Categorie: Cronaca Perugia

Chili di droga, armi e debiti da capogiro portano a 4 arresti

Quattro arresti, di cui due ai domiciliari ed un obbligo di dimora è questo il bilancio di un’operazione della squadra mobile di Perugia che vede coinvolte 5 persone. Cinquanta chili di marijuana e un debito che cresce vorticosamente tra il pusher al vertice e lo spacciatore che lo ha contratto. C’è questa vicenda al centro di una inchiesta che riguarda tre ragazzi di Passignano, un perugino ed un albanese (latitante). Un indagine diretta dal capo della Mobile Marco Chiacchiera durata più di un anno e che si è conclusa nelle scorse ore con l’esecuzione delle ordinanze di misure cautelari emesse dal Gip Lidia Brutti su richiesta del pm Giuseppe Petrazzini.

Ma l’inchiesta ha origini lontane e parte da un presunto furto di armi che poi gli inquirenti scoprono essere stato simulato da un perugino su richiesta dell’albanese verso il quale aveva contratto un grosso debito per l’acquisto di droga.

E’ indagando su questa vicenda che l’orizzonte investigativo si espande. Alla fine il perugino messo alle strette confessa di aver ricevuto pressioni e minacce per la restituzione di un mucchio di soldi, circa 40 mila euro, da pagare per i 50 chili di marijuana ricevuti.

In pratica l’albanese aveva chiesto la restituzione del denaro, prospettando, altrimenti gravi rischi per la sua incolumità e quella della famiglia, poiché, si legge nell’ordinanza “dietro a questi soldi c’erano i calabresi che non sentono ragioni” e se “non pagavo sarebbero venuti i calabresi di Ponte Felcino a prendermi per menarmi e mandarmi all’ospedale e che avrebbero toccato anche la famiglia e che qualora fossi scappato mi avrebbero rintracciato e preso ovunque”.

Ma è attraverso le intercettazioni che gli inquirenti arrivano ad un altro soggetto, un ragazzo di Passignano che avrebbe gestito l’attività di spaccio passatagli dal perugino e che si trova ora in carcere a Capanne. E’ qui che l’inchiesta si sposta sul versante Trasimeno e punta su due fratelli, il primo appunto che gestisce anche i rapporti diretti con il fornitore e l’altro, destinatario del provvedimento di obbligo di dimora, il cui ruolo viene considerato marginale ma sempre comunque legato all’attività di spaccio.

Ci sono poi altre due giovani, un perugino ed un altro passignanese, ora ristretti ai domiciliari che avrebbero gestito un proprio giro di clienti per un giro di “spaccio al minuto”.