di Cgil Terni
Presso la Camera del Lavoro di Terni, la segretaria generale della Cgil provinciale, Lucia Rossi, ha illustrato i pesantissimi dati sull'andamento occupazionale del territorio nel 2011. Dati che evidenziano, per quanto riguarda la cassa integrazione, un andamento di Terni in controtendenza sia rispetto alla regione che al Paese: nel 2011 in provincia di Terni si assiste ad un ulteriore aumento del 5,27% delle ore di cassa integrazione autorizzate, dovuto esclusivamente all'incremento nel ricorso alla cassa integrazione in deroga. Cassa in deroga che, spiega la Cgil, sta assumendo sempre più peso anche per l'esaurimento negli altri settori degli ammortizzatori ordinari. Così, il 2011 si è chiuso in provincia di Terni con oltre 3,7 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate, contro i 3,5 milioni dello scorso anno e soprattutto contro le 380mila ore del 2008, prima dell'esplosione della crisi. In tre anni, dunque, le ore di cassa integrazione autorizzate si sono decuplicate.
C'è poi il capitolo licenziamenti: nel 2011 sono stati collocati nelle liste di mobilità 1190 lavoratori, di cui 280 in mobilità retribuita e 910 senza alcun sostegno economico. Anche qui, rispetto al 2010, si assiste ad un incremento fortissimo, del 12% per quanto riguarda la mobilità retribuita e, addirittura, del 24% per quella non retribuita. Se si allarga lo sguardo agli ultimi tre anni il numero di lavoratori licenziati nella provincia di Terni sfiora le tremila unità.
A questi dati “oggettivi” la Cgil aggiunge poi le sue “rilevazioni empiriche”, che vengono dalle pratiche aperte presso gli uffici vertenze, dove aumentano i contenziosi per fallimento di azienda, come anche le vertenze di lavoratori non pagati da mesi, che decidono di andarsene di loro spontanea volontà.
“Un quadro del genere impone al territorio, ovvero a tutti gli attori, imprese, sindacati e istituzioni, una reazione forte e immediata che eviti il collasso del sistema – ha detto Lucia Rossi, commentando i dati sull'occupazione – e per questo noi crediamo che in primo luogo vada riattivata l'interlocuzione con il nuovo Governo nazionale, riportando all'attenzione la vertenza del polo chimico e la vicenda Thyssen e rivendicando i crediti che questo territorio vanta nei confronti dell'esecutivo precedente”. Qui la segretaria generale si riferisce al Patto di territorio del 2005, che prevedeva risorse e agevolazioni per progetti di reindustrializzazione “che non sono mai state concesse”. Rossi si augura poi “un'azione volta ad ottenere il riconoscimento del territorio ternano come 'area di crisi complessa', atto che garantirebbe risorse da investire ad esempio in progetti di verticalizzazione delle produzioni e in un vero piano di sviluppo della chimica innovativa”.
Sul capitolo acciaio, data la sempre più probabile decisione di vendere l'impianto ternano da parte di ThyssenKrupp, la Cgil chiede con forza di “difendere e salvaguardare” il futuro industriale della prima azienda umbra (e tra le principali del centro Italia), indipendentemente da chi sarà l'acquirente, rispetto a possibili speculazioni e operazioni di carattere finanziario.
“Da qui alla fine di marzo capiremo quali sono le reali intenzioni della multinazionale tedesca – ha spiegato Attilio Romanelli, segretario generale della Fiom Cgil di Terni – ma ormai pare chiara la volontà dell'azienda di vendere, per cui occorrerà fare fronte comune con le istituzioni, per ribadire la strategicità del sito ternano e dell'unità delle attività produttive in esso presenti. Nella sua storia – ha aggiunto – l'Ast ha cambiato tante casacche, ma non ha mai perso la sua grande capacità produttiva, che la rende un gioiello industriale a livello europeo”.