La Casa Famiglia di Nocera Umbra, anche dopo il doppio blitz de “Le Iene”, fa scattare una raffica di interrogazioni parlamentari. Una da parte di Nicola Fratoianni, parlamentare di Leu e umbro d’azione, e di Virginio Caparvi, segretario regionale della Lega ma a Nocera anche consigliere comunale. La terza è di Emma Pavanelli, senatrice M5S.
“Quali iniziative intende intraprendere il ministro della salute affinché esperienze di co-housing e forme di autorganizzazione come quella che ha permesso a 14 anziani di Nocera Umbra di continuare a vivere nel loro paese, in una casa di riposo, peraltro in assenza di contributi pubblici, vengano tutelate e incentivate?”. E’ la domanda che rivolge al ministro della Salute il parlamentare, portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ricordando la lettera di ‘sfratto’ inviata dal commissario della Asl Umbria 2 in piena emergenza Covid.
Il parlamentare leghista Virginio Caparvi annuncia l’atto ispettivo per chiedere delucidazioni. Ripercorre gli ultimi anni, a partire dalla chiusura della casa di riposo comunale, fino alla nuova Rsa e al blocco delle graduatorie regionali, con l’obiettivo di convincere gli ospiti di zona a spostarsi. Convincimento che non c’è stato: «Per questo chiedo se qualcuno abbia sobillato le persone – dice Caparvi – spaventandole sui costi maggiori che avrebbero dovuto sostenere“.
La senatrice pentastellata sabato ha visitato la realtà nocerina: “Ho avuto modo di verificare la piena funzionalità di questa struttura che nel tempo è diventata una vera e propria casa per queste persone, tutte di Nocera e quindi costantemente in contatto con i parenti che abitano nelle immediate vicinanze. Dopo tutte le vicende burocratiche e le strumentalizzazioni sulla loro pelle queste persone stanno ancora qua, assistite da professionisti e volontari, in una struttura pulita e ordinata. Loro stessi infatti provvedono economicamente al mantenimento delle spese, comprano prodotti del territorio e a km0, un modello di comunità da replicare, altro che abusivi!”. E quindi l’interrogazione: “Presenterò un’interrogazione a tal proposito, mi opporro’ con ogni mezzo a disposizione al disgregamento di questa comunità di anziani che rischiano di essere deportati in altre strutture lontane da parenti e dagli affetti dei più cari“.
Sono Sara, Alessandra, Maria, Beatrice, Elena e Sabrina e hanno diffuso una lettera aperta al sindaco Bontempi. “Siamo le operatrici della ex “casa di riposo” e vorremmo anche noi dirle due parole visto che lei spesso ci cita e lo fa con termini non nobili né tanto meno appropriati, come quando ad esempio parla di noi come personale non competente o senza alcun tipo di qualifica idonea. Intanto non è così, e poi vorremmo spiegarle che la parola idoneità, implica non solo l’avere requisiti necessari per poter svolgere una certa attività, ma soprattutto l’avere quella voglia, quell’attitudine, quella dedizione verso coloro per i quali dobbiamo essere appunto idonee“.
” Le possiamo assicurare che questi requisiti noi li abbiamo tutti, e anche di più, e se lei si fosse degnato almeno una volta in questi lunghi anni a venire di persona l’avrebbe appurato! La qualifica migliore è comunque metterci l’amore e la passione, accudendo una persona come fossero di famiglia, perché di famiglia lo sono diventate. Finora abbiamo ingoiato, siamo state in silenzio, aspettandoci da lei, magari, una specie di redenzione o pentimento, vana speranza che via via si è affievolita fino a morire. Ora però siamo stanche, stufe, oltretutto di sentirci anche offese, siamo arrabbiate e molto deluse da chi come primo cittadino avrebbe dovuto proteggere e prodigarsi e trovare un modo per farci continuare questa bella esperienza e magari premiare pure chi c’ha messo anima e cuore e tanto impegno”.
“Ci rammarica veramente tanto questa folle vicenda, non perché abbiamo paura di rimanere senza lavoro, perché ‘sti benedetti requisiti ce li abbiamo per trovarne altri, ma per il fatto che Noi abbiamo veramente interesse ad aiutare i nostri anziani a vivere in pace, serenamente, dignitosamente e come loro stessi desiderano, gli ultimi anni della loro vita.
Da parte nostra, davvero nessun interesse materiale, ma solo tanta voglia di giustizia, lealtà ed umiltà“.