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Cassa integrazione per Coronavirus, l’elenco delle 4.648 aziende umbre finora ammesse | Le opposizioni: 3mila pratiche attendono, troppi ritardi

Non sono stati licenziati a causa dell‘emergenza Coronavirus, però non hanno diritto ai sussidi degli autonomi né ad altre forme di sostegno economico. Sono i lavoratori messi in cassa integrazione causa Covid, molti dei quali attendono l’erogazione dell’assegno da parte dell’Inps (o di altro ente previdenziale in base alla tipologia di azienda).

Il rimpallo delle responsabilità

Di certo ci sono le sacrosante rivendicazioni di chi è ormai a casa da quasi due mesi e non riceve né stipendio né cassa integrazione. Quanto alle situazioni ed alle responsabilità sui ritardi, poi, si assiste a tutto. Nei commenti social come nelle dichiarazioni ufficiali di chi ha competenze istituzionali, ai vari livelli. Con spiegazioni ed accuse che, a seconda della “lettura” politica, spingono a trovare il colpevole a Roma o a Perugia. O magari nei funzionari dell’Inps, che a loro volta spingono chi chiede notizie a guardare altrove.

Norme nazionali e regionali

Il Decreto Legge n. 18 del 17.03.2020 “Cura Italia” ha indicato i criteri su cui le Regioni devono disciplinare, in accordo con le parti sociali, le modalità di fruizione della cassa integrazione in deroga per i lavoratori delle aziende in crisi a causa dell’emergenza Coronavirus.

La Regione Umbria ha raggiunto l’accordo quadro con le parti sociali il 23 marzo.

Il 24 marzo Ministero del Lavoro e Ministero dell’Economia hanno emanato il decreto di riparto delle risorse per le Regioni. Decreto che in una prima fase assegna all’Umbria 20 milioni di euro.

La Regione Umbria ha quindi consentito la presentazione delle domande di cassa integrazione in deroga a partire dalle ore 16 del primo aprile.

Chi presenta la domanda

Le domande devono essere presentate dal datore di lavoro esclusivamente con modalità telematica attraverso l’applicativo “SARe” presente nel portale tematico “Lavoro per Te Umbria” a cui è necessario essere accreditati.

Chi può chiedere la cigd

Come viene spiegato nella guida predisposta da Arpal Umbria (L’Agenzia regionale politiche attive del lavoro) possono accedere alla Cassa integrazione in Deroga (cigd) per le unità locali/operative site in Umbria i cui lavoratori subordinati sono stati sospesi in tutto o in parte a causa degli effetti economici negativi conseguenti il Covid-19 e le misure di contenimento.
Possono presentare domanda i datori di lavoro del settore privato, ivi inclusi quelli agricoli, della pesca e del terzo settore compresi gli enti religiosi civilmente riconosciuti e con esclusione dei datori di lavoro domestici, per i quali non trovano applicazione le tutele previste dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione di orario, in costanza di rapporto di lavoro.
Sono esclusi i datori di lavoro rientranti nel campo di applicazione della cigo (cassa integrazione ordinaria), del Fis (Fondo integrazione salariale) o dei Fondi di solidarietà di cui agli articoli 19, 20 e 21 del DL 18/2020 a meno che non abbiano accesso agli stessi in ragione delle specifiche normative che ne disciplinano l’operatività ovvero in ragione dell’esaurimento delle specifiche dotazioni finanziaria.

L’Inps con circolare ha anche che i datori di lavoro interessati da fondi di solidarietà non ancora operativi qualora occupino più di 5 dipendenti potranno continuare ad accedere al FIS, mentre quelli che occupano fino a 5 dipendenti potranno accedere alla Cigd.

I datori agricoli devono ricorrere prioritariamente all’ammortizzatore di settore Cisoa con causale “COVID-19 CISOA” per i propri lavoratori a tempo indeterminato che ne hanno i requisiti; qualora l’azienda abbia già fatto ricorso, per altre causali, al numero massimo annuale di giornate fruibili nell’anno, sarà possibile richiedere la cigd, che invece è fruibile da subito.

