Tolti finalmente i sigilli al centro Boeri di Norcia, sotto sequestro per anni dopo l’inchiesta della Procura della Repubblica di Spoleto per abuso edilizio che si è conclusa a giugno con l’assoluzione del sindaco Nicola Alemanno e, appunto, il dissequestro dell’immobile. Ora sarà però da valutare la situazione del Centro Boeri dopo anni di inutilizzo (anche se la magistratura aveva stabilito che in caso di calamità la popolazione ne avrebbe potuto usufruire) ed eventuali lavori di manutenzione da effettuare.
A dare notizia del dissequestro, avvenuto nei giorni scorsi, è stato il Comune di Norcia, attualmente retto dal vicesindaco facente funzione Giuliano Boccanera, in carica dopo la sospensione di Alemanno per un altro procedimento penale: quello per la sede (ritenuta abusiva almeno dal processo di primo grado) della Pro loco nursina.
Dopo la sentenza di inizio giugno che aveva appunto disposto il dissequestro del Centro Boeri e l’assoluzione di Nicola Alemanno, difeso dagli avvocati Luisa Di Curzio e Massimo Marcucci (il progettista e direttore dei lavori Stefano Boeri era stato già prosciolto in sede di udienza preliminare tre anni e mezzo fa) a fine agosto sono state depositate le motivazioni. Che evidenziano appunto come la struttura realizzata nel post sisma del 2016 era sia temporanea che utilizzata per finalità istituzionali. Come previsto dunque dalle ordinanze emergenziali di protezione civile che autorizzavano interventi edilizi straordinari senza utilizzare la normativa ordinaria.
E’ proprio questo l’aspetto che ha portato il sindaco attualmente sospeso di Norcia sotto inchiesta per vari immobili (Casa Ancarano, il Centro Boeri, la sede della Pro loco di Norcia). Il primo cittadino, infatti, nel corso del tempo ha autorizzato con ordinanze sindacali valevoli come titolo edilizio la realizzazione di strutture basandosi sulla normativa emergenziale post terremoto, che però indicava dei requisiti precisi, al contrario dei quali si sarebbero dovute utilizzare le procedure e le leggi ordinarie. E’ così che per Casa Ancarano e sede della Pro loco sono arrivate le condanne in primo grado perché non sono stati riconosciuti né il carattere di temporaneità delle opere, né le funzioni autorizzate dalle ordinanze di protezione civile. Al contrario del Centro Boeri, che nonostante il basamento in cemento e le opere di urbanizzazione (necessarie visto che l’opera è destinata a durare comunque diversi anni, fino al termine della ricostruzione del territorio), il giudice Elisabetta Massini ha stabilito essere comunque removibile al fine dello stato di emergenza (ancora in corso), oltre alla destinazione d’uso. La struttura, infatti, era stata utilizzata, tra le altre cose, per incontri istituzionali, consigli comunali e riunioni di protezione civile.
Nelle motivazioni della sentenza, tra l’altro, si legge: “Che l’opera sia stata utilizzata per soddisfare esigenze pubbliche connesse al sisma è stato adeguatamente provato dai testi della difesa e dalla documentazione in atti, ma anche da taluni testi della pubblica accusa, essendo emerso senza ombra di dubbio l’utilizzazione da parte del Comune del Centro per le sue attività istituzionali (finanche il concorso per l’assunzione di dipendenti comunali ha avuto lì la sua sede), per uso didattico (recite scolastiche, conferimento di premi)”. Sul fronte della tutela ambientale, si ricorda che l’area insiste nella zona parco Le Marcite, che però da anni veniva “utilizzata in maniera non compatibile con la tutela ambientale: per ospitare il Luna Park, quale parcheggio per autoveicoli, quale punto di accumulo dei rifiuti da demolizione derivanti dal precedente sisma. Peraltro in limine alla stessa viaggia la fognatura, per cui anche le opere di urbanizzazione non costituiscono un vulnus ad un territorio del tutto vergine”.