I sette cinghiali (una femmina e sei cuccioli) abbattuti in un parco di Roma dalla polizia provinciale sono diventati un caso nazionale. Con interventi della politica, fino alla commissione d’inchiesta attivata dalla sindaca Virginia Raggi. E le proteste delle associazioni ambientaliste. Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia e presidente dell’associazione animalista Leida, punta l’indice. L’Enpa parla di “ottusa ostinazione” nel voler uccidere i cinghiali, senza prendere in considerazione le soluzioni alternative preposte.
Gunnella (Confavi): l’Enpa conosca le regole sulla caccia
Un caso la cui eco è rimbalzata anche in Umbria, regione che è alle prese con l’emergenza cinghiali. Ed anche i cacciatori intervengono sulla vicenda. Sergio Gunnella (Confavi) replica agli ambientalisti: “L’Enpa cominci col fare studiare ai propri tifosi le regole e i postulati dettati dai questionari per il conseguimento della ‘concessione governativa’ legati al diritto di praticare la caccia, così come obbliga da sempre ai cittadini che ne fanno richiesta (i cacciatori). Una volta conseguita anch’ essi la licenza di caccia, si attengano alle leggi in vigore che – fino a prova contraria – hanno valore per tutti, nessuno escluso. Così facendo, potrebbero conoscere tutte le regole che normano tale “concessione””.
Diritti e doveri dei cacciatori
Gunnella ricorda la normativa nazionale in vigore dal lontano 1992, la legge 157. Che prevede diritti ed anche doveri per chi ha ottenuto tale concessione.
“L’Enpa e le consorelle anticaccia – prosegue il responsabile di Confavi – comincino a studiare anch’esse. E smettano di distribuire sentenze gratuite a destra e a manca contro chi esercita per “concessione conseguita”, come i cacciatori. E peggio ancora nei confronti degli organi di polizia provinciale, che esercitano la propria professione in virtù della specializzazione conseguita e normata da relativo decreto”.