Si aggrava di ora in ora il comportamento tenuto da alcuni agenti della Polizia di Miami, in Florida, che hanno proceduto all’arresto dell’umbro Matteo Falcinelli, originario di Spoleto ma residente a Perugia, che negli States studia ormai da 5 anni. I video delle pesanti percosse subite dal 28enne – non solo al momento del fermo ma, ancor peggio, mentre si trovava già nella cella di sicurezza – hanno fatto il giro del mondo e sollecitato il Governo Meloni che, tramite il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, si è immediatamente attivato con le autorità americane affinché venga fatta piena luce sul fermo di polizia.
Anche la giustizia italiana: se la Procura di Roma attende di incontrare il legale di Matteo, la Procura Generale della Corte d’Appello di Perugia, retta da Sergio Sottani, avrebbe già chiesto alle Procure di Perugia (dove Matteo risiede) e di Spoleto se vi sono state segnalazioni.
A dare per primo la notizia dell’arresto è stata La Nazione con un lungo servizio di Erika Pontini che ha pubblicato due dei quattro video in cui si vede la spropositata reazione dei “leoni”, così sono ribattezzati gli agenti di Miami, di fronte al ragazzo che chiedeva di riavere solo i cellulari. Solo questi. E non è un dettaglio da poco visto che invece nel verbale del fermo, che Tuttoggi può mostrare, di tutto si parla tranne che della legittima richiesta del ragazzo.
Stando invece al rapporto del Dipartimento di polizia, il ragazzo avrebbe rivoluto indietro 500 dollari dal titolare del locale in cui era entrato e per questo avrebbe “ripetutamente spinto e toccato” almeno due agenti (in Florida è reato anche solo sfiorare la divisa di un poliziotto). Se non fosse che dalla carta di credito non si registra nessun pagamento di 500 dollari e “Matteo non ha mai girato con così tanti soldi in contanti”, commenta la mamma, Vlasta Studenicova, di origine slovacca e ormai italiana da più di 30 anni.
I “video testimoniano come Matteo volesse i suoi cellulari e che può aver sfiorato il badge di un agente” aggiunge al telefono con Tuttoggi.
Una mamma-coraggio che ha deciso di combattere questa battaglia contro l’uso della spropositata violenza da parte della polizia americana, battaglia per la quale è assistita dall’avvocato Francesco Maresca (l’avvocato della famiglia di Meredith Kercher) del foro di Firenze. “Perché non succeda più a nessuno di essere trattati in questo modo”. All’indomani della liberazione, la signora è partita alla volta di Miami e si è dedicata alla causa legale, spulciando carte, chiedendo estratti conto e visionando i video delle telecamere di sicurezza.
Un fermo di polizia che rischia di trasformarsi ora in una indagine a carico degli agenti intervenuti fuori dal locale (una indagine interna è stata già aperta) e sul cui operato anche il giudice americano che ha visionato le carte sembra aver avuto forti dubbi. Tanto da proporre allo studente spoletino la pre trial intervention (PTI), una sorta di programma educativo che fa decadere tutte le accuse. Che, in principio, non sembravano essere di poco conto: resistenza a pubblico ufficiale, opposizione all’arresto e violazione di domicilio (per aver tentato di rientrare nel locale). E che, a sentire la mamma, si è tradotto in “nulla, neanche un’ora di colloquio con un esperto”.
La proprietà del Dean’s Gold poi, il giorno prima della udienza preliminare, ha ritirato la denuncia. Strano. Che la proprietà abbia voluto evitare di dover mostrare i video interni al proprio locale?
È la stessa Studenicova a ripercorrere tutta la vicenda, parlando per il figlio che per il momento preferisce non parlare con la stampa. Tuttoggi, per completezza di informazione, ha anche contattato il governatore della Florida, l’italoamericano Ron Desantis, e il sindaco di Miami, Francis Suarez, per un commento sulla vicenda ma al momento senza fortuna.
“E’ un brutto periodo” esordisce la mamma “cominciato già a novembre 2023 quando Matteo ha subito un grave incidente in America mentre si trovava a bordo di un’auto condotta da un amico. È rientrato in Italia per le cure e poi ha ripreso gli studi nel college di Miami”.
Arriviamo al giorno dell’arresto. Mi faccia prima dire che la mia non è una famiglia ricca, faccio molti sacrifici con l’aiuto della mia famiglia originaria, per far studiare Matteo in America e l’altro figlio a Bologna. E Matteo non ha mai avuto grilli per la testa, oculato anche nel divertimento.
Il 24 febbraio scorso chiamo in videochat Matteo che è in palestra, gli chiedo come intende festeggiare lo Spring Break (la festa degli universitari) e mi risponde che non lo sa ancora perché i suoi due amici più cari sono uno al lavoro e l’altro impegnato in un progetto per il college.
La sera decide di uscire, vede che il locale più vicino per bere una cosa è questo Dean’s Gold, chiama Uber ed entra nel locale alle 22.18. Intuisce che è un night con spettacoli di streap tease solo dopo aver pagato i 20 dollari per l’ingresso. Decide di fermarsi e ordina una coca e rhum. Poco dopo arriva una ragazza che gli offre di fare sesso, 500dollari per mezz’ora, 1.000 per un’ora ma Matteo non ne vuol sapere e respinge almeno tre tentativi di adescamento.
