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Cc Spoleto, catturata banda del Maggiolino, in manette 3 pregiudicati di Roma Ostia – Foto

Carlo Vantaggioli
Sono rinchiusi nel carcere di Regina Coeli gli autori della rapina alla gioielleria Aurum di Spoleto, catturati a tempo di record dai carabinieri di Spoleto. Sono tre uomini, tutti residenti a Roma Ostia, noti alle forze dell’ordine quali tossicodipendenti, due di loro anche per precedenti penali. La notizia della loro cattura, anticipata da Tuttoggi.info, è stata spiegata nei dettagli nel corso della conferenza stampa conclusasi poco fa nei locali della caserma diretta dal capitano Fabio Rufino.
Gold Beetle – è questo il nome che gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Federica Albano, hanno dato all’inchiesta scattata pochi istanti dopo la rapina dello scorso 26 novembre quando la gang svuotò la cassaforte dell’oreficeria per un bottino di oltre 300 mila euro in oro e gioielli. In manette sono finiti N.A., 47anni, alle spalle 17 anni di carcere per rapina a mano armata aggravata dall’esplosione di colpi d’arma, un passato vicino alla banda della Magliana e un periodo trascorso al Ce.I.S. di Spoleto per cercare di disintossicarsi (è lui il basista del ‘colpo’); F.M., 50 anni, noto alla giustizia per reati contro il patrimonio, e C.S., 33 anni, incensurato, rampollo di una famiglia importante di Roma affermata nel campo immobiliare.
L’assalto – stando a quanto ricostruito, è stato roprio il più giovane della banda a farsi aprire con uno stratagemma il negozio, spianando così la strada ai due complici. Immobilizzata la titolare con delle fascette di plastica ai polsi (la donna è rimasta per tutto il tempo sotto la minaccia di una pistola), i malviventi ripulirono la cassaforte portando via ogni cosa, anche oggetti di poco valore. Imprevisti e errori – a rovinare i piani dei rapinatori è stato però l’inaspettato arrivo in negozio del marito della donna e co-titolare della gioielleria. Fallito il coraggioso tentativo di fermarli, l’uomo è riuscito però a intravedere l’auto della fuga, una New Beetle bianca con la scritta “Turbo” sulle fiancate. Un indizio importante, confermato anche da alcuni testimoni che riferiscono ai carabinieri di due auto in fuga, il Maggiolone appunto (di proprietà di F.M.) e una Smart (risultata poi intestata al trentatrenne). L’imprevisto convince i banditi ad abbandonare la Vw a qualche centinaio di metri dal negozio, dove i carabinieri la ritroveranno insieme ad alcuni monili persi nella fuga.
Il depistaggio – i banditi si sentono probabilmente scoperti e per di più la Smart può trasportare due persone. Decidono così di dividersi: N.A. e C.S. ripartono per Ostia a bordo dell’utilitaria, F.M. rimane a Spoleto. A lui il compito di attuare una sorta di piano “B” per depistare le forze dell’ordine. Neanche mezz’ora dopo la rapina chiama il 112 e denuncia di essere stato rapinato della propria autovettura: ai carabinieri del Norm dice di esser stato sequestrato e che i malviventi gli hanno rubato la macchina, una New Beetle bianca “turbo”.
Le indagini – la sua deposizione non convince del tutto il tenente Giulia Maggi, comandante del nucleo operativo. Da questo momento e per una decina di giorni a seguire i carabinieri decidono di pedinare il 50enne nei suoi spostamenti nella capitale e di intercettarlo. Giorno dopo giorno si ricompongono i tasselli del puzzle investigativo. Gli investigatori vedono le sue frequentazioni e individuano negli altri due uomini i possibili complici. Il 12 dicembre i carabinieri di Spoleto, in collaborazione con i colleghi di Ostia, decidono di fermare N.A. e C.S. durante quello che sembra un normale controllo. Dalle tasche dei rapinatori spuntano fuori delle collanine in perle del valore di circa 20mila euro che la gang sta cercando di piazzare.
L’arresto – nella notte a cavallo fra il 14 e il 15 i militari procedono all’arresto, richiesto dal pm Albano e convalidato dal gip Augusto Fornaci. Le perquisizioni alle abitazioni dei tre banditi consentono di rinvenire e sequestrare 3 pistole ad aria compressa prive della sicura rossa, 5 grammi fra eroina e cocaina, 6mila euro in contanti e assegni, 2 bilancini di precisione, cellulari e ricetrasmittenti.
Il bottino – nessuna traccia invece del consistente quantitativo di monili trafugati dalla gioielleria Aurum, ad eccezione delle collanine in perle che erano state già sequestrate. Difficile che la banda sa riuscita a piazzarli sul mercato nero; più facile ipotizzare che siano stati nascosti in un luogo ritenuto sicuro. Le indagini comunque proseguono sia per accertare eventuali ricettatori, sia per appurare sei i tre romani sono implicati nelle recenti rapine in oreficeria registrate a Deruta e Bevagna.
(ha collaborato Sara Minciaroni)
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