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Cave in Umbria, rinvio dei contributi ambientali | Ambientalisti contro presidente Tesei

La presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha firmato ieri un’ordinanza con cui “viene differito al 30 giugno 2020 il versamento del contributo della Tutela dell’Ambiente riferito all’annualità di scavo 2019 e dovuto dai titolari di autorizzazioni di cava che hanno scelto la modalità pagamento in un’unica soluzione”.

Il provvedimento è inquadrato tra quelli che sono stati recentemente messi in atto da Regione e Comuni a seguito dell’emergenza sanitaria conseguente alla pandemia da Covid-19 in Italia.

In una nota alla stampa durissima la reazione delle associazioni ambientaliste Italia Nostra e Legambiente, “Rendite di posizione, sconti, moratorie e rinvii dei canoni concessori, già molto bassi in Umbria, sono l’unico modello industriale proposto dalle aziende estrattive della Regione, a dimostrazione della scarsa imprenditorialità e della pesante dipendenza di questo settore dal pubblico.

In Umbria ci sono 83 cave attive e 77 tra dismesse ed abbandonate, (dati Legambiente 2017) che secondo le associazioni ambientaliste, “generano scarsi benefici per la collettività vista l’esiguità dei canoni versati alla Regione, tra 0,25 e 0,45 euro a metro cubo a seconda del materiale (per totale annuo di entrate di circa 3 milioni di Euro). Ma le moratorie dei canoni e gli sconti assicurati al comparto non sono novità: già nel 2014 e 2015 sono stati annullati i canoni di concessione dovuti.

“Inquietante è poi vedere come si sia deciso di intervenire proprio sui contributiprosegue la nota- che servirebbero per mitigare gli impatti dell’attività estrattiva, come al solito sacrificando l’ambiente in nome di un modello di sviluppo predatorio e distruttivo dei valori del paesaggio e del territorio. L’emergenza Covid19 ha messo in evidenza come il modello di sviluppo degli ultimi trent’anni e la globalizzazione abbiano prodotto una grande fragilità dell’ecosistema, di cui la salute pubblica è un tassello fondamentale. Continuare in questa direzione è un suicido lento.

“I primi interventi della Regione Umbria, invece di puntare sulla ricostruzione del tessuto sociale delle comunità attraverso la valorizzazione del Patrimonio storico, artistico e ambientale, pensano a salvaguardare le aziende estrattive. I contributi ambientali, che avrebbero potuto aiutare una ripresa sostenibileconclude polemicante la nota degli ambientalisti-vengono posticipati e si punta invece allo sfruttamento del territorio e del ambiente a favore di pochi.”

Foto repertorio TO