Oltre il 18% degli umbri registra video con il cellulare mentre è al volante. Tra questi il 4,5% ha ammesso di averlo fatto in prima persona mentre il 13,6% – da passeggero – ha dichiarato di essere stato a bordo di un mezzo mentre il conducente filmava.
È uno dei tanti dati emersi dalla terza edizione della Ricerca sugli Stili di guida degli utenti, commissionata da Anas e condotta da CSA Research – Centro Statistica Aziendale – con interviste su un campione di 4mila persone e con oltre 5mila osservazioni dirette su strada.
Per quanto riguarda l’uso del cellulare alla guida l’Umbria è addirittura risultata la regione peggiore d’Italia, la più “indisciplinata”. Basti pensare che rispetto al cuore verde d’Italia, con il suo 18,1% di “telefono-dipendenti” al volante, la media nazionale è del 10% (quasi la metà) mentre a scendere troviamo Basilicata e Abruzzo che si attestano, rispettivamente, “solo” al 12,3% e 12,2%.
Dall’indagine Anas emerge però che l’automobilista umbro ha comunque una percezione positiva del proprio modo di guidare mentre giudica in modo negativo il comportamento degli altri. Questo si rispecchia ad esempio nel dato sull’eccesso di velocità, dove l’82,8% si dichiara rispettoso dei limiti (anche in assenza di autovelox o tutor) puntando però il dito contro il 65,3% che, a loro avviso, non lo sarebbe. Stessa cosa per l’uso del telefono, dove in prima persona l’87,30% ammette di non guardarlo neanche durante la guida mentre tra gli interpellati c’è chi pensa che almeno il 65,2% degli altri stia al volante con il cellulare in mano.
Un altro fenomeno messo in luce dalla ricerca è la scarsa attenzione dell’automobilista nell’accertarsi che tutti a bordo abbiano allacciato le cinture di sicurezza: il 79,7% dei conducenti dice di assicurarsene sempre ma nelle auto che li circondano, secondo gli umbri, lo farebbe solo il 40,6%. Il dato sull’assunzione di alcol o altre sostanze prima di mettersi alla guida dice invece che ad essere “ligio alle regole” sia addirittura il 94,6% (la percezione esterna fa invece emergere un 60% col gomito più “allenato”). Sull’uso delle frecce il 92% degli umbri ammette di metterle sempre per cambiare corsia (mentre dal proprio abitacolo lo vedrebbero fare solo al 43,4% degli altri). L’86,7%, infine, dice di cambiare corsia solo in caso di striscia tratteggiata ma intorno a sé ammette di aver visto almeno il 53% farlo anche con la linea continua.
L’osservazione diretta di Anas ha elaborato un focus anche sulla E45, arteria che taglia in due tutta l’Umbria, teatro continuo di tanti incidenti stradali. E’ risultato che di notte, in superstrada, il 12,7% non accende nemmeno i fari mentre l’80% non utilizza le frecce né per la manovra di sorpasso né per quella di rientro (il dato peggiore e più “curioso” su 6 superstrade analizzate).
L’utilizzo improprio del cellulare, inoltre, risulta al 5,6% dei casi mentre la cintura di sicurezza viene allacciata dal 96,1% dei conducenti e dal 96,8% dei passeggeri anteriori. Nei sedili posteriori, invece, sono soliti allacciarla solo il 13,3% (ma questa è una cattiva abitudine presente in tutta Italia, dove chi rispetta questa regola sarebbe appena il 27%). Nella “nostra” superstrada c’è sicuramente più attenzione per i bambini, dove l’utilizzo del seggiolino sul sedile del passeggero davanti è utilizzato al 100% (contro il 40% di chi lo usa anche nei sedili posteriori).
“I dati preoccupanti evidenziati quest’anno dalla Ricerca Anas sugli stili di guida – ha dichiarato l’ad Aldo Isi – denotano come gran parte della responsabilità sia imputabile al fattore umano. Oltre all’impegno nel continuare a sensibilizzare gli utenti sull’importanza di una guida prudente e senza distrazioni, Anas sta lavorando per potenziare gli standard di sicurezza delle strade garantendo, come sempre, la manutenzione ordinaria e puntando sull’innovazione tecnologica (vedi sulla E45 l’avvento dei “pali neri”). Un dato significativo della ricerca è la percezione di sé mentre si è alla guida, di gran lunga superiore a quella che si ha degli altri guidatori, della gran parte dei quali, in prima persona, si è convinti che vadano troppo veloce e utilizzino il cellulare mentre sono al volante”.
“Emerge con particolare forza – ha spiegato infine lo psicologo Paolo Crepet – una matrice adolescenziale alla base dei comportamenti della maggior parte dei guidatori italiani. Questa colpisce ancora di più quando a mettere in atto determinati atteggiamenti sono gli adulti, anch’essi incapaci di resistere all’irrefrenabile necessità di voler per forza rispondere ad un messaggio frivolo mentre guidano, sapendo che potrebbero benissimo farlo in un altro momento e che potrebbero soprattutto determinare rischi altissimi per la propria sicurezza e quella degli altri”.