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Cervi in Abruzzo: il Tar conferma gli abbattimenti

Il Tar abruzzese ha deciso di bocciare i molteplici ricorsi che le associazioni animaliste avevano presentato per bloccare gli abbattimenti dei cervi in esubero. Per cui i 469 cervi, quantificati dagli Atc interessati, saranno oggetto di selezione dai cacciatori abilitati. La giunta Marsilio ha visto confermata la propria decisione motivata dai danni all’ambiente e alle colture, cercando anche di limitare i ripetuti incidenti stradali per attraversamento di tale fauna. Gli abbattimenti sono stati riconfermati “nei due Comprensori regionali ricompresi nei territori degli Atc Avezzano, Sulmona, Subequano, L’Aquila e Barisciano e al di fuori delle aree protette e delle aree ad esse contigue”. Il Tar prosegue affermando che “non essendo stato monitorato l’intero territorio regionale, il numero ottenuto è certamente una sottostima del numero di cervi attualmente presenti”. E afferma che “A fronte di un rischio per la specie che è solo allegato e non dimostrato, il collegio ritiene di poter dare preminenza a quello della sicurezza stradale…”. Per cui da una parte si riconosce l’infondatezza delle contestazioni sui censimenti, cosa su cui puntavano le associazioni animaliste, adducendo la scusa che non erano abbastanza i capi presenti sul territorio. Si dà, per contro, validità ai dati rilevati dai cacciatori che effettuano gli stessi censimenti. Si sono accorti, gli animalisti che in tutta Italia i censimenti li fanno ovunque e su tutte le specie i cacciatori? I signori animalisti, pronti sempre a denigrare, si sono mai visti nei giorni di festa partecipare facendo centinaia di km per andare alle 5 di mattina con caldo, pioggia, freddo eccetera nelle macchie per fare i censimenti? Tutto a proprie spese? Certo che lo sanno, ma fanno finta di non sapere. Oltretutto alla contestazione del “solito regalo alle doppiette” sarebbe bene che cominciassero a parlare di “carabine” per essere più attendibili. La quantità enorme di cervi in Abruzzo è sconosciuta solo a chi non pratica o a chi non vuole vedere. Chiunque abbia un po’ di conoscenza dei luoghi sa quanti palchi caduchi e quante fatte si trovano sui prati e nei boschi, resto dei pascoli notturni e a volte diurni. Rimane il passo successivo, che sarà quello di introdurre abbattimenti selettivi anche in zone protette e limitrofe, per non farle diventare serbatoi ingestibili. Che li facesse la forestale, i carabinieri, l’esercito, chi vogliono loro. Ma la presenza in salita del numero dei cervi da tempo sta affossando la presenza dei caprioli. E spinge una specie come il camoscio, in Abruzzo ma anche nel resto d’Italia, a quote sempre più alte, con conseguente maggiore mortalità dei piccoli e impossibilità di pascolo in zone più redditizie dal punto di vista alimentare. Nelle contestazioni degli animalisti c’è un solo e unico appiglio: NON SELEZIONARE MAI NULLA. È un concetto emotivo che non può essere applicato a una Natura che, per fortuna, produce sempre in sovrannumero ma che se non gestita non permette la vita di tutte le specie. Si chiama mantenere la biodiversità. Vocabolo tanto abusato dagli animalisti, senza evidentemente comprenderne il significato. Comunque non abbiano paura: i cervi “domestici”, ormai ridotti a pecore mendicanti nei paesi abruzzesi per cui sono state firmate le petizioni, non saranno abbattuti, visto che vivono alle dipendenze dei “troppo buoni”. Ancora porteranno soldi in quelle località. Ci rimetteranno solo quelli selvatici veramente. Giustizia vorrebbe che accadesse il contrario. Ma tanto prima o poi quelli paesani arriveranno anche loro all’estinzione, grazie ai loro miopi fratelli umani.

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