Sei grandissimi terremoti negli ultimi 18mila anni, oltre a quello del 2016 con epicentro Norcia di 6.5 gradi di magnitudo, sconosciuti finora ai cataloghi storici. E’ quanto hanno scoperto gli studiosi dell’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) grazie a degli studi effettuati a Castelluccio scavando delle trincee. A due anni dall’inizio della crisi sismica del centro Italia, l’Ingv ha fatto infatti il punto della situazione appunto di quanto avvenuto dal 24 agosto 2016 in poi.
Tecnicamente la sequenza sismica, spiega l’Istituto nazionale, non può considerarsi conclusa, anche se certamente il numero e la magnitudo degli eventi è diminuito notevolmente negli ultimi mesi. Attualmente, rileviamo ancora una media di 30 eventi al giorno, la maggior parte dei quali di magnitudo minore di 2.0.
In tutto sono stati circa 93mila i terremoti localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dell’Ingv in questi due anni. 67 eventi hanno avuto magnitudo compresa tra 4.0 e 4.9 e 9 hanno avuto magnitudo uguale o superiore a 5.0. L’area interessata copre un ampio settore dell’Appennino centrale che si estende per circa 80 km da Camerino a L’Aquila, con una estensione laterale variabile tra i 10 e 20 km circa.
Se guardiamo la distribuzione dei terremoti in profondità in una sezione verticale che va da Camerino fino a L’Aquila, notiamo che è tutt’altro che omogenea, con ampie zone con pochi eventi e altre adiacenti con una densità di terremoti molto elevata. Questa distribuzione così irregolare è dovuta sia alla distribuzione del rilascio di momento sismico negli eventi principali, sia alle caratteristiche geologiche della struttura profonda. Se guardiamo la struttura tagliandola in senso perpendicolare, trasversale alle strutture appenniniche, vediamo che non si tratta di un’unica faglia ma di un sistema di faglie.
Tutte le trincee hanno permesso di riconoscere numerosi terremoti del passato, sconosciuti ai cataloghi storici, che hanno prodotto scarpate di faglia in superficie come nel 2016. Oltre al terremoto del 2016, sono state riconosciute le evidenze geologiche di 6 paleoterremoti di magnitudo simile o superiore al 2016, negli ultimi 18000 anni. Le foto sotto mostrano due delle trincee scavate nelle vicinanze della Piana di Castelluccio.
Numerosi altri studi sono in corso per caratterizzare le faglie presenti nella regione e chiarire i meccanismi con cui queste interagiscono, per migliorare le conoscenze della pericolosità dell’area, per quantificare i tassi di deformazione post- e inter-sismica, per definire la struttura crostale tridimensionale allo scopo di ottenere delle localizzazioni ipocentrali ancora più accurate, per studiare la risposta sismica locale e definire la microzonazione sismica delle aree colpite e di quelle dove si dovrà riedificare, e così via.