“Diciamo pasqua 2017. Se poi riuscissimo ad inaugurare per natale 2016 tanto di guadagnato”. Se l’è cavata con questa battuta un po’ sorniona l’arcivescovo Renato Boccardo interrogato sul futuro della chiesa di San Giacomo, il cui cantiere ha riaperto i battenti il 17 dicembre scorso dopo oltre quattro anni di stop in seguito al crollo parziale del novembre 2010. Basta dare uno sguardo all’interno per capire che il lavoro da fare è ancora molto. E tanto, comunque, è già stato fatto, a partire dalla messa in sicurezza dei pilastri e degli affreschi e dalla bonifica dei locali, diventati nel tempo rifugio prediletto dei piccioni che li hanno ricoperti di guano.
Priorità alla ricostruzione della navata – La ditta Carlini, incaricata dalla curia di effettuare i lavori sotto la direzione dell’ingegner Giuseppe Scatolini, sta lavorando su più fronti, mentre il restauro degli affreschi è affidato alla ditta S.A.S. Lo spazio di manovra non particolarmente agevole, anche a causa delle numerose puntellature necessarie per rimettere in sicurezza la struttura, obbliga però gli operai a suddividere il cantiere in tre aree e impedisce di stilare un cronoprogramma preciso delle operazioni di recupero. “Stiamo lavorando per step – ha confemato l’ingegner Scatolini – ma contiamo di riuscire già il mese prossimo a tirare su gli archi per ricostruire la navata centrale”.
‘Nuovi’ affreschi – Per quanto riguarda gli affreschi, oltre a mettere in sicurezza quello dietro l’abside con una copertura esterna provvisoria (in tutto questo tempo si è formata comunque un bel po’ di muffa), le operazioni di messa in sicurezza ne hanno portati alla luce altri sotto la volta che non erano visibili prima e che probabilmente risalgono a prima del ‘rinnovamento’ che la chiesa subì in epoca rinascimentale. “I nuovi affreschi sono uno dei motivi che ci impediscono di essere precisi sul cronoprogamma dei lavori – ha sottolineato l’ingegner Scatolini – abbiamo una sacco di variabili da prendere in considerazione”.
I costi – Oltre che da quello strutturale, l’intervento si annuncia importante anche dal punto di vista economico. Certamente oltre il milione di euro, come ha ricordato Monsignor Boccardo, probabilmente più di quel milione e 320mila euro che la regione (insieme alla stessa Curia) aveva stanziato per gli interventi post sisma del ’97 che riguardavano oltre alla chiesa anche la casa annessa, a sua volta pesantemente danneggiata. Di quei soldi rimangono circa 500mila euro, già in parte impiegati per le operazioni preliminari, la Curia spera di poter racimolare il resto grazie ai risarcimenti in via di definizione con le assicurazioni.
Frecciatina a Sgarbi – Certo la cifra è ingente, ma le operazioni vanno avanti spedite e presto la comunità di San Giacomo ‘riabbraccerà’ la sua chiesa. Che, in accordo con le soprintendenze storico-artistica, architettonica e monumentale, verrà ricostruita tale e quale a come era prima del crollo, nonostante i tecnici della curia avessero pensato anche ad ipotesi alternative. Così come si punta a recuperare tutti gli affreschi conservati all’interno, finiti qualche tempo fa nel mirino di Vittorio Sgarbi che durante un sopralluogo nel cantiere li aveva definiti patrimonio non della curia, ma dell’umanità. Un’affermazione al quale Monsignor Boccardo ha voluto rispondere con una battuta pungente: “se gli affreschi appartengono all’umanità e non alla curia come sostiene Sgarbi allora mi permetto di invitare l’umanità a contribuire ai costi del restauro”. Il presule ha poi spiegato: “siamo ben contenti che qualcuno si interessi alle vicende della chiesa di San Giacomo e alle opere d’arte in essa conservate, ben vengano idee e contributi sul restauro. Ma credo sia il caso che chiunque voglia dare una mano bussi per prima cosa alla nostra porta”.
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