Sabato 2 e domenica 3 febbraio 2019 la Chiesa italiana ha celebra la 41ª Giornata nazionale per la Vita dal tema “È vita, è futuro”. A Spoleto, com’è oramai tradizione, questo evento è organizzato dall’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale “S. Matteo degli infermi” di Spoleto diretto dal dott. Fabrizio Damiani.
Il primo appuntamento è stato “Racconta la vita” che si è svolto sabato 2 febbraio all’auditorium della Scuola di Polizia di Spoleto. Benedetta Rinaldi, giornalista RAI, conduttrice di Uno Mattina, ha moderato il pomeriggio scandito da testimonianze sulla vita, sulle sue gioie e le sue difficoltà e da alcuni canti religiosi inerenti proposti dal “tenore di Dio” fra Alessandro Brustenghi, ofm. Maria Teresa Panone, direttore della Scuola di Polizia, si è detta lieta di poter accogliere una manifestazione dai contenuti così alti.
L’arcivescovo Renato Boccardo ha sottolineato che la «vita è bella e vale la pena accoglierla dall’inizio alla sua fine naturale». Il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis ha detto che «la scelta per la vita è una scommessa sempre vincente e che l’amministrazione di Spoleto garantisce collaborazione per tutte le manifestazioni a sostegno di essa».
Fabrizio Damiani, primario del reparto di ginecologia ed ostetricia dell’ospedale di Spoleto, ha ricordato che il reparto è in buona salute ma che è comunque «necessario lavorare sempre di più e monitorare le difficoltà che potrebbero aprirsi nel futuro, come conseguenza del calo generale delle nascite». Damiani ha voluto anche ricordare il compianto sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli (deceduto a dicembre 2017, ndr) «che – ha detto – ha sempre molto creduto in questa iniziativa».
La prima testimonianza è stata di suor Monica Auccello, delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto, da dodici anni missionaria in Costa d’Avorio, Africa, in collegamento video tramite facebook. Ha raccontato del servizio che le “figlie” del beato Pietro Bonilli garantiscono nella casa “Arc-en-ciel” (arcobaleno), dove accolgono bambini abbandonati dalle mamme e malnutriti, spesso orfani, tutti musulmani. «Diamo loro una prospettiva di futuro, cerchiamo di trasformare le loro “spine” in “rose e gigli”. Quando ci riusciamo – ha detto suor Monica – piangiamo per la gioia; quando la vita di questi piccoli bimbi si spegne tra le nostre mani e siamo chiamate a deporli nella nuda terra le nostre lacrime sono amare».
Elisabetta Giovannetti, 47 anni di Montefalco, ha testimoniato come la malattia, il cancro, ha cambiato la sua vita, senza intaccare però le sue radici. «Ho scoperto il tumore nel 2013, all’inizio lo consideravo un intruso che dovevo togliere quanto prima dal mio corpo. Mi ero isolata. Poi, col passare del tempo il cancro mi ha fatto fare delle esperienze incredibili, mi ha fatto conoscere tante persone, ha dato nuovo ossigeno alla mia famiglia, ha risvegliato la mia fede e alimentato la speranza nella scienza medica. Oggi non riesco ad odiare fino in fondo il mio cancro, anche se so che mi accompagnerà fino a quando lui vorrà».
Una breve clip di video e foto ha mostrato l’esperienza “missionaria” di Carla Erbaioli in Etiopia. Ha preso le ferie dal lavoro, ostetrica nell’ospedale di Spoleto, per prestare servizio nella missione di Getche, nella regione etiope del Gurage, mettendo in campo la sua specialità: quella di far nascere bambini. È stato il dott. Damiani a commentare ai presenti la scelta di Carla: «È dotata di particolare dedizione nel lavoro, è empatica, ha tanta vitalità ed entusiasmo, abbina genio e sregolatezza. Tutto ciò lo declina con le partorienti, nella sua esperienza al servizio della collettività quale consigliere comunale prima a Castel Ritaldi e ora a Spoleto e, periodicamente, sfocia in queste esperienze all’estero».
Un altro collegamento in diretta facebook è stato fatto con padre Bahiat Elia Karakach dei francescani della Custodia di Terra Santa, parroco a Damasco in Siria. «La situazione – ha detto – è un po’ migliore in questo momento. La guerra però ha lasciato conseguenze psicologiche e sociali enormi. Il nostro compito, oltre alla pastorale, è quello di dare dignità alla vita di queste persone cresciute col conflitto, a renderla il più normale possibile, ad amarla e a non annientarla con le armi».
Fabrizia Felici di Norcia, mamma Rosa Valentina, una ragazza di 28 anni affetta da una patologia gravissima: è ventilata parzialmente di notte e si nutre e idrata artificialmente. «Quando mia figlia aveva due anni un medico mi consigliò di metterla in un istituto: sei giovane, mi disse, devi vivere la tua vita. Chiaro che non lo feci. Il primo sorriso mia figlia me l’ha dato a cinque anni. Lei per il mondo è un fallimento, ma non lo è…ride, comunica, anche se non verbalmente, è con noi. A Norcia abbiamo fondato un’associazione per ragazzi disabili con l’obiettivo di farli uscire da casa…il sisma del 2016 ha distrutto tutto, ma vogliamo ricominciare. L’amore vince anche la morte…la sofferenza può essere trasformata in gioia».
Il secondo appuntamento è stato la Messa per i nati nell’anno 2018 all’Ospedale di Spoleto, celebrata domenica 3 febbraio in Duomo dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo. Sotto il portico della Cattedrale, su due pannelli, sono state appese le foto dei piccoli venuti alla luce nel nosocomio spoletino nello scorso anno (in totale 505).
Molte le famiglie che hanno accettato l’invito, riempendo così la Cattedrale nonostante la pioggia incessante. Tutti sono stati accolti sotto il portico dall’arcivescovo Renato Boccardo. Alla Messa, animata dal coro della Pastorale giovanile diocesana, ha preso parte il Sindaco Umberto de Augustinis e il dott. Fabrizio Damiani con parte del suo staff del reparto di ginecologia ed ostetricia. La sacrestia del Duomo era stata adibita a sala per le pappe e il cambio dei pannolini dei piccoli.
Nell’omelia mons. Boccardo come «ognuno di questi bimbi è oggetto del pensiero particolare di Dio che è padre amoroso. È in Dio che noi comprendiamo la loro bellezza e preziosità; è Lui che ha posto in voi, care mamme e cari papà, la sua fiducia donandovi questi batuffoletti che dovete far diventare persone».
L’Arcivescovo ha poi ricordato che «la famiglia è il luogo ideale per accogliere la vita, per trasmettere a questi neonati le chiavi giuste per interpretare l’esistenza. È necessario allora un’alleanza tra famiglie e società, civile ed ecclesiale, per farli crescere in età, sapienza e grazia, per far sì che abitino con serietà la società che noi gli stiamo costruendo». Al termine della Messa, come tradizione, c’è stato il lancio verso il cielo di palloncini rosa e blu: «Un segno esteriore – ha detto mons. Boccardo – per “cantare” la nostra felicità nei confronti della vita».