Città di Castello

Castori sul Tevere tra Toscana e Umbria, dal Ministero “Sono troppi, vanno rimossi”

Dall’entusiasmo del ritorno dei castori dopo oltre 500 anni, soprattutto tra Toscana e Umbria – in Italia erano estinti addirittura dal 1500 -, si è passati in questi giorni ad una concreta possibilità di rimozione della specie, discussa perfino in Parlamento.

“Immissioni di natura illegale”

E’ emerso infatti che l'”abbondante” ricomparsa dei castori eurasiatici – numerose “dighe” e alberi rosicchiati sono stati ritrovati lungo il Tevere tra Sansepolcro e Anghiari ma di recente anche a Città di Castello – “risulta attribuibile ad immissioni di natura illegale, non autorizzate dalle autorità competenti e non adeguatamente pianificate. Appare infatti evidente che la collocazione dei nuclei presenti in Italia centrale sia da ritenere al di fuori dell’attuale areale naturale della specie, non riconducibile ad un processo di ricolonizzazione naturale né a progetti di re-introduzione condotti ai sensi delle norme vigenti”.

A dirlo, durante l’ultima seduta della commissione Ambiente alla Camera, è stato il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Claudio Barbaro, rispondendo all’interrogazione del deputato Marco Simiani (Pd) il quale, in sede di presentazione dell’atto, ha riportato l’ipotesi, confermata da Enea, che la presenza dell’animale nel Centro Italia “sia probabilmente dovuta dal fatto che questi siano acquistati da strutture straniere che li detengono in cattività, e poi rilasciati”.

“Pianificare con massima urgenza interventi gestionali”

Da Roma è arrivato così l’invito a Toscana e Umbria a “pianificare con massima urgenza gli interventi gestionali da intraprendere, necessari in relazione ai gravi impatti che la specie verosimilmente produrrà ad un ecosistema delicato come i corsi d’acqua, nonché a specie ed habitat ad essi collegati, anche di interesse comunitario”. Per Barbaro c’è dunque la “necessità di un’azione coordinata di rimozione, e più in generale di una strategia gestionale armonizzata e coerente, peraltro ampiamente condivisa nell’ambito della comunità scientifica, e giustificata dalle capacità di spostamento e diffusione della specie e, soprattutto, dalle ricadute collettive che si avrebbero a seguito dell’insediamento della specie anche in una sola delle regioni interessate”.

Un caso analogo di concentrazione di castori si è verificato anche in territorio spagnolo: è stato però evidenziato che, in base ai dati attualmente disponibili, il numero di esemplari in Italia risulterebbe molto più contenuto di quello rimosso a suo tempo in Spagna.

“Valutare piano di rimozione ma…con delicatezza”

E’ giusto – ha replicato Simiani che su animali illegalmente immessi sul territorio nazionale si attivi un rilevamento della presenza della specie finalizzato a valutare un piano di rimozione. Tuttavia ritengo opportuno procedere con delicatezza, per evitare il rischio di creare contrapposizioni con comitati che potrebbero determinare difficoltà. Se da un lato la presenza del castoro potrebbe avere anche alcune ricadute positive sugli habitat, dall’altro l’alterazione del territorio, con particolare riguardo agli argini dei fiumi, non giova a regioni fragili come Umbria e Toscana”.