Le associazioni Avi Vegani internazionale Umbria Perugia Animal SaveAnimal Liberaction attaccano le Istituzioni troppo compiacenti verso i cacciatori
Parlano di “decisione scellerata, improvvida, presa a tavolino per accontentare la potentissima, impopolare, lobby venatoria con un contentino sicuramente inutile a risolvere la questione dell’avvicinamento dei cinghiali alle aree urbane” le associazioni Avi Vegani internazionale Umbria Perugia Animal SaveAnimal Liberaction di fronte alla battuta per il contenimento autorizzata dal sindaco Romizi per domenica 6 giugno nella zona di San Girolamo.
Un provvedimento che, come si legge nell’ordinanza, viene giustificato con il rischio rappresentato dall’elevata presenza di cinghiali in una zona residenziale e con una strada molto transitata. Ma proprio per questo, secondo gli animalisti, è invece “indice di totale mancata volontà di risolvere in modo serio, razionale, incruento” il problema. Causato – e lo rimarchiamo ancora una volta in modo netto – non tanto dalla presenza di animali selvatici in prossimità della città quanto “dall’immissione nel territorio di specie non autoctone particolarmente prolifiche e dalla sfrenata antropizzazione che ha sconvolto in modo drammatico l’equilibrio naturale”.
“Non servono le braccate”
“Non sono e non saranno certamente le doppiette e le politiche accondiscendenti nei loro confronti – proseguono le associazioni animaliste – a garantire soluzioni che andrebbero, invece, ben ponderate”.
“Sono anni che si favoriscono le cosiddette braccate – ricordano – e sono anni che questa scelta si dimostra fallimentare e pericolosa, in primo luogo per gli abitanti. Nonostante tutto, le istituzioni, pressate dalle associazioni venatorie responsabili delle continue immissioni di ungulati, risultano incaponite a perseguire una strada che non conduce da alcuna parte e, al contrario, aumenta i danni”.
Misure alternative
Le associazioni chiedono da tempo di porre fine alle immissioni, di attuare la sterilizzazione, adottare recinzioni elettrificate da installare nei periodi di maggiore vulnerabilità delle colture, soprattutto dopo la semina. Tutte misure – ricordano – raccomandate dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e realizzabili grazie ai relativi fondi messi a disposizione dai Piani di sviluppo rurale cofinanziati dall’Unione europea, ma volutamente disattese.
Animalisti non ascoltati
“Troviamo inoltre del tutto sconsiderata – concludono Avi Vegani internazionale Umbria Perugia Animal SaveAnimal Liberaction – l’adozione di provvedimenti così gravi senza che sia stato ascoltato anche il parere di rappresentanti del mondo ambientalista e animalista. Nessuna urgenza può giustificare da parte delle istituzioni un comportamento così scorretto”.