Si terrà martedì prossimo a Roma, presso la sede del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il tavolo per trovare una soluzione all’emergenza sulla E45, chiusa nel tratto toscano a seguito del sequestro da parte della magistratura aretina del viadotto Puleto, giudicato a rischio crollo.
Una chiusura che penalizza fortemente l’Umbria, ed in particolare l’Alto Tevere ma anche il Perugino, perché costringe automobilisti ed autotrasportatori a lunghi percorsi alternativi, verso l’Autosole o, ad est,sull’Autostrada Adriatica. Disagi per i quali il Codacons intende lanciare una class action, affinché automobilisti ed attività imprenditoriali danneggiate possano essere risarciti.
“Il sequestro della E45 da parte della Procura di Arezzo e la conseguente chiusura dell’unica arteria non autostradale che collega l’Umbria all’Emilia Romagna in assenza di vie secondarie alternative produrranno effetti devastanti per il tessuto imprenditoriale regionale oltre che per la popolazione”. Questo il grido d’allarme lanciato da Confcooperative Umbria tramite il suo segretario regionale, Lorenzo Mariani, che ha espresso profonda preoccupazione per “le conseguenze che dureranno per anni e ricadranno non solo sulle imprese dell’Alto Tevere, storicamente ancorate all’economia della Romagna, ma in tutte le imprese produttive e della logistica della regione, che dovranno necessariamente ridisegnare le proprie direttrici con indubbie difficoltà e aggravio dei costi. Rischiamo di trovarci di fronte ad un nuovo ‘terremoto’, anche se in altra zona della regione, con ricadute economiche gravissime”.
In queste ore sono state molte le cooperative che operano nella zona rivoltesi all’organismo regionale, presieduto da Andrea Fora, per chiedere con forza di interessarsi alla problematica attraverso i canali istituzionali. Confcooperative chiede di riaprire almeno la vecchia strada del Verghereto, per limitare danni pesantissimi: “Da oggi la nostra regione è sempre più isolata e lo sarà per diverso tempo: come faranno a resistere imprese già provate da una situazione economica che stenta terribilmente a riprendere? Difficile, al momento, quantificare la quota di Pil che impatterà questa situazione, ma siamo certi che non sarà di poco conto per il tessuto produttivo della nostra regione. In questi giorni siamo stati contattati da imprese cooperative di tutta la regione e di tutti i comparti i cui presidenti ci hanno manifestato le loro difficoltà. Aumenteranno i costi per le imprese, i disagi e i costi per i cittadini, sia in termini di viabilità sia in termini di costo dei prodotti: pensiamo ai prodotti freschi e freschissimi come il pescato o l’ortofrutta. Pensiamo alle imprese della logistica e della distribuzione che dovranno rivedere completamente la mappatura dei loro stabilimenti sui quali magari sono stati effettuati importanti investimenti negli ultimi anni. Pensiamo, infine, agli operatori turistici umbri che subiranno inevitabilmente le conseguenze di una regione sempre più isolata con direttrici alternative che saranno sempre più congestione”.
E di “terremoto economico” parla anche il presidente regionale della Cna, Renato Cesca: “Dopo quanto successo a Genova lo scorso agosto – chiarisce – è sacrosanto prendere tutte le precauzioni possibili per evitare un’altra strage, ma il fattore tempo diventa determinante. La manutenzione necessaria deve avvenire entro l’inizio dell’estate se non vogliamo pregiudicare irreversibilmente l’economia della regione”.
A pagare il prezzo del blocco della viabilità sulla E45 sono, in particolare, le imprese dell’area tifernate, dove “negli anni si sono create filiere produttive strategiche per l’Umbria, dalla cartotecnica alle macchine agricole, fino all’automotive. Quest’ultima, tra l’altro, già sconta il rallentamento del settore e potrebbe essere definitamente travolta dalle difficoltà di collegamento con le imprese committenti del nord Italia e della Germania. Ma il blocco – aggiunge Cesca – inciderà anche sulle imprese di trasporto, molte delle quali usano l’arteria stradale in alternativa all’A1, spesso più congestionata dal traffico rispetto alla superstrada e che adesso rischia concretamente la paralisi. Più in generale tutte le imprese umbre che nella E45 trovavano il canale naturale di collegamento con i propri mercati di riferimento, e che ora saranno costrette ad utilizzare vie alternative molto più lunghe, risentiranno negativamente del blocco in termini di tempo e di costi. Ecco perché è estremamente urgente avviare le opere di manutenzione indispensabili e ripristinare, entro l’inizio dell’estate, le condizioni di sicurezza e la viabilità sul viadotto sequestrato”.
Confindustria Umbria per prima ha lanciato l’allarme, attraverso Cristiano Ludovici, presidente della Sezione Alta Valle del Tevere dell’associazione: “La E45 rappresenta un’importante arteria di comunicazione per l’Umbria e in particolare per il territorio altotiberino. La sua interruzione – aggiunge Ludovici – crea un enorme problema al sistema economico locale, aggravato dal fatto che non esistono alternative infrastrutturali congrue, se non la vecchia SS3 bis e dal permanere della chiusura della statale 73 di Bocca Trabaria”.
Il contratto di programma dell’Anas 2016-2020 prevede, sul tratto Civitavecchia-Orte, investimenti complessivi per un miliardo e mezzo. “Per evitare il ripetersi di situazioni che possono mettere a rischio la sicurezza dei cittadini e danneggiare il tessuto economico – conclude Ludovici – auspichiamo che possano essere accelerate le procedure di appalto e di spesa in modo da intervenire più rapidamente possibile. Più che mai in questa fase, istituzioni, corpi intermedi e comunità devono impegnarsi in una stretta collaborazione con l’obiettivo comune di ripristinare un’infrastruttura moderna e sicura”.
Per il portavoce del centrodestra in Consiglio regionale, Marco Squarta, va trovata una soluzione per limitare il transito dei mezzi pesanti,che sottopongono la E45 a troppe sollecitazioni e carichi di peso. “Il transito dei dei mezzi pesanti che scelgono di percorrere la E45 al posto dell’autostrada A1 – spiega – ha portato ad un forte incremento del traffico su questa arteria, trasformandola in una camionabile. Inoltre ha determinato una riduzione della sicurezza per gli automobilisti ed ha sicuramente contribuito ad aggravare il deterioramento delle infrastrutture e del manto stradale”.
Squarta ripropone dunque quanto deciso dall’Assemblea legislativa umbranel 2015, quando a maggioranza fu approvata una mozione, di cui era primo firmatario, che chiedeva alla Giunta di Palazzo Donini di attivarsi al fine di “introdurre sulla E45 entro la fine del 2016, anche nelle more di avvio degli interventi del contratto di programma Regione-Ministero in via di definizione, un pedaggiamento selettivo, con sistema free flow, a carico dei mezzi provenienti da fuori regione e adibiti al trasporto merci e superiori a 3,5tonnellate”.
“Si tratta – spiega Squarta – di una misura che riguarderebbe il solo traffico di attraversamento e che andrebbe a generare risorse da destinare al finanziamento di interventi finalizzati al potenziamento in termini di aumento della sicurezza e funzionalità della strada, e per fornire all’utenza un livello di servizio superiore allo standard attualmente presente sull’infrastruttura. Gli eventi degli ultimi giorni hanno ulteriormente dimostrato che la E45 è una arteria vitale quanto fragile, che subisce un traffico pesante probabilmente molto più intenso di quello per il quale è stata progettata. È quindi necessario mitigarne l’impatto, anche con interventi dissuasori come l’introduzione del pedaggiamento selettivo”.