Verrà aperto un tavolo di crisi al Mise per fare chiarezza sul futuro del cementificio Ex Cementir di Spoleto (ora in capo alla Colacem) e dei 44 lavoratori. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, rispondendo a un’interrogazione del deputato Lega e segretario per l’Umbria, Virginio Caparvi, ha confermato la disponibilità del Governo ad “avviare un tavolo di confronto con l’obiettivo di valutare tutte le iniziative utili a definire un percorso in grado di garantire continuità produttiva e occupazionale”.
Il leghista Caparvi, che nell’illustrazione della question time in Commissione Lavoro aveva ripercorso la storia recente del cementificio, sottolineando il rischio della perdita dei posti di lavoro e l’assenza di un vero piano industriale, si è detto soddisfatto della risposta. “Bene la convocazione di un tavolo al Mise – ha detto – dobbiamo portare l’azienda a chiarire alcuni passaggi: nel 2017 la Cementir produceva 351mila tonnellate di cemento, mentre nel 2018 ne ha persi 140mila non perché mancavano commesse, ma perché le commesse erano state spacchettate in altri cementifici dello stesso gruppo fuori regione. Evidente a tal proposito il lassismo della Regione Umbria che avrebbe dovuto ascoltare l’allarme delle maestranze e dei sindacati che chiedevano il perché a Spoleto arrivasse cemento della stessa azienda da fuori regione e non dal cementificio che dista pochi chilometri. Tale condizione ha portato al crollo dei volumi e quindi al paventato spegnimento dei forni che causerebbe la perdita di occupazione e di quote di Co2 che non potranno essere più recuperate. Portare la proprietà al tavolo di crisi del Mise – ha concluso Caparvi – è l’inizio di un percorso di chiarezza che dobbiamo ai lavoratori”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo Lega in Consiglio Regionale, Valerio Mancini: “L’incapacità di affrontare le crisi aziendali da parte della politica regionale di sinistra che ha governato fino ad ora, è quantomeno evidente. Ancora una volta in questi anni non si è capito le potenzialità di un sito produttivo, non si sono difese le produzioni e i posti di lavoro, ma si è pensato alle correnti e ai concorsi. Paradossale chiudere un polo produttivo del cemento di qualità a due passi dal più grande cantiere della ricostruzione, cioè la Valnerina e di conseguenza le regioni del centro Italia colpite dal terremoto. Chi sarà chiamato al governo della Regione dovrà come primo obiettivo tutelare le produzioni e le occupazioni, difendendole da chi arriva a smembrare le aziende e non certo a rilanciarle. In futuro il bilancio regionale dovrà prevedere fondi immediatamente disponibili, a merito dei tantissimi imprenditori che realmente scommettono sull’Umbria”.