono sempre rese disponibili ad un confronto, su questo e altri temi, nelle sedi istituzionali – ribadiscono – con quelle agricole e ambientaliste, ovviamente che abbiano una riconosciuta rappresentatività sul territorio.
Infine, l’ennesima riflessione sui presunti rischi della caccia, attività praticata in Umbria e in Italia da migliaia di persone: “Nonostante questo – sottolineano le associazioni venatorie – gli incidenti di caccia, che purtroppo avvengono, sono molto minori rispetto a quelli che si registrano in altre attività. E questo ovviamente – aggiungono – non deve farci abbassare la guardia sul fronte della sicurezza”.
Anuu Migratoristi Italiani, Arci Caccia, Enal Caccia e Libera caccia concludono il loro intervento con l’invito alle associazioni animaliste e ambientaliste “a non cercare sempre di alterare la realtà guardandola con pregiudizio per renderla funzionale alla loro ideologia anticaccia”.