Il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, il presidente della Pro loco di Ancarano, Venanzio Santucci, ed il direttore dei lavori Riccardo Tacconi condannati a 15 mesi – oltre ad una sanzione pecuniaria di 60mila euro ciascuno – per la realizzazione di Casa Ancarano.
La struttura polifunzionale in fase di realizzazione (ma mai completata) nella frazione distrutta dal terremoto del 2016 dovrà essere demolita. Questa almeno la decisione presa dal tribunale di Spoleto in primo grado.
Accolte, dunque, le tesi della pubblica accusa (in aula il pm Patrizia Mattei) che contestava la realizzazione di Casa Ancarano autorizzata con le normative emergenziali post terremoto senza che tuttavia ne avesse i requisiti.
L’inchiesta della Procura della Repubblica di Spoleto era scattata a inizio 2018, quando erano scattati i sigilli al cantiere di Casa Ancarano, in costruzione grazie ad una raccolta fondi che aveva coinvolto varie parti d’Italia. Poi si era aperto il processo penale a carico del sindaco di Norcia, del presidente della Pro loco e del direttore dei lavori, a cui venivano contestati i reati di abuso edilizio oltre a violazioni di tipo ambientale. Nel mirino l’ordinanza, valevole come titolo autorizzativo, firmata dal primo cittadino in cui si richiamavano le ordinanze di protezione civile allora vigenti per strutture di tipo emergenziale e temporanee.
Normativa che però – secondo la magistratura – non si sarebbe potuta applicare per la realizzazione di Casa Ancarano, che non aveva finalità di ricovero dei terremotati (se non per una futura emergenza) quanto di aggregazione.
A difesa pubblicamente del centro polivalente, situato in pieno territorio del Parco nazionale dei monti Sibillini, era intervenuta anche l’allora presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini. E tra i testimoni del processo citati dalla difesa era comparso anche l’allora capo dipartimento della protezione civile nazionale, Angelo Borrelli.
Le tesi difensive, però, (a difendere i tre erano gli avvocati Massimo Marcucci, Luisa Di Curzio, Valerio Petrangeli e David Brunelli) sono state rigettate in primo grado. Ma i legali annunciano già che presenteranno ricorso contro la sentenza.
“Si tratta di una decisione che reputo in contrasto non solo con il diritto ma soprattutto con la giustizia” è il commento del professor avvocato David Brunelli (dell’omonimo studio legale), che difende Venanzio Santucci e Riccardo Tacconi. “La popolazione di Ancarano – spiega – attendeva da anni che qualcuno potesse restituirle la speranza di una ripresa di vita in quei territori martoriati, la prospettiva di una ricostruzione non