“Se le norme sono troppo strette non possiamo intervenire noi o il giudice, ma chi di competenza può cambiarle. Se la legge esiste non si può chiedere di non applicarla perché non è opportuno“. Dopo l’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica di Spoleto su “Casa Ancarano”, la struttura socio-ricreativa in corso di realizzazione nella frazione di Norcia devastata dalle scosse di terremoto del 2016, che ha avuto una risonanza nazionale (in molti casi con informazioni inesatte), a parlare è il procuratore capo Alessandro Cannevale. Lo ha fatto questa mattina, affiancato dai pm Gennaro Iannarone e Patrizia Mattei, che seguono da vicino la situazione post terremoto e le inchieste in corso, tra cui appunto quella di Ancarano.
L’obiettivo era quello di informare sull’indagine che ha portato il 4 gennaio al sequestro del cantiere ed all’emissione di tre avvisi di garanzia: nei confronti del sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, che ha firmato il permesso a costruire; di Venanzo Santucci, legale rappresentante della Pro loco di Ancarano, ente proprietario dell’area, committente dei lavori, donatore della struttura, responsabile della progettazione preliminare ed esecutiva; di Riccardo Tacconi, direttore dei lavori. L’accusa è di violazioni al testo unico sull’edilizia (DpR 380/2001), per aver realizzato un intervento edilizio in una zona sottoposta a vincolo ambientale in assenza del permesso. Reato comunque di tipo contravvenzionale.
“Non ci interessa persuadere nessuno della fondatezza delle accuse, che è una questione che attiene al giudice, ma soltanto informare sui motivi – ha spiegato Cannevale – per cui è stata presa questa iniziativa. Prendere un piccolo ufficio di procura come un capro espiatorio può essere un illusionismo che può anche riuscire, ma che non serve a nessuno”.
Il procuratore capo ha quindi ricordato che la struttura, sequestrata nei giorni scorsi su decisione del gip Federica Fortunati due mesi dopo la richiesta (inoltrata il 6 novembre) dei pm Iannarone e Mattei, serve a sala polivalente, con funzioni di aggregazione sociale; “sicuramente importante in un centro colpito da un evento sismico, ma non stiamo parlando di ricovero ed assistenza alle popolazioni terremotate, ma di strutture ricreative e sportive, all’interno del perimetro del Parco nazionale dei monti Sibillini, dentro il quale, in linea generale, non è possibile edificare nuove costruzioni”.
“C’è però la questione dell’emergenza e post terremoto: a questo proposito – ha ricordato Cannevale – sono state emanate alcune ordinanze della direzione generale della protezione civile (tecnicamente Ocdpc, ndr) che consentono una deroga al rispetto degli strumenti urbanistici per i nuovi interventi che riguardano le zone terremotate. Deroghe che sono possibili a due condizioni: la prima riguarda la natura strutturale dell’opera, deve trattarsi di un’opera transitoria, temporanea; la seconda caratteristica è che l’opera deve essere destinata ad una delle finalità specificamente e tassativamente indicate dalle norme e cioè, o a operazioni di soccorso, o alla messa in sicurezza di beni danneggiati, o al ricovero della popolazione o a garantire la continuità dei servizi pubblici e del culto. Quindi c’è un aspetto di transitorietà e di destinazione, devono esistere entrambi. Fuori di questi casi, valgono le norme ordinarie. Ora questo tipo di deroga – si chiesto il procuratore – è troppo stretta, è troppo limitata? È una valutazione di tipo politico che non intendo fare, né può farla il giudice penale”.
Il pm rilancia la palla alla politica, a chi ha il potere di legiferare e che può cambiare le norme vigenti o prevedere sanatorie. “Sicuramente – è stato il suo commento – si poteva fare una deroga più ampia, si poteva prevedere che in una zona terremotata i sindaci potessero realizzare qualsiasi tipo di opera edilizia, ma sta di fatto che non è più ampia, è questa. A fronte di questa situazione non è prevista nemmeno una esenzione, una discriminante; la legge avrebbe potuto prevedere che in determinati di casi, quand’anche l’intervento non fosse stato legittimo dal punto di vista delle norme urbanistiche, non costituiva illecito penale, ma non lo prevede”.
