Città di Castello

Caso Stile, domani l’udienza che deciderà destino Cooperativa

Dopo mesi di duro lavoro e di impegno costante, adesso il futuro di 32 dipendenti e delle loro famiglie, è in mano ad un giudice che, venerdì 16 dicembre, dovrà emettere una sentenza, per loro, storica. Ad attendere il verdetto sono i soci e i dipendenti della Stile società cooperativa.

Per l’azienda di Bivio Lugnano gli esami sembrano non finire mai: il Tribunale di Perugia, infatti, dovrà decidere definitivamente sull’appello presentato da Tiberina Legnami e stabilire se Anbo Stile (società costituita da imprenditori provenienti dagli Usa e dalla Cina) ha ancora diritto di pretendere che le venga restituita l’azienda nonostante non abbia pagato i propri creditori tra i quali si annoverano anche gli stessi ex dipendenti, per debiti milionari.

Un ultimo capitolo, sperano i vertici dell’impresa, di questa vicenda iniziata nel mese di luglio, quando i soci di Stile società cooperativa hanno ottenuto dal Tribunale di Perugia l’azienda e, grazie al sostegno della Lega della Cooperativa, della Regione e delle organizzazioni sindacali, hanno avviato la difficile fase di rilancio del marchio Stile sia in Italia che all’estero.

Un vero e proprio processo di “Workers buy out”, che in pochi mesi ha dato i suoi frutti con commesse da Stati Uniti e Cina, insieme posti di lavoro. Ma, nella realtà altre minacce stavano iniziando a manifestarsi. Lo scorso ottobre il giudice, lo stesso che a giugno aveva ordinato ad Anbo Stile di restituire l’azienda a Tiberina Legnami, ha modificato la propria decisione, ordinando a quest’ultima di ridare indietro, a sua volta, l’azienda ad Anbo Stile. Tiberina, come logico, si è opposta a questa nuova decisione e ha chiesto ed ottenuto dal Presidente del Tribunale di Perugia la sospensione dell’ordinanza: spetterà ora un altro giudice pronunciarsi definitivamente sul futuro dell’azienda.

E’ sin troppo ovvio affermare che le sentenze vanno rispettate, ci mancherebbe altro – hanno detto i vertici dell’impresa – ma alcune riflessioni di buon senso ci appaiono necessarie. Un’azienda non è una palla che passa da una parte all’altra del campo senza danni, in un’azienda ci sono persone, famiglie che trovano sostentamento dal loro lavoro. Diciannove ex dipendenti si sono rimboccati le maniche e hanno deciso di dare vita ad una cooperativa per garantirsi un futuro. Nel decidere a chi affidarla si dovrebbe tenere conto anche di questo: dell’affidabilità di chi dovrà gestirla“.