Dopo la diversità di vedute su alcune partite – la presidenza dell’Atc3, poi commissariato e alcuni punti del Calendario venatorio – le associazioni venatorie umbre sono tornare ad incontrarsi per fare fronte comune su alcune questioni di interesse.
Dall’incontro è scaturito un documento che poi quattro associazioni – Federcaccia, Arci Caccia, Libera Caccia ed Enalcaccia – hanno condiviso ed inviato in Regione, presentando istanze e chiedendo notizie in merito alle autorizzazioni concesse ad aziende faunistiche private in alcune zone dell’Alto Tevere Umbro relativamente al piano di abbattimento del cervo, il rilascio delle autorizzazioni degli appostamenti fissi e la filiera delle carni.
Le associazioni venatorie non comprendono le motivazioni che hanno portato al rilascio del piano di abbattimento della specie cervo e il perché nelle immediate zone limitrofe, ossia di caccia programmata, la Regione non abbia ancora consentito l’attività venatoria alla specie cervo. Considerando che ad oggi non è stato approvato il disciplinare della caccia di selezione al cervi, che pure risulta da tempo già in possesso degli uffici regionali.
I cacciatori ricordano che la caccia al cervo viene basata su uno specifico piano di gestione puntualmente stilato dai tecnici regionali sulla base dei censimenti al bramito autunnale e degli avvistamenti primaverili.
“Conosciamo benissimo – scrivono le associazioni venatorie – il modello di caccia di selezione al cervo che viene gestita per macro distretti e macro aree, pertanto, non si riesce a comprendere come sia stato possibile che all’interno di queste tre zone di aziende private, siano stati autorizzati prelievi si presume sulla base di censimenti senza considerare le aree esterne che ne formano l’insieme di macro distretto.
Pertanto, l’abbattimento che viene effettuato all’interno di questi territori, non rispetta un piano di censimento veritiero e comunque le densità riportate a parere dei sottoscrittori potrebbero essere falsate, dal fatto stesso che tutti i censimenti debbono essere effettuati su larga scala di territorio.
Fermo restando che i sottoscrittori del presente documento, non intendono criticare il rilascio delle autorizzazioni concesse, ma ritengono che la azioni di gestione in questi ambiti privati siano complementari a quelle esercitate limitatamente nel territorio del macro distretto.
Qualora vi siano le condizioni che permettono di prelevare alcuni capi, di cervo, queste Associazioni propongono di autorizzare, in questa stagione, il prelievo in selezione solo sui territori dove è prevista la caccia programmata”.
Detto questo e tenuto conto che la Regione ha redatto un disciplinare discusso solo ed esclusivamente con gli ATC 1-2-3, i cacciatori lamentano che lo stesso non è stato però sottoposto all’approfondimento del contenuto per eventuali o possibili modifiche da apportare alle associazioni venatorie. Pertanto, le scriventi ritengono che il disciplinare debba “essere condiviso con le associazioni e successivamente approvato”.
Altro tema posto dalle quattro associazioni venatorie è la lentezza del rilascio delle autorizzazioni degli appostamenti fissi, che sta creando molte difficoltà alle sezioni comunali e alle associazioni tutte. Si chiede, pertanto, di accelerare.
Nella lettera le quattro associazioni, ringraziano la Regione ed i suoi tecnici, per aver approvato con recente delibera 1000/2024 il disciplinare inerente la filiera delle carni di selvaggina abbattuta, chiedono un incontro in tempi rapidi per approfondirne alcuni aspetti operativi.