Cronaca

Caso Joan, Tribunale Civile Perugia ordina trascrizione delle due mamme | Aggiornamenti

È finalmente arrivata l’attesa sentenza sul ricorso presentato dalle mamme del piccolo Joan che ormai un anno fa si videro negare la trascrizione dell’atto di nascita del bimbo in quanto bollato come “contrario all’ordine pubblico” dal Comune di Perugia.

Il caso aveva sollevato l’attenzione e l’indignazione di cittadini e media locali e nazionali, così come quella del Consiglio Comunale di Perugia, che aveva approvato a maggioranza una mozione per chiedere al Sindaco di procedere alla trascrizione.

Con la sentenza del Tribunale Civile di Perugia, comunicata ai difensori delle mamme, gli avvocati Vincenzo Miri e Martina Colomasi dell’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI, i giudici hanno ordinato al Sindaco di Perugia, Andrea Romizi, l’immediata trascrizione integrale dell’atto di nascita del piccolo Joan.


Romizi riconosce il piccolo Joan | Omphalos, “clamoroso e maldestro”


Omphalos: “Il sindaco chieda scusa”

Giustizia è fatta per il piccolo Joan – commenta Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – non c’era alcun dubbio sull’esito di questa sentenza, avevamo scritto e ricordato più volte che altri tribunali fino alla Cassazione si erano già espressi unanimemente sul tema. Il Sindaco Romizi aveva scelto di ignorare tutto questo e imbarcare il Comune di Perugia e la città tutta in un’assurda crociata discriminatoria che non poteva che avere questo epilogo. Joan ha due mamme e saranno entrambe riconosciute, che piaccia o no al Sindaco e ad un pezzo retrogrado e integralista della sua maggioranza. Se ne facciano una ragione”.

Le mamme di Joan si erano rivolte allo sportello legale di Omphalos per veder riconosciuti documenti e identità del piccolo. L’associazione aveva più volte richiesto un incontro al primo cittadino per spiegare le ragioni della trascrizione, incontro che è stato sempre negato fino al formale rifiuto della trascrizione. Omphalos, grazie al prezioso supporto di Rete Lenford, l’associazione di avvocati per i diritti LGBT, aveva quindi portato il caso all’attenzione della stampa e supportato le due mamme nel percorso verso la presentazione del ricorso in Tribunale. Ricorso che è stato pienamente accolto, nonostante il goffo tentativo dell’amministrazione comunale che a dicembre era tornata sui suoi passi trascrivendo solo una delle due mamme.

“Ora il Sindaco chieda scusa al piccolo Joan e alle sue due mamme – continua Bucaioni – per averli lasciati senza documenti e identità per 12 lunghi mesi. Scuse che devono essere fatte anche alla città di Perugia, per la brutta figura che il primo cittadino ci ha fatto fare, trascinando la città sulle pagine dei quotidiani nazionali. Questa storia è costata ad Omphalos la forte ostilità dell’amministrazione comunale, che ha scelto di revocare il patrocinio al pride dedicato al piccolo Joan e a non concedere più patrocini per gli eventi dell’associazione, compresi i festeggiamenti per i 25 anni della sua fondazione. Ma l’associazione ha proseguito e proseguirà la propria azione sempre senza paura e a testa alta, sicura di essere dalla parte giusta della storia”.

La replica del Comune di Perugia

All’associazione replica con una nota il Comune di Perugia: “Meraviglia e dispiace leggere i toni aspri ancora una volta utilizzati nei confronti dell’Amministrazione da parte di Omphalos, a seguito della decisione del Tribunale in merito alla trascrizione dell’atto di nascita del bambino nato in Spagna.

Il Comune non ha in nessun modo operato con spirito discriminatorio come strumentalmente si vuol far passare, ma gli ufficiali di stato civile si sono attenuti alla normativa vigente ed alle indicazioni espresse sia dalla Prefettura che dal Ministero dell’Interno, analogamente a quanto accaduto in tanti altri Comuni. Anche il riferimento al ritiro del patrocinio in occasione del gay pride non corrisponde al vero, in quanto la motivazione era da ascrivere all’utilizzo della nota locandina e ancor più ai toni a seguire utilizzati dagli esponenti dell’associazione e non certo alle vicende legate all’iscrizione dell’atto di nascita”.

Sul tema in serata sono intervenuti anche i parlamentari della Lega, che esprimono “solidarietà al sindaco Romizi per gli attacchi ricevuti e vicinanza al piccolo Joan costretto a crescere senza un papà per la scelta egoistica di due adulti che nulla ha a che vedere con i diritti civili”. Il segretario per l’Umbria sen. Stefano Candiani e i parlamentari Lega, Simone Pillon, Luca Briziarelli, Virginio Caparvi, Donatella Tesei e Riccardo Augusto Marchetti esprimono disappunto nei confronti della sentenza del Tribunale Civile di Perugia.  “A nostro avviso il comune di Perugia ha fatto bene ad opporsi e non deve scusarsi con nessuno, avendo solo applicato la legge. Riteniamo altresì opportuno e condivisibile che il Comune impugni la sentenza perché, come noto, la questione è stata demandata dalla Corte di Cassazione alle Sezioni Unite trattandosi dello status di una persona. Auspichiamo che la Giustizia faccia il suo corso, ma riteniamo assurdo che un bambino possa essere privato della figura materna o paterna attraverso un semplice atto amministrativo. Come Lega ribadiamo la nostra ferma posizione sul rispetto e l’importanza della famiglia naturale composta, come vuole la Costituzione, da un padre e una madre”.

(aggiornato alle ore 22.30)