Trasformare il problema della fauna selvatica in risorsa, con ricadute sul territorio e direttamente a favore degli agricoltori. Attraverso una attenta gestione, anche valorizzando la filiera della carne di selvaggina, per salvaguardare così l’agricoltura e valorizzare le riserve. Su questi temi si è incentrato organizzato da Confagricoltura Umbria ed EPS Umbria (Ente Produttori Selvaggina).
Presente il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. Oltre a Fabio Rossi, presidente di Confagricoltura Umbria, e a Marco Caprai, membro della giunta nazionale di Confagricoltura, sono intervenuti anche Roberto Morroni, assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria, e Riccardo Primi dell’Università della Tuscia. A moderare è stato Marco Franolich, direttore EPS. È passata allo stand anche la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.
“A volte qualcuno descrive un contrasto tra agricoltura e mondo venatorio – ha affermato il ministro Lollobrigida – invece qui c’è un simbolo di integrazione, un modo per riuscire a produrre e mettere al centro la sostenibilità ambientale coniugata con quella economica per permettere alle nostre aziende di restare in vita e all’ambiente di essere protetto da chi lo ama di più: da chi trae il proprio sostentamento dalla terra e quindi la protegge, come gli agricoltori, e da chi come il cacciatore mantiene l’ecosistema in un quadro di equilibrio. Per questo ci stiamo impegnando per affrontare le criticità, con gli ungulati che stanno facendo smettere di coltivare a moltissimi imprenditori agricoli che devono cambiare mestiere perché si sono superati numeri che non possono essere razionalmente considerati in equilibrio con la presenza umana e delle attività produttive”.
L’incontro, come ha ricordato inizialmente il presidente Rossi, arriva dopo la recente presentazione del Manifesto di Confagricoltura ed EPS Umbria “per avviare un positivo dialogo con la pubblica amministrazione ma anche con tutti i soggetti interessati nell’interesse generale dell’agricoltura, dell’economia rurale e della promozione della comunità regionale”. Tra gli obiettivi, ha ribadito Rossi, ci sono la tutela dell’attività economica agrosilvopastorale dall’esplosione demografica della fauna selvatica, il riequilibrio delle specie selvatiche, la piena valorizzazione delle riserve venatorie, la tutela del diritto di godimento del proprietario conduttore, dei frutti dei fondi rurali e forestali dei quali dispone.
“Come Confagricoltura – ha affermato Rossi – abbiamo sempre avuto una attenzione particolare per le aziende faunistico-venatorie e la nostra intenzione è ora quella di rilanciare in maniera forte l’EPS in Umbria. E ci fa piacere che ora altri sindacati agricoli si stiano occupando delle questioni che sono da sempre una nostra battaglia, vuol dire che eravamo nella direzione giusta e che questo crea competizione anche come stimolo a fare sempre meglio”.
Di momento critico dell’agricoltura di media e alta collina e di valore di questi territori, che se ben tenuti sono valorizzabili economicamente per combattere così lo spopolamento, ha parlato ancora Rossi: “C’è bisogno del contenimento dei cinghiali anche perché stiamo assistendo ad un depauperamento delle attività nelle colline, senza più coltivazioni, e questo non porta boschi ma incolti. Ci dobbiamo quindi riappropriare delle nostre colline”.
Caprai, che ha portato i saluti del presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, ha aggiunto: “Abbiamo sempre visto in questo ambito la possibilità di una valorizzazione delle nostre imprese agricole. L’agricoltura deve infatti trovare redditi al di là della stretta cerchia della produzione agricola di base e questi possono arrivare dallo straordinario valore di vivere l’outdoor, cosa che però si scontra con la non gestione della fauna selvatica”.
“Oggi l’attenzione a questo tema, soprattutto nei riguardi del mondo agricolo, c’è ed è molto marcata” ha detto l’assessore regionale Morroni. Che ha aggiunto: “C’è anche reattività da parte del nuovo governo e del ministro visto il piano di gestione in arrivo per un auspicato, drastico e rapido ridimensionamento di cinghiali anche nei nostri territori. Crediamo che un ruolo particolarmente significativo per far sì che questo problema diventi una risorsa lo si ha con la nascita della filiera, una filiera ben strutturata e che renda protagonista l’impresa agricola. Noi come Regione, anche grazie al confronto costante con il mondo agricolo e venatorio, stiamo facendo la nostra parte”.
Sulla gestione del territorio, anche per avere selvaggina migliore e come fonte di reddito, ha parlato infine Primi: “È opportuno che la fauna selvatica possa essere motore del rilancio dell’economia rurale soprattutto dell’alta collina. Ad esempio, sfruttando le risorse del Psr, con misure strutturali è possibile prevedere filiere della carne di selvaggina per fare economie delle aziende agricole”.