"Ci vorrebbe un dolce a pallini", la consigliera Capodicasa denuncia per le minacce social

“Ci vorrebbe un dolce a pallini”, la consigliera Capodicasa denuncia per le minacce social

Alessandro Orfei

“Ci vorrebbe un dolce a pallini”, la consigliera Capodicasa denuncia per le minacce social

La consigliera comunale di Spello denuncia per le minacce ricevute sui social e ricorda: "25 novembre non sia solo simbolo".
Mer, 04/12/2024 - 16:38

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Minacce social contro la consigliera comunale di Spello Elisa Capodicasa e lei presenta minacce. “La racconto – dice – per fare rumore e per far sì che il 25 novembre non sia solo una data simbolo in cui proporre iniziative di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, ma che vi si faccia seguito con azioni concrete a tutela delle donne, per fermare ogni tipo di abuso, anche verbale, ed evitare che il linguaggio violento e minatorio diventi normale o peggio divertente”.

“I fatti mi coinvolgono già da mesi, sin dalla campagna elettorale delle scorse elezioni amministrative di giugno, in cui io ero candidata sindaco. I sostenitori della lista di destra infatti hanno iniziato già in quel momento ad offendermi via social in modo più o meno velato e spesso oltrepassando il confine della critica politica, ovviamente consentita. Ho quindi sopportato questo crescente clima d’odio nei miei confronti e l’indifferenza dei miei colleghi di opposizione, che non hanno mai preso le distanze dai tanti post e commenti -anche strettamente personali- scritti da loro stretti sostenitori”.

Domenica 24 novembre, un nuovo post in cui la si definisce ‘la Salis di Spello’ con successivi commenti minatori “in cui mi si prometteva un “dolce a pallini” e un “bastone da basu”. Tali commenti mi hanno fortemente turbato perché ho capito che non si trattava più di offese insensate ma si era passati a prevedere atti violenti nei miei confronti, nello specifico usando il fucile o il bastone (di cui ho anche inteso il doppio senso a sfondo sessuale)”. Capodicasa rivendica che “nessuno dei consiglieri di minoranza a cui queste persone sono vicine ha preso le distanze da un linguaggio del genere, ma anzi uno di loro ha anche posto l’emoticon della risata al post (specifico, non ai commenti). Dalla maggioranza e da tanti cittadini invece, un’ondata di solidarietà. Ho deciso quindi di sporgere querela alle autorità competenti contro gli autori di quei commenti violenti e sessisti, sperando che ciò possa dare un segnale forte e che arresti questo clima intimidatorio e offensivo nei miei confronti, ma che domani può essere nei confronti di altre donne. Spero inoltre che ciò sensibilizzi chi ormai è abituato ad usare un certo linguaggio via social (e non solo forse), di modo che si comprenda che anche le parole hanno un peso e che producono effetti e conseguenze nella realtà”.

“Non ci si può abituare alle offese personali o alle minacce. Non si può ridere quando vengono dette certe cose perché non c’è nulla di divertente ma anzi sottende una normalità e quindi un’accettazione tacita di un modo di porsi violento e sessista, in cui è normale che una donna che ricopre incarichi istituzionali debba subire ogni genere di intimidazione solo perché appartene ad un’altra area politica e perché esprime senza vergogna altre idee politiche. Specifico donna, perché sono quasi certa che un uomo al posto mio non avrebbe subito nulla di più di una forte critica politica. Con noi donne ci si può sempre permettere di andare un po’ oltre, sconfinando anche nel doppio senso sessuale, che quello poi fa ridere un po’ di più”.

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