Quanto agli attacchi politici e mediatici che la Procura ha subito in queste ultime ore, Cannevale, ha evidenziato: “Non giochiamo sulla pelle e sui drammi delle persone che vivono una situazione drammatica. Non stiamo parlando di un intralcio ad un’opera di ricostruzione. Tecnicamente parliamo di costruzione e non ricostruzione, parliamo di un’opera della quale si ravvisano – a nostro avviso, ad avviso del gip, prima di noi anche ad avviso dell’Ente Parco dei Monti Sibillini e dei carabinieri del raggruppamento Parchi e della stazione Parco di Norcia – delle violazioni alle norme urbanistiche. Una nuova costruzione non è un reato per forza; può essere un’opera meritoria dal punto di vista dell’interesse della popolazione ma anche un illecito penalmente. È reato in quanto c’è una norma che fa determinate previsioni, norme che sono di competenza di diversi livelli e possono variare; se variano, in questo caso, questa stessa condotta può essere non più considerata un illecito penale. Ma questo dipende dalla variazione della legge, non da noi”. Insomma basterebbe una sanatoria o una modifica delle normative. “Quello che non ci si può chiedere – ha ribadito il procuratore – è di far finta che la legge non esiste, oppure non consideriamo opportuno applicare la legge in questo caso e quindi non la applichiamo. Questo noi non lo possiamo fare e non lo facciamo”. Cannevale non ha voluto parlare delle singole reazioni all’inchiesta (nelle ultime ore è arrivata anche la presa di posizione dell’Anci a difesa del sindaco di Norcia): “Non è nell’interesse di nessuno alimentare le polemiche, vorrei solo dire che ho apprezzato la compostezza della reazione del sindaco“.
Ruolo centrale nell’inchiesta lo ricopre l’Ente Parco nazionale dei monti Sibillini. Prima dell’ordinanza del sindaco (datata 1 agosto e trasmessa per conoscenza, tra gli altri, ai carabinieri forestali del Parco di Norcia ed all’Ente Parco), che ha valenza di titolo edilizio per la realizzazione di “Casa Ancarano”, infatti, il Comune di Norcia aveva chiesto (in data 30 maggio 2017) un parere preventivo al Parco. E quest’ultimo il 18 agosto aveva scritto all’amministrazione comunale ricordando che la struttura sarebbe sorta in una zona vincolata “ove la normativa tecnica non consente la nuova edificazione con destinazione d’uso come quella di progetto. […] Pertanto l’eventuale costruzione e mantenimento della struttura oltre il termine emergenziale risulta in contrasto con le misure di salvaguardia del Parco nazionale dei Monti Sibillini immediatamente applicabili“. Scrivendo di nuovo il 23 agosto, evidenziando che le ordinanze del capo di protezione civile consentono “interventi necessari nella fase di prima emergenza“, mentre la funzione di quella di Ancarano è “piuttosto quella di prevenire eventuali future situazioni di rischio”.
Il Parco, concludendo la sua missiva, evidenziava: “Consapevoli comunque della grande utilità della struttura, si suggerisce di individuare un sito alternativo idoneo (zona D del Piano per il Parco o esterno al Parco) che, come si è potuto verificare, può essere facilmente reperibile nelle vicinanze del sito del progetto”. E quindi invitava il Comune “a ritirare in autotutela l’ordinanza sindacale” e a “valutare, nell’ambito delle ordinarie procedure autorizzative, una collocazione alternativa della struttura in oggetto“.
Comune di Norcia e Pro loco di Ancarano, però, sono andati avanti senza tentennamenti. Con il cantiere avviato a settembre e subito oggetto di sopralluogo da parte dei carabinieri del nucleo forestale della stazione Norcia Parco. I quali hanno poi depositato il 22 settembre un’informativa in procura, con i pm che hanno formalmente aperto il fascicolo il 25 settembre, vagliando le complesse normative nelle settimane seguenti ed arrivando alla richiesta di sequestro preventivo avanzata al gip a inizio novembre. Il quale si è preso due mesi di tempo prima di disporre, il 4 gennaio, i sigilli. Nel suo provvedimento, il giudice conferma che “non solo dal punto di vista finalistico ma anche da quello strutturale l’opera in costruzione non può assolutamente rientrare nel concetto di opera temporanea e quindi non può essere realizzata in deroga alle norme di cui al DpR 380/2001, al DpR 42/2004 ed alla legge regionale Umbria 1/2015. In secondo luogo difettano totalmente le finalità espressamente previste” dalle ordinanze di protezione civile.
Le attenzioni degli inquirenti in merito al terremoto, però, non si concentrano solo sui crolli (come per la vicenda del Coc e delle case Ater) e su abusi edilizi. Nelle ultime ore i carabinieri forestali della stazione Norcia Parco hanno sequestrato un’area per smaltimento illecito di rifiuti. Il terreno è quello adiacente al cantiere di Valcasara in cui si stato realizzando 8 Sae. Qui era stato depositato materiale di scarto dei lavori. I forestali però hanno ritenuto sussistere delle violazioni di legge che hanno portato al sequestro dell’area.
Altra attività su cui la Procura della Repubblica sta lavorando (con le indagini seguite dai pm Patrizia Mattei e Gennaro Iannarone) è quella sulla percezione illecita dei contributi per l’autonoma sistemazione (Cas) che spettano agli sfollati in attesa del rientro nelle proprie abitazioni danneggiate dal sisma. Finora sono state 58 le persone denunciate, per una decina delle quali è stato disposto il sequestro – preventivo o probatorio a seconda dei casi – delle somme, parte delle quali sono state restituite al Comune.