"Chiuso per cinghiali", le voci di chi era in piazza a protestare

“Chiuso per cinghiali”, le voci di chi era in piazza a protestare

Redazione

“Chiuso per cinghiali”, le voci di chi era in piazza a protestare

Mar, 18/06/2024 - 22:07

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A Milano la manifestazione organizzata da Coldiretti

Gli allevatori e gli agricoltori, ma anche diversi sindaci, si sono ritrovati in piazza Duca d’Aosta a Milano, esasperati da una situazione che non trova soluzione, per denunciare i continui attacchi degli animali selvatici, in particolare i cinghiali, che con le loro incursioni distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano le bestie degli allevamenti. E poi gli incidenti stradali e le incursioni nei centri urbani. Da qui la protesta organizzata dalla Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza.

Nel presidio di Milano, sotto la sede del Consiglio regionale, è stata allestita anche un’esposizione con le principali colture distrutte e i prodotti messi a rischio dagli ungulati. Al fianco degli agricoltori, guidati dal presidente della Coldiretti Lombardia Gianfranco Comincioli e da quello di Milano, Lodi e Monza Brianza Alessandro Rota, anche sindaci e rappresentanti delle istituzioni.

In piazza cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne ma anche con scritte come “Basta danni ai nostri campi”, “Chiuso per cinghiali”, “Basta cinghiali”, “Cinghiali incubo delle strade”.

I racconti di chi era in piazza a protestare

“Quando ti trovi di fronte alla devastazione causata dai cinghiali, tutto il resto passa in secondo piano compreso i danni provocati da altre specie che qui da noi sono in particolare piccioni e nutrie – racconta Matteo Foi, allevatore di vacche da latte e cerealicoltore di Abbiategrasso (MI) -. Qui sono almeno vent’anni che abbiamo a che fare con gli ungulati che scorrazzano sui campi coltivati a mais, oltre che sui prati: arriviamo anche a 30 mila euro e più di danni diretti all’anno, ai quali vanno aggiunti i costi indiretti come quelli legati al fieno rovinato che finisce con l’ammuffire o la manutenzione periodica della recinzione elettrificata intorno all’azienda, che riduce le incursioni ma non le annulla”.

“Avendo l’azienda agricola proprio al confine con il Parco del Ticino, dove la popolazione dei cinghiali è molto numerosa, ho deciso di mettere 3 chilometri di recinzione intorno alla mia campagna, ma non è bastato – spiega Stefano Invernizzi, imprenditore agricolo di Magenta, nel Milanese -. Alcuni animali sono passati comunque: negli ultimi due anni in quell’area ho perso almeno il 20 per cento del mais seminato su 600 pertiche e il Parco mi ha riconosciuto danni per 6 mila euro, ai quali però vanno aggiunti anche i costi di manutenzione della recinzione. I cinghiali sono devastanti: arrivano e mangiano il seme appena piantato, poi tornano a finire il lavoro quando ci sono le pannocchie”. Non va meglio con le nutrie, assicura Invernizzi: “Non solo fanno danni alle coltivazioni, ma scavano buchi nel reticolo idrico. Qui in valle, nei nostri fossi, abbiamo acqua tutto l’anno per cui siamo costretti a intervenire in continuazione per evitare frane e perdite d’acqua causate dall’attività delle nutrie”.

Per Riccardo Asti, cerealicoltore e allevatore di suini a Pieve Fissiraga, in provincia di Lodi, “i danni diretti più pesanti causati alla nostra azienda dagli animali selvatici sono causati dalle nutrie, che ormai ogni anno si mangiano anche il 10 per cento delle produzioni in campo, soprattutto di mais. Inoltre, dobbiamo intervenire per i buchi nei corsi d’acqua e il crollo delle sponde di rogge e fossi causati dai questi roditori. Ma c’è grande preoccupazione anche per la crescita di presenza dei cinghiali sul territorio: non sono ancora così tanti da devastare il raccolto, ma rappresentano un problema per la biosicurezza dei nostri allevamenti suini per il rischio di trasmissione della peste suina africana. Siamo costretti a stare sempre sul chi vive”.
“I cinghiali rappresentano sicuramente un problema – commenta Emanuele Gimondi, agricoltore di Montanaso Lombardo (LO) – perché con il loro passaggio nei campi devastano tutte le coltivazioni che si trovano di fronte. Ma da noi pesano anche i danni da nutrie, che arrivano in alcuni anni persino al dieci per cento delle produzioni, senza contare le conseguenze sul reticolo idrico e sulle strade di campagna”.
Fa sintesi delle posizioni degli agricoltori sul territorio il presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, Alessandro Rota: “Oggi siamo venuti a chiedere a Regione Lombardia di approvare al più presto un nuovo piano regionale di contenimento e controllo della fauna selvatica. Sollecitiamo una “filiera corta” nella gestione dei selvatici, perché non ne possiamo più dei continui rimbalzi di responsabilità tra istituzioni – Province, Città metropolitana e Regione – ma vogliamo un unico soggetto con cui interfacciarci, così da scaricare a terra nella maniera più rapida e concreta possibile tutte le azioni necessarie”.

Sono già un migliaio gli agricoltori e gli allevatori giunti dalle province di Milano, Lodi e Monza Brianza e da tutta la regione, alcuni anche con i trattori, in piazza Duca d’Aosta a Milano, di fronte a Palazzo Pirelli per lanciare il loro grido d’allarme contro la diffusione incontrollata dei cinghiali.

Questi animali selvatici – spiega la Coldiretti interprovinciale – distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti e si spingono fino all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. Un’emergenza nazionale che ha ormai oltrepassato il limite di guardia e che ha spinto gli agricoltori della Coldiretti a scendere in campo in tutte le regioni italiane, con Milano che apre una serie di mobilitazioni sul territorio nazionale, per chiedere risposte certe e immediate e un cambio di passo sulle politiche relative ai piani di contenimento.

Nel presidio di Milano, sotto la sede del Consiglio Regionale, è stata allestita anche un’esposizione con le principali colture distrutte e i prodotti messi a rischio dagli ungulati. Al fianco degli agricoltori guidati dal presidente della Coldiretti Lombardia Gianfranco Comincioli e da quello di Milano, Lodi e Monza Brianza Alessandro Rota, anche sindaci e rappresentanti delle istituzioni.

Nella piazza piena di gente, si vedono cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne ma anche con scritte come “Basta danni ai nostri campi”, “Chiuso per cinghiali”, “Basta cinghiali”, “Cinghiali incubo delle strade”.

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