La durata

Il “Cura Italia” prevede che la cassa integrazione in deroga possa essere erogata per un massimo di 9 settimane. I periodi richiesti non possono essere antecedenti la data del 23.02.2020 e successivi al 30.06.2020 e avere una durata complessiva massima, appunto, pari a 9 settimane (corrispondenti a 63 giorni di calendario).

La domanda di cigd è da intendersi per unità locale/produttiva. Le 9 settimane non sono quindi da intendersi per singolo lavoratore.

A livello nazionale si sta lavorando su un’ipotesi di estensione del periodo di accesso alla cassa integrazione in in deroga.

La situazione in Umbria

Sul sito Arpal è disponibile l’elenco delle aziende umbre ammesse alla cigd ed il numero di lavoratori interessati. Al 29 aprile le aziende erano 4.648.

Oltre all’elenco delle determine dirigenziali con cui, ogni giorno, gli uffici della Regione autorizzano i datori di lavoro autorizzati. Ciascuna determina assomma più imprese. La prima, siglata il 9 aprile (quindi 9 giorni dopo l’apertura delle domande) riguardava 40 attività. Il 29 aprile ne sono state emesse 3 ciascuna delle quali relativa a circa 270 attività.

Di fatto, osservando le determine, il meccanismo autorizzatorio è entrato a regime dal 20 aprile ed ha visto un consistente incremento dal 27.

Le opposizioni denunciano ritardi

Le opposizioni in Regione denunciano “gravi carenze e troppi ritardi da parte della Giunta“. E in una nota congiunta i consiglieri Bori, Bettarelli, Meloni, Paparelli e Porzi (Pd), Fora (Patto civico), De Luca (M5s) e Bianconi (Misto) annunciano la presentazione di una risoluzione e l’intenzione di voler “votare a favore della variazione di bilancio per stanziare le risorse“, chiedendo l’attivazione di un fondo regionale per l’anticipazione.

Prima si è perso tempo nell’attivare le pratiche” lamentano i consiglieri di opposizione, informando che ad oggi “quasi 3mila domande attendono ancora una risposta“.

Spiegano che la colpa non è degli uffici, “che stanno facendo un grande lavoro e dando il massimo, analizzando centinaia di richieste il giorno, ma dalle scelte della Giunta. Fino a pochi giorni fa, infatti, sulle pratiche di autorizzazione della cigd erano state dedicate soltanto due unità di personale. Dopo la denuncia delle lunghe attese da parte delle imprese, esse sono salite a 25”.

I consiglieri di opposizione propongono quindi un fondo per l’anticipazione e un’interlocuzione con Abi, le banche e le parti economiche, per la
creazione di protocolli quadro per la liquidazione anticipata degli
ammortizzatori sociali.

Chi ha avuto i soldi e da chi

Tra le tante lamentele di lavoratori che ancora non hanno ottenuto nulla, ce ne sono alcuni che invece affermano di aver percepito il compenso. Tanti casi, spesso diversi tra loro, su cui occorre fare chiarezza.

Ovviamente, non tutti i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione. E ce ne sono alcuni che, pur continuando a lavorare, non hanno percepito lo stipendio, per carenze di liquidità della propria azienda. Ma questi sono casi ulteriori.

Alcuni (pochi) imprenditori, pur richiedendo l’accesso alla cassa integrazione per tutti o alcuni loro dipendenti, erano nella disponibilità di poter anticipare l’importo della cigd. A mano a mano che la propria pratica è stata accolta con la relativa determina, poi, alcuni imprenditori hanno potuto presentare in banca la domanda di anticipo dell’importo da erogare ai propri dipendenti in attesa di riceverlo dall’Inps o da altro istituto previdenziale. Casi, anche questi ultimi, che risulterebbero comunque piuttosto limitati al momento, secondo quanto appreso da fonti sindacali del settore bancario.

Altro caso ancora, infine, è quello relativo agli ammortizzatori a cui le imprese hanno avuto accesso ad ammortizzatori relativi al settore (tipo gli agricoltori) o attraverso gli enti bilaterali.

Ecco perché, ad oggi, alcuni dipendenti hanno iniziato a percepire il loro assegno ed altri ancora attendono.