Perugia

Caso Reggina, Santopadre insiste: “Clamorosa violazione delle regole sportive”

Con il Perugia ancora il silenzio stampa, il presidente Massimiliano Santopadre (questa volta con un comunicato a sua firma), interviene sul caso Reggina all’indomani dell’infuocata assemblea di Lega B in cui ha attaccato apertamente la società amaranto per il mancato rispetto delle scadenze contributive.

E lo fa rispondendo a chi ritiene che lo sfogo sia dovuto alla mancata accettazione del verdetto del campo. Valutazione che viene fatta non solo dalle parti di Reggio Calabria. Dopo un comunicato in cui la Reggina afferma di comprendere “la delusione di qualche dirigente di squadre avversarie per il mancato raggiungimento dei risultati attesi”. Parlando di sfoghi “decisamente sopra le righe” e difendendo la legittimità del proprio operato e il rispetto delle regole previste dall’ordinamento giudiziario per le imprese in crisi.

“Riteniamo che siano stati sfoghi incontrollati e populisti – si legge ancora nella nota della società amaranto – dettati da un’evidente delusione sportiva, esclusivamente pretestuosi e giustificativi dei loro insuccessi”. Aggiungendo: “Queste manifestazioni di ‘clamore’ sarebbero probabilmente tese a spostare l’attenzione delle proprie comunità e tifoserie dal perché questi Club non si siano costituiti in giudizio sportivo per far valere le loro pretese ai sensi degli articoli 81 e 104 Cgs-Figc”.

“Violazione delle regole dell’ordinamento sportivo”

“I fatti – replica Santopadre – parlano da soli e lasciamo a chi legge di farsi l’idea che vuole. La Reggina ha partecipato al campionato di Serie B appena terminato perché (pur avendo debiti milionari anche per tasse e contributi) essa si è appellata ad una legge dello Stato che consente di proporre ai creditori un importantissimo taglio di quanto loro dovuto: qui parliamo addirittura di un taglio del 95%. Giustamente, allora, la Reggina dice: che cosa volete? Stiamo applicando una legge dello Stato. Ed anzi: meglio prendere il 5% che nulla. Come dicevamo, ognuno si faccia l’idea che vuole. Noi abbiamo parlato di violazione -e clamorosa- delle regole dell’ordinamento sportivo e non delle leggi dello Stato”.

Santopadre prosegue: “L’ordinamento sportivo impone a chi vi appartiene (e tutte le squadre di attenersi sempre ai principi di lealtà, correttezza e probità. Chi non lo fa è sanzionato. Domanda: si attiene ai doveri di lealtà, correttezza e probità chi non paga tasse e contributi e lo fa anche nella stagione appena terminata?”.

Sport e imprese

E ancora: “Un’altra piccola riflessione. Lo Stato italiano (quello che ha varato la legge che ha applicato la Reggina) non impone a nessuno di avere rapporti con le imprese (come la Reggina) che dichiarano di essere in crisi. L’ordinamento sportivo, al contrario, obbliga le squadre di un campionato a competere tra loro (anche se c’è un’impresa in crisi). Si verifica quindi, nell’ordinamento sportivo, che io che pago puntualmente tutto (e mi attengo ai principi di lealtà, probità e correttezza) sono chiaramente svantaggiato nei confronti di una squadra che, anziché pagare tasse e contributi, con quei soldi ha comprato e contrattualizzato giocatori e allenatore con stipendi molto onerosi. Anche qui – conclude Santopadre – lasciamo al lettore di farsi l’idea che crede. I fatti parlano da soli”.