Un gurppo di genitori ci ha raccontato problemi e disservizi subiti dai propri ragazzi, si va dai biglietti "quasi introvabili" ai bus strapieni (se arrivano) "Viviamo in una città vicino a tutti ma lontana da tutto"
Per qualcuno andare a scuola è un momento di crescita importante, per altri invece, soprattutto per alcuni studenti di Città di Castello, è “un vero e proprio incubo”.
Un gruppo di mamme e papà tifernati, i cui figli si recano quotidianamente ad Arezzo (con mezzi Busitalia) per frequentare un istituto superiore, ha voluto infatti raccontarci questa vera e propria odissea.
“Abbiamo scelto Arezzo perché…”
“La scelta della scuola – specificano da subito – è caduta sul capoluogo toscano perché sapevamo ci fosse una rete di mezzi pubblici che avrebbero accompagnato i nostri ragazzi da casa all’istituto in tutta tranquillità, come accade in ogni altra città d’Italia”. Ma a quanto pare quando un adolescente tifernate decide di andare a scuola ad Arezzo accade tutt’altro.
“Biglietti quasi introvabili”
I problemi emergono a partire addirittura dai biglietti, “quasi introvabili” nel Comune di Città di Castello e reperibili solo a San Giustino, Lama o Sansepolcro. “Meglio non ricordare proprio la situazione dell’anno scorso sotto lockdown, quando non si poteva viaggiare tra Comuni…” puntualizzano i genitori, che dichiarano di essere costretti a comprare il ticket singolo piuttosto che “pagare un abbonamento da 630 euro e non ricevere il servizio“.
L’obliterazione…a penna
Biglietto che, spesso, “per una ragione oscura“ non può essere obliterato nel pullman, con l’utente costretto a scrivere a penna il suo ingresso nel ticket una volta salito a bordo.
“Incognita” bus
Ma passiamo al “viaggio”: per arrivare a destinazione, ovvero o casa o a scuola, i ragazzi devono infatti scendere a Le Ville (frazione del Comune di Monterchi (Ar) e aspettare la coincidenza. Il bus che arriva, il più delle volte, è spesso pieno, con i ragazzi costretti a viaggiare in piedi. “Alla faccia del distanziamento e delle regole anti contagio Covid, oltre al rispetto della sicurezza stradale” aggiungono i genitori.
Un’eventualità che è comunque un lusso rispetto a quando il pullman, a volte, non passa proprio, con il gruppo di pendolari minorenni che rimane letteralmente appiedato. “E’ così che mamma o papà si devono armare di santa pazienza, liberarsi e chiedere ore di permessi per trasportare i figli a scuola o riprenderli”. In questo caso si capisce ancora meglio la preferenza del biglietto singolo in cofronto all’abbonamento…
“Studenti presi a male parole”
“Senza contare – sottolineano – che spesso i nostri ragazzi sono trattati a male parole da alcuni autisti, che dovrebbero prendersi a carico questi minorenni, che hanno una sola colpa: quella di aver scelto la scuola che può formarli per raggiungere i loro sogni.
“Purtroppo – concludono gli sconsolati parenti degli studenti – viviamo in una città vicino a tutti e lontana da tutto: la vera ricchezza di un paese non sta nelle macchine che uno possiede ma dai mezzi di comunicazione che ha e noi non li abbiamo”.