Circa 300 milioni di euro di investimenti in 5 anni, oltre ad altri 15 messi in campo lo scorso anno: è grande l’impegno di Ater Umbria sull’edilizia residenziale pubblica previsto da qui al 2026. Un impegno che si basa anche su sostenibilità e rigenerazione, accanto alla messa a disposizione di “case popolari” ai tanti cittadini in attesa.
Un piano che è stato presentato mercoledì a Perugia, alla presenza del presidente di Ater Emiliano Napoletti, della presidente della Regione Donatella Tesei e dell’assessore regionale Enrico Melasecche.
“La casa pubblica – ha spiegato Napoletti – è un elemento nodale del sistema di protezione sociale in Umbria. Ater vuole presentare le proprie prospettive attuali e future, in un insieme articolato di investimenti e iniziative che abbia come momento di ispirazione e come scopo la sostenibilità in termini sociali, ambientali ed economici. Riteniamo che in una prospettiva davvero calata nella dimensione attuale sia importante iniziare a pensare alla casa pubblica non solo come offerta di abitazione, ma come insieme di servizi che siano vettore di sviluppo”.
Per la Presidente Tesei: “E’ importante comunicare alla comunità umbra innanzitutto che un’Agenzia regionale e le nostre partecipate stanno funzionando. Abbiamo la dimostrazione tangibile con Ater. Si parla di investimenti per 314 milioni di euro da qui al 2026. Sono molto importanti perché il tema della casa è fondamentale, ma lo è anche l’economia del nostro territorio. E’ un’altra misura che serve in un momento molto complesso come questo che stiamo vivendo, dal punto di vista economico per tutte le ricadute che la guerra e l’inflazione stanno determinando. E’ una risposta concreta. Ci sarà sicuramente una ricaduta importante anche dal punto di vista dello sviluppo economico, ma quella diretta, naturalmente, riguarda la casa che è un bene essenziale primario e che dobbiamo garantire. C’è casa e c’è la sostenibilità della casa medesima e quindi tutte queste misure vanno in questa direzione”.
Per l’Assessore alla Politiche della casa Enrico Melasecche, invece, “Quello di Ater è un programma ambiziosissimo e sfidante, con risultati che stanno già arrivando. Bene è stato l’aver rivisto l’elenco prezzi entro dicembre, perché ciò ha consentito, a differenza di molti che ritenevano che i bandi di Ater sarebbero andati deserti, e invece tali non sono, per cui le imprese stanno aprendosi anche al mercato dell’Umbria. Stanno lavorando per cominciare la riqualificazione di centinaia di appartamenti”.
Proprio il tema della sostenibilità, col passare degli anni, ha assunto un ruolo sempre più centrale nella cultura economica e politica. Da una matrice di natura ambientale, passando per ambiti economici e sociali, oggi raggiunge e indirizza tematiche pubbliche e istituzionali.
Questa evoluta nozione di sostenibilità ispira l’attività di Ater, sollecitando grande attenzione alla valutazione degli impatti sociali e ambientali delle azioni programmate. Per Agenda 2030 (gli obiettivi ONU per uno sviluppo sostenibile) il bisogno abitativo è considerato un bisogno primario (di salubrità, sicurezza, serenità e socialità).
Ater vuol fare la sua parte per contribuire ad affrontare le difficoltà e le fragilità che caratterizzano il nuovo bisogno di casa.
Secondo una ricerca effettuata da Federcasa e SDA Bocconi, il profilo degli inquilini “storici” delle Azienda Casa è costituito da nuclei familiari di piccole dimensioni, con una lunga permanenza all’interno degli alloggi ERP (il 61% a fronte della media nazionale del 57%), oramai in età avanzata e sempre più spesso con necessità assistenziali.
La nuova utenza è invece composta da nuclei di grandi dimensioni, più giovani, con inediti e diversi fabbisogni e con minori disponibilità economiche (il 35% in Umbria e il 26% in Italia). Ciò sposta sensibilmente la distribuzione dell’utenza nella fascia minima di canone (70% dei nuovi utenti), con rilevanti conseguenze sui ricavi.
A fianco della risposta tradizionale al fabbisogno abitativo (alloggi, gestione e manutenzioni) Ater è pronta a dare una risposta innovativa sperimentando azioni di ascolto e di prossimità come, tra l’altro, il portierato sociale, il varo di nuova carta dei servizi e azioni di contrasto alla povertà energetica.
Questo assieme a una inedita serie di interventi edilizi: il Superbonus 110% dal quale ci si aspettano circa 130mln di euro (sempre che il panorama di normativo e applicativo si stabilizzi e dia migliori certezze), il Programma Innovativo Qualità dell’Abitare (PINQuA), circa 75 mln di euro, Sicuro Verde Sociale (circa 36 mln di euro), la ricostruzione post sisma (circa 30 mln) e i fondi comunitari (Por-Fesr, Puc e Poa) per circa 60 mln di euro.
Con questo approccio articolato e coordinato si vuole promuove un nuovo patto con l’utenza, improntato alla chiarezza, alla condivisione dei problemi e degli scopi, alla solidarietà. Si vuole così innescare una logica di azione rigenerativa personale e collettiva, capace di disegnare un nuovo modo di dare la casa e di abitarla. Con lo scopo di generare maggior valore per tutti gli stakeholder grazie allo sviluppo delle attività di risposta ai bisogni degli inquilini e all’impatto positivo sul territorio grazie agli investimenti promossi. Insomma, dal dare una casa a coordinare servizi abitativi come vettore di sviluppo.
La prospettiva è completata dalla elaborazione, prevista per il 2023, di un vero e proprio bilancio sociale che consenta, sulla base di indici riconosciuti, di valutare e misurare l’impatto sociale delle azioni programmate.
Questa attività ha speciale rilevanza in ambito pubblico perché diviene una risposta al deficit di comprensibilità tipico dei sistemi di rendicontazione e rende più comprensibili le finalità delle politiche e delle strategie permettendo la misurazione dei risultati e incontrando esigenze conoscitive dei diversi interlocutori, siano essi singoli cittadini, famiglie, imprese, associazioni, altre istituzioni pubbliche o private, in modo da consentire una più corretta comprensione degli sforzi e degli effetti dell’azione amministrativa.