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Chessboxing, Gianni Burli porta Spoleto sul tetto del mondo | L’avventura della scuola spoletina non è finita

E’ facile commentare la conquista di un titolo mondiale – lo e’ molto di piu’ quando a conquistarlo e’ una persona amica. Gianni Burli, ha raggiunto il tetto del mondo nel momento in cui tutti si erano dimenticati di lui.

Se chiedevi di Burli a qualcuno del mondo della boxe , ti rispondeva: “chi?”.  Con una smorfia a meta’ tra lo sgomento e l’indifferenza per poi aggiungere : “ma credo che ormai abbia smesso con la boxe, che non faccia piu’ niente “.

La disinformazione, “le chiacchiere della gente” dicono a Spoleto. A Spoleto dicono anche: “che le chiacchiere le porta via il vento………”. E’ questa una grande verita’, che fa perfettamente rima con il personaggio Gianni Burli , strenuo appassionato di sport.

Nei ritagli di tempo si dedica anche all’attivita’ di Boy Scouts. Se ne va in cerca di avventura, in mezzo alle meraviglie della natura, come un eterno ragazzo alla scoperta della vita.

Personaggio cristallino, genuino , spontaneo, quando ti parla lo fa sempre con una gestualita’ accentuata, che tende quasi a toccarti come se volesse trasmetterti quella notizia subitaneamente.

A Spoleto, dal dopoguerra fino a qualche anno fa’, quando pronunciavi il nome di Burli capivi che si stava parlando di Boxe. Il nome Burli e’ indissolubilmente legato alla storia del pugilato e della Citta’. E’ stato il Papa Dante a creare la Palestra, o meglio e’ piu esatto dire a creare la “Scuola di Pugilato Burli “. Il papa’ Dante e’ stato prima pugile e poi maestro molto apprezzato della Noble Art e Gianni ha ereditato dal papa’ sia la passione che la Scuola.

Tempo fa’ , in un nostro incontro casuale fra i vicoli di Spoleto, gli chiesi notizie sulla Chessboxing che come sapete e’ uno sport in cui gli atleti si sfidano sul gioco degli scacchi e sul pugilato. Il match si svolge sulla distanza di 11 riprese e i due atleti alternano un round di scacchi e uno di pugilato Nell’occasione gli chiesi anche se avesse in palestra qualche atleta promettente e mi rispose che aveva un certo Sergio Leveque, originario di Castellammare di Stabia, ma residente a Senigallia , che secondo lui aveva “ i numeri” per diventare un Campione.

Devo dire che Gianni Burli, aveva capito subito le potenzialita’ di Leveque, che gia’ ad inizio anno, sul ring di Londra aveva dato un saggio delle sue grandi qualita’ con la conquista del titolo europeo dei supermassimi, battendo per ko alla 10 ripresa, lo svedese Daniel Wakeham.

Ma era solo l’inizio della favola – Leveque meditava il grande colpo – Nella palestra di Madonna di Lugo, ha faticato, e a volte ha anche sofferto.

Burli, che come sapete e’ CT. della Nazionale Italiana di Chessboxing, ha sottoposto ad un duro lavoro Leveque , e lo ha portato al massimo della forma psico-fisica. E sul ring dello Sokolniki di Mosca, la favola si e tramutata in realtà. Sergio Leveque, contro ogni pronostico della vigilia, ha conquistato il titolo mondiale dei massimi battendo Dmitry Pechurin per ko alla 7 ripresa.

E’ una grande vittoria, che ci fa conoscere da vicino la Chessboxing, sport figlio della Noble Art, e porta alla ribalta un nuovo personaggio del variegato mondo del ring. Ma la vittoria e’ “GRANDE” perche’ e’ il giusto premio per un’eterno innamorato dello sport come Gianni Burli – Maestro di Boxe, di Chessboxing e cittadino di Spoleto.

Spoleto sul tetto del Mondo.

(Dino Pompili)