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Chirurgia refrattiva: ecco le tecniche per correggere i più comuni difetti visivi

Un difetto visivo può rappresentare una problematica importante, soprattutto fino a quando la vista non si stabilizza: in questo lasso di tempo, infatti, può essere necessario cambiare con una frequenza piuttosto significativa gli occhiali, con un impatto innanzitutto dal punto di vista economico.

Senza contare che, in alcuni casi, indossare questi supporti può creare nel soggetto anche dei disagi oppure può portare dei limiti nell’effettuare alcuni movimenti, soprattutto nello sport.

Al giorno, tuttavia, è possibile eliminare in modo definitivo questi disturbi ricorrendo alla chirurgia refrattiva, che nel corso degli ultimi vent’anni ha registrato progressi costanti, tanto che attualmente esistono diverse tecniche per correggere i principali difetti visivi

È però fondamentale affidarsi esclusivamente a professionisti specializzati con pluriennale esperienza nel settore, che sappiano individuare la tipologia di operazione più adatta a seconda della problematica riscontrata. In questo scenario si distingue per esempio il Dott. Angelo Appiotti, che svolge la sua professione da oltre 30 anni e ha all’attivo migliaia di interventi effettuati.

Le tecniche di chirurgia refrattiva di prima e seconda generazione

Tra le tecniche di chirurgia refrattiva per correzione difetti visivi eseguite dal Dottor Appiotti è possibile annoverare la PRK, o Photo Refractive Keratectomy, che viene impiegata in caso di miopia, ipermetropia e astigmatismo.

Il primo disturbo è caratterizzato dalla difficoltà nel mettere a fuoco le immagini da lontano. Nell’ipermetropia, invece, vengono visti sfocati gli oggetti vicini. Per quanto riguarda l’astigmatismo, i contorni degli oggetti appaiono poco nitidi sia da lontano che da vicino.

Nel dettaglio, con la PRK si usa un laser a eccimeri dopo aver rimosso, con una piccola spazzola apposita, la superficie della cornea. Se ne modifica quindi la curvatura, rendendola regolare. Infine, si applica una lente protettiva da tenere per qualche giorno finché la micro-ferita non si rimargina del tutto. Per sottoporsi a questa tipologia di intervento basta aver compiuto 18 anni ed avere una miopia non superiore alle 10 diottrie o ipermetropia entro le 2.

Miopia e astigmatismo possono anche essere trattati con la tecnica del FemtoLASIK nella quale viene creato un flap corneale al di sotto del quale il laser a Femtosecondi o Femtolaser rilascerà degli impulsi brevi, veloci e precisi atti a correggere il difetto refrattivo. Anche in questo caso, è sufficiente aver compiuto la maggiore età e non avere più di 60 anni per sottoporsi al trattamento.

Dalla terza generazione della ReLEx SMILE alla tecnica Facorefrattiva

Nell’astigmatismo miopico, le due problematiche sono concomitanti e causano diversi tipi di difficoltà visive. In questo caso, si può utilizzare la tecnica di chirurgia refrattiva di terza generazione, la ReLEx SMILE,che per correggere i disturbi utilizza il solo Femtolaser.

La Small Incision Lenticule Extraction si avvale proprio di un’incisione, che generalmente non supera i 3 millimetri, attraverso la quale si estrae il lenticolo di uno spessore creato su misura che equivale alla correzione del difetto visivo. Grazie alla precisione estrema dello strumento, si può procedere in meno di 2 minuti per entrambi gli occhi. Ovviamente, anche in questo caso, sarà l’abilità del chirurgo nel manovrare uno strumento così innovativo a fare la differenza.

Laddove invece la problematica visiva sia in stato molto più avanzato e magari vi siano anche patologie legate alla cataratta, è possibile ricorrere alla tecnica Facorefrattiva: anche in questo caso si pratica un’incisione molto piccola – circa 2 millimetri – e una sonda a ultrasuoni frammenta e rimuove il cristallino difettoso, prima che il chirurgo lo sostituisca con uno artificiale assolutamente biocompatibile.

Naturalmente, è possibile intervenire con la chirurgia refrattiva anche per eliminare la presbiopia, difetto che compromette la visione da vicino soprattutto dopo i 40 anni. In questo caso, si impiega la Monovisione, volta a potenziare l’occhio dominante affinché possa vedere bene da lontano e a rendere perfetta la visione da vicino nell’altro.