“E’ evidente che l’Umbria e Spoleto risentono delle criticità nazionali ed anche europee. Le politiche dell’austerity e del liberismo a senso unico hanno duramente colpito i nostri territori e se non si modificano è difficile ripartire. Per un cambio di rotta servono due questioni fondamentali: un’analisi “spietata” ma vera della situazione e una iniziativa unitaria delle forze sociali.”
Questa l’apertura di una nota stampa della Cgil di Spoleto che chiede una immediata convocazione di un tavolo di confronto con l’amministrazione cittadina, rivolta all’analisi sul futuro del territorio dal punto di vista lavorativo e sulle implicazioni sociali che la cosa comporta.
“La situazione di Spoleto è perfettamente collocata nel contesto regionale con alcune accentuazioni negative– prosegue la nota dell’organizzazione sindacale- Sull’Umbria il recente rapporto AUR ha confermato l’esistenza di una situazione che non è azzardato definire “declino”. Infatti dopo 10 anni di accentuazioni progressive delle difficoltà, parlare solo di “crisi” è limitante. Nella nostra regione dal 2008 ad oggi il tasso di occupazione è passato dal 65,2% al 61,3%, il PIL è diminuito del 16,5% e il prodotto pro capite è sceso a 22.400 euro annui con un -5 mila euro. Ogni cittadino umbro ha perso quindi 617 euro l’anno. E come se non bastasse, si sono bruciati 35mila posti di lavoro, di cui 15mila solo nel 2016. Il welfare umbro, punto di forza fino al 2008, si sta indebolendo sempre di più: l’ISTAT evidenzia che abbiamo 240mila umbri già poveri o che rischiano di diventarlo. In questo quadro, le politiche economiche nazionali e quelle del lavoro hanno ottenuto come unico risultato concreto solo la riduzione dei salari e dei diritti, senza riuscire minimamente a contrastare il ciclo, dimostrando, tra l’altro, che ridurre i diritti non solo è iniquo ma risulta anche inefficace. L’Umbria infatti ha salari del 13 percento più bassi della media nazionale. Se l’Umbria, come sottolineato, è stata duramente colpita dalla crisi, Spoleto in ambito regionale vede in atto un impoverimento consistente, non inferiore alla media regionale.”
“Oggi abbiamo visto– aggiunge la Cgil- e lo abbiamo denunciato anche come CGIL/CISL/UIL, nella iniziativa che abbiamo svolto in questa città le ferite del terremoto che si ripercuotono sulle attività turistiche e non solo. Appena ieri, e continua anche in questi giorni, la crisi devastante dell’apparato manifatturiero di questa città, da sempre anche grande realtà industriale e produttiva. Non si creda che sia sufficiente il rilancio del turismo e la valorizzazione dell’ambiente per uscire dalla crisi. E’ fondamentale mantenere ed innovare l’industria, come insegna la Germania e la stessa esperienza degli USA. Spoleto su questo versante ha subito colpi rilevanti, dalla ex-Pozzi, ora IMS, alle difficoltà della Maran e della Novelli, per non dire della scomparsa di importanti realtà industriali che hanno fatto la storia di questa città, dalla Minerva al Cotonificio e alla Panetto e Petrelli. Serve ed è urgente mettere in campo tutte le iniziative necessarie a salvaguardare le prospettive e i livelli occupazionali della IMS e delle altre attività produttive e costruire un ulteriore progetto di sviluppo industriale, che valorizzi la produzione dell’olio d’oliva e la sua commercializzazione.
Nei dati ufficiali, Spoleto oggi vive un processo di difficoltà enorme, testimoniato da queste cifre:
Occupati: 17.600, di cui maschi 10.200 e femmine 7.400.
Dipendenti: 12.600.
Autonomi: 5mila circa.
Disoccupati: 2.200, con un tasso di disoccupazione pari al 10,9 percento (più alto della media regionale).
“Proponiamo, quindi, una grande iniziativa unitaria su Spoleto– prosegue la proposta del sindacato spoletino- per difendere il lavoro e il futuro della città. Se ne esce non proseguendo con le politiche economiche portate avanti in questi anni. E subito dopo, avviando politiche pubbliche basate su un Piano Regionale del Lavoro che rilanci la domanda, che finalizzi le risorse dei fondi europei (1500 milioni di euro in Umbria) e che faccia della ricostruzione delle zone terremotate un’occasione per la messa in sicurezza del territorio e per la creazione di buona occupazione. Questo, insieme al rilancio di nuovi investimenti industriali, è il tema su cui dovrebbe svilupparsi il confronto in Umbria e anche a Spoleto. Questa città può avere rilevanti punti di eccellenza, in questioni relative alla messa in sicurezza dei beni architettonici e monumentali. Pensiamo alle cooperative del restauro ,come la Coobec, e sul terreno della difesa e valorizzazione del territorio può far emergere queste grandi professionalità e altre esperienze soggettive ed imprenditoriali. In questo senso la difesa della fascia appenninica, della nostra dorsale, con gli elementi unici che la caratterizzano, è una delle risorse del futuro, su cui la città di Spoleto, può e deve svolgere un ruolo primario. Inoltre, sul terreno strettamente culturale il Festival dei Due Mondi e il Teatro Lirico Sperimentale costituiscono “assett” rilevanti su cui far leva, su cui costruire un progetto Spoleto, che coniughi lavoro e sviluppo. Da questa città, nel contesto regionale, può nascere un contributo originale, che superando anche i ritardi infrastrutturali, rilanci attraverso il confronto tra tutte le forze sociali l’idea appunto di un progetto Spoleto che, a partire dalla qualità, punti sul rilancio di industria, turismo e cultura. Un circuito virtuoso che si può e si deve reinnescare per guardare e costruire il futuro, contrastando le difficoltà e le precarietà dilaganti. Queste riteniamo siano le condizioni fondamentali per uscire dalle passività, per sconfiggere il pessimismo e la retorica fine a se stessa. La situazione della Maran è in uno stallo preoccupante. Per questo, in uno dei primi giorni d’agosto, abbiamo chiesto al sindaco di Spoleto De Augustinis l’attivazione di un tavolo complessivo sul futuro della città e del territorio. Non basta più ragionare azienda per azienda, serve un tavolo complessivo generale per delineare un progetto complessivo che costruisca il futuro. Le condizioni per ripartire richiedono un progetto condiviso, un quadro economico nuovo e sopratutto la consapevolezza che occorre ridare dignità al lavoro, come dice anche Papa Francesco. Questi 10 anni ci hanno insegnato, infatti, che sulla riduzione del lavoro a merce, sulla sua precarizzazione non si costruisce. Si lacera invece il tessuto sociale lasciando i giovani senza speranza. Serve invece questo: da Spoleto può e deve partire un messaggio importante.
“Per questo chiediamo al Sindaco– conclude la nota di Cgil- la convocazione rapida di un tavolo complessivo per discutere e costruire un progetto per Spoleto. Al tavolo dovranno partecipare tutte le forze sociali ed imprenditoriale interessate a costruire e a rispondere alla difficile situazione economica che stiamo attraversando.
Foto repertorio TO