Non ci sta il presidente dell’Atc1 del Perugino, Igor Cruciani, alle critiche che gli sono state rivolte dalle associazioni umbre Federcaccia ed Enalcaccia. Che sui numeri del bilancio e sulle politiche per il contenimento dei cinghiali e per il ripopolamento di selvaggina parlano di “disastro“, invocando l’intervento della Regione.
Cruciani, in premessa, ricorda che nel Comitato di gestione dell’Atc Perugia 1 siedono anche i rappresentanti di Federcaccia ed Enalcaccia. “Purtroppo o per fortuna vi siamo dentro con nostri delegati”, erano state le parole usate dai rappresentanti regionali delle due associazioni. Che lamentano una conduzioni sostanzialmente contro i cacciatori, o almeno senza l’appoggio delle associazioni venatorie più rappresentative. Con i soldi dei cacciatori, è sempre la critica di Federcaccia ed Enalcaccia, che finiscono “nelle tasche di agricoltori e consulenti”.
Ma Cruciani replica, ricordando che “il bilancio dell’A.T.C. PERUGIA 1 viene redatto secondo i principi della competenza economica ed è pubblicato sul sito istituzionale dell’Ente alla sezione ‘amministrazione trasparente'”. Chiarendo che il risultato dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2021 ha evidenziato sì un disavanzo economico di gestione di euro 160.927, coperto però – chiarisce – utilizzando riserve indisponibili specificamente costituite per la copertura dei danni alla produzione agricola causata dai cinghiali e da parte del fondo di dotazione presente nel patrimonio netto dell’Ente.
“Grazie alla oculata gestione assicurata in questi anni è stato possibile accantonare risorse patrimoniali che hanno consentito la copertura del risultato di esercizio 2021, circostanza che dimostra la costante prudente gestione economica dell’Ente che non risulta affatto ‘fuori controllo’”, commenta il presidente replicando alle accuse di Federcaccia ed Enalcaccia.
E spiega: “Il disavanzo prodottosi nel 2021 è stato determinato dall’incremento significativo delle spese rivenienti dal risarcimento dei danni alla produzione agricola, pari ad euro 673.673, a fronte di un contributo da parte della Regione Umbria sostanzialmente in linea con quello degli anni precedenti e dunque assai inferiore a quanto necessario per far fronte a tale onere. Occorre precisare – evidenzia – che dal 2021 è cambiata la modalità di ripartizione ed erogazione dei contributi regionali. Infatti, fino al 2020 il contributo veniva scisso in due componenti; uno disciplinato dalla L.R. 17/2009 destinato alla copertura dei danni (euro 231.635); uno disciplinato dalla L.R. 14/94 destinato alla gestione caratteristica dell’ente (euro 261.911). Dal 2021 il contributo viene erogato senza più distinguerlo nelle due componenti; la somma destinata sia alla gestione che alla copertura dei danni è stata pari ad euro 499.906. Appare evidente – afferma il presidente – che anche utilizzando tutte le risorse ricevute dalla Regione per la sola copertura dei danni alla produzione agricola, sarebbero comunque mancati oltre 173.000″.
Quindi, Cruciani spiega le scelte fatte relativamente alle quote di iscrizione dei cacciatori iscritti alle squadre, aspettando fortemente criticato da Federcaccia ed Enalcaccia: “L’A.T.C. Perugia 1, nonostante tale situazione di oggettiva difficoltà, ha assicurato la gestione caratteristica tipica dell’Ente utilizzando i contributi di iscrizione dei cacciatori e le quote di iscrizione ai corsi di formazione aumentate in modo assai significativo (90.000 euro in più rispetto all’esercizio 2020)”. Garantendo così il sostenimento dei principali costi di gestione, che sono: spese per l’acquisto di selvaggina per ripopolamento, aumentate rispetto al 2020 (euro 188.207 contro i 178.306 del 2020); spese per le Z.R.C. per euro 80.452, “che non sono state affatto ‘lasciate a secco’ – replica ancora – ma si sono viste riconosciute la quasi totalità delle spese che i comitati di gestione delle stesse hanno documentato e sostenuto secondo il piano di intervento presentato e nel rispetto delle convenzioni sottoscritte con l’A.T.C.”.
Quanto alle spese per la gestione del cinghiale, ritenute da Federcaccia ed Enalcaccia eccessive rispetto ai risultati conseguiti (le due associazioni lamentano i 40mila euro spesi per la cattura di soli 28 cinghiali), Cruciani ricorda che queste sono “minuziosamente dettagliate, sia per importo che per fornitore, nella nota integrativa che accompagna il bilancio di esercizio 2021. Comprese le gabbie di cattura, “acquistate dall’A.T.C. PERUGIA 1 – sottolinea – non per scelta propria ma su richiesta, in sede di consulta, dall’Assessorato”. Sui risultati, poi, Cruciani sottolinea: “Occorre, inoltre, precisare che le gabbie sono state messe a dimora soltanto da fine agosto fino al mese di settembre 2021; basti pensar che nel 2022, dato aggiornato alla data odierna, risultano catturati 37 capi solamente nelle zone urbane“.