Poi? Si siede ad un tavolino e dopo un po’ fa conoscenza con una ragazza, gli chiede se vuole da bere e va ad ordinare due drink. Approfitta così per andare in toilette e si rende conto di non avere più i due cellulari. Ritorna sui suoi passi e raggiunge la ragazza la quale gli dice che i due cellulari li hanno trovati all’ingresso. Si precipita così dove aveva lasciato il documento di identità e la carta di credito e gli restituiscono i telefoni. Prende al bancone i due cocktail e li porta al tavolo.
Sospettate che vi abbiano messo una sostanza stupefacente? E’ una ipotesi perché Matteo non ricorderà alcuni momenti della serata. Solo molti giorni dopo ricorderà che quella ragazza gli chiese più volte ‘come ti senti?’, ‘stai bene?’, ma non si preoccupa più di tanto. Arriva il momento di salutare la ragazza e di pagare il conto, che Matteo fa regolarmente anche se ha il sospetto che gli vogliamo addebitare dei costi in più. Quello che è successo in questa fase non lo sappiamo, di certo sulla camicia, prima di incontrare la polizia, grazie alle bodycam si notano due macchie di sangue. A conferma che è stato picchiato già dentro il locale e messo poi alla porta.
Non vuole andarsene però senza i suoi cellulari, spariti nuovamente, forse caduti durante l’aggressione della sicurezza.
Erano così importanti da non poter tornare il giorno dopo? Assolutamente sì, lì dentro c’è la sua vita, i codici di sicurezza per entrare al college, i programmi di studio, gli account, carte di credito, non sarebbe potuto neanche tornare in stanza, né richiamare Uber per raggiungere la struttura universitaria.
Fuori però c’è già la polizia. Sì ci sono due agenti della polizia fuori servizio, nel senso che non stanno operando per il governo ma per il locale che ha un regolare contratto di sicurezza con il Dipartimento di Polizia cui paga tale servizio. Quello che è successo dopo lo avete visto dai due video, Matteo chiede di riavere solo i cellulari senza i quali non saprebbe neanche come passare la notte, ma nel verbale c’è scritto che voleva indietro i 500 dollari. Un fake.
Ci sono altri due video, giusto? Esatto, in uno si vede un buttafuori che consegna a un agente i telefoni di Matteo che vengono prima messi a fianco a lui che è già ammanettato, poi sul sedile anteriore dell’auto della polizia insieme agli altri oggetti che gli hanno sequestrato e infine tra i reperti sequestrati. Infatti nel verbale non si fa menzione di questa cosa che è l’unico motivo che ha spinto mio figlio a rivendicare i propri diritti davanti agli agenti che non hanno fatto nulla, se non accanirsi contro di lui. In un altro video, non ancora diffuso, si sente un agente dare ordine di spegnere l’audio delle bodycam e si notano gli stessi confabulare, come per decidere una linea da seguire per l’arresto.
Nel verbale si legge che suo figlio ha “percosso un leone toccando effettivamente e intenzionalmente gli agenti contro la loro volontà…” Mi pare che i video delle bodycam parlino da soli.
I vostri dubbi sono stati anche quelli del giudice? Penso di sì, non si spiegherebbe altrimenti l’andamento delle udienze. Per 2 volte la Pubblica accusa non ha depositato la richiesta di condanna, alla terza il giudice ha invitato il procuratore a ‘parlare bene con gli agenti’ rinviando al giorno dopo. All’indomani i due agenti che hanno firmato il verbale (sul posto sono intervenute altre due pattuglie, n.d.r.) erano irrintracciabili, così il magistrato ha deciso per il PTI
Cosa farete ora? Faremo in modo che i nostri diritti siano tutelati perché è atroce assistere a simili barbarie, Matteo è stato sottoposto a tortura.
Quando rientrerete in Italia? Presto ma dobbiamo essere sicuri di non commettere alcun errore, per cui ci diamo ancora qualche giorno. Anche per dimenticare questa brutta avventura che non intacca il nostro rapporto con l’America. Crediamo nella giustizia e Matteo è intenzionato a finire qui gli studi.
Le istituzioni italiane si sono mosse, anche il sindaco di Spoleto ha comunicato di seguire la vicenda. Si stiamo seguendo da qui e anche Matteo ringrazia tutti coloro che gli hanno dimostrato solidarietà e vicinanza. Il sindaco di Spoleto non l’ho sentito. Mi ha telefonato il ministro Tajani e alcuni dirigenti del ministero come anche il Console a Miami che ci supporta e che poche ore fa ci ha indicato i nominativi di due legali, tra cui quello che ha difeso la famiglia di George Floyd. Vorrei però lanciare un appello alle città di Spoleto e Perugia, agli studenti di queste due realtà, affinché si mobilitino per tenere alta l’attenzione su questo problema che può capitare a chiunque. È questione di giustizia, nient’altro che giustizia.
In queste ore anche la stampa americana si sta occupando del caso, denunciando l’eccessiva violenza usata nei confronti del giovane italiano, così come l’illegalità della pratica dell’“hogtieing” (incaprettamento) in molti dipartimenti di Polizia americani, come riportato anche dal Miami New Times, per la grande pericolosità e la possibilità di soffocamento della persona a viene è applicata.