A Orvieto di attendono gli sviluppi della vicenda legata al salvataggio della controllante della Cassa di Risparmio di Orvieto, la Banca Popolare di Bari, che ne detiene il 73,57%, commissariata dalla Banca d’Italia per la pesante sottocapitalizzazione ed anche a seguito delle indagini condotte dalla Procura di Bari.
Un commissariamento che non riguarda ovviamente la Cassa di Risparmio di Orvieto, di cui anzi in Umbria si augurano presto la cessione, che secondo i piani di Bari si doveva concretizzare 8al prezzo fissato di 55 milioni di euro) già entro la fine del 2019.
Le vicende del commissariamento della Banca Popolare di Bari spingono comunque la Fondazione Cassa di Risparmio ad intervenire per fare chiarezza, anche per tranquillizzare la clientela della Cassa di Risparmio di Orvieto e la comunità locale, ovviamente interessata alle sorti della storica CariOrvieto.
“La procedura di commissariamento che Banca d’Italia – ricorda la Fondazione – ha stabilito nei confronti della controllante Banca Popolare di Bari non si applica alla controllata Cassa di Risparmio di Orvieto. La clientela della Cassa di Risparmio può continuare a contare con la massima fiducia nella piena operatività della Banca, nella consapevolezza che tutto questo si traduce, da anni, in un rapporto di familiarità e scambio con il Territorio al quale è stretta da un legame antico e proficuo”.
“CariOrvieto una banca sana”
“E’ fondamentale – sottolinea la Fondazione – tornare a ricordare che la Cassa di Risparmio è una banca sana, solida, con una posizione patrimoniale tale da garantirle una fattiva e positiva presenza sul mercato e sul Territorio. A questo riguardo, i dati finanziari ufficiali, più volte resi pubblici, ne confermano un Cet1 dell’11,8% che mettono la Cassa di Risparmio di Orvieto in una condizione di solidità patrimoniale di alto contesto qualitativo e di mercato. Non è un caso – si evidenzia – che proprio per questa condizione il 73,57% della Cassa di Risparmio, radicata con 50 agenzie e 288 dipendenti sul territorio, sia oggetto di una cessione a tutt’oggi confermata in un prezzo di 55 milioni di euro, prezzo che ne conferma, concretamente, lo status di asset valido e prezioso“.
La Fondazione: discontinuità nella direzione aziendale
Insomma, come già evidenziato il commissariamento della Banca Popolare di Bari potrebbe accelerare la vendita delle quote della CariOrvieto, operazione che in molti, in Umbria, attendono da tempo, visto che l’idillio con i vertici pugliesi è durato ben poco.
“La Fondazione, a fronte della decisione della Banca d’Italia, alla quale rivolge sentimenti di stima e rispetto – si legge ancora nella nota diramata da Palazzo Coelli – conferma la propria fiducia, oltre che nei dipendenti, nel presidente, ribadendo ancora una volta la necessità, però, di un segnale di discontinuità nella direzione aziendale, richiesta che auspica venga accolta, visto il nuovo contesto di riferimento, con opportuna tempestività“.