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Case popolari a Terni: il confronto fra l'ATER e gli abitanti di Strada Santa Filomena

Riccardo Foglietta

Due settimane fa abbiamo pubblicato un’intervista ad Ottavio Maraldi, Consigliere presso la Circoscrizione Sud per il Partito della Rifondazione Comunista di Terni, in merito alla situazione dei residenti delle case popolari di proprietà dell’A.T.E.R. (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale) site in Strada Santa Filomena a Terni. Abbiamo, quindi, cercato di conoscere anche il punto di vista dell’Azienda Territoriale in merito alla questione; di seguito riportiamo in esclusiva l’intervista di TO® ad Alessandro Almadori, presidente di A.T.E.R. Umbria.
TO®: Presidente Almadori, come si configura la situazione delle case popolari di Strada Santa Filomena?
Almadori: La questione della vendita parziale del patrimonio dell’edilizia pubblica ricorre nel tempo, non a caso in diverse fasi storiche sono state previste delle leggi che ne regolamentavano la cessione per permettere la realizzazione di nuove opere o la razionalizzazione del patrimonio stesso. Soprattutto in questa particolare congiuntura storico-economica, all’interno della quale è difficile prevedere che lo Stato o la Regione possano predisporre forti finanziamenti in favore dell’A.T.E.R., è ipotizzabile la dismissione di piccole parti del suo patrimonio. Chiaramente, dal punto di vista dell’Azienda, vi è una maggiore convenienza nella cessione delle porzioni di patrimonio di più vecchia data, che abbisognano di una manutenzione straordinaria oppure, solo per fare un esempio, di edifici quasi esclusivamente privati di cui l’A.T.E.R. detiene una quota molto marginale. Va però premesso che l’Azienda Territoriale si trova in una situazione di assoluto equilibrio per quanto riguarda il bilancio e che la vendita del patrimonio edilizio in un momento come questo, dal mio punto di vista, non è una risposta alla capacità dell’A.T.E.R. di intervenire nei confronti dei territori. Si tenga conto del fatto che, in media, ogni tre immobili venduti è possibile costruirne uno solo nuovo e che effettuare una grande dismissione del patrimonio dell’A.T.E.R. significherebbe non mantenere i conti in equilibrio. D’altra parte, chi è in grado oggi di comprare gli alloggi A.T.E.R.? Probabilmente chi è in grado anche di pagare l’affitto tutti i mesi. Chi ha facilità di accesso al credito in questa fase? Soltanto chi ha determinate possibilità. La situazione delle case popolari site in Strada Santa Filomena è riscontrabile in altri siti di A.T.E.R. Umbria e rientra in questo quadro generale.
TO®: Quale sarà, quindi, la decisione finale dell’A.T.E.R.?
A.: Al momento il Consiglio di Amministrazione sta analizzando i criteri che potrebbero essere utilizzati nella valutazione della vendita degli edifici, quindi non è possibile anticipare quali saranno i criteri effettivamente adottati che andranno a delineare il Piano di Alienazione. A riguardo, comunque, è possibile dire che da parte dell’A.T.E.R. non è presente alcuna preclusione e che entro pochi mesi verrà completato il Piano di Alienazione, che successivamente verrà consegnato alla Regione Umbria. È, infatti, previsto che qualsiasi piano di dismissione degli alloggi passi attraverso il vaglio della Giunta Regionale.
TO®: Non è, quindi, possibile anticipare quali criteri saranno di fatto utilizzati; è però possibile illustrare, a mo’ di esempio, alcuni dei parametri che l’A.T.E.R. potrebbe prendere in considerazione nella stesura del Piano di Alienazione?
A.: Sono molteplici e diversi fra loro: è infatti possibile che il Consiglio di Amministrazione, nella stesura del Piano di Alienazione, concentri la sua attenzione sugli edifici di cui detiene una ridotta percentuale di abitazioni; d’altra parte è possibile che il Consiglio faccia la scelta opposta, selezionando invece quegli edifici in cui l’A.T.E.R. detiene un’alta percentuale di appartamenti, onde evitare frammentazioni. In un momento in cui è attuale la riqualificazione di interi quartieri della nostra città, riqualificazione che comporterebbe il non consumo di territorio per la realizzazione di nuovi edifici, costruendo case con migliori caratteristiche sia dal punto di vista sismico, che da quello energetico, che da quello sociologico, sarebbe addirittura possibile adottare una terza soluzione. È infatti ipotizzabile che, dove piccolissime parti del patrimonio pubblico A.T.E.R. sono in mano ai privati, venga riacquistata parte del patrimonio proprio per riqualificarla. Tale soluzione, già adottata dall’A.T.E.R. del Friuli, potrebbe rappresentare una risposta nel caso di architetture anni ’50, ’60 o ’70, scadenti dal punto di vista del consumo energetico e da quello delle caratteristiche strutturali, che difficilmente potrebbero essere riqualificate dal privato quando la proprietà è eccessivamente parcellizzata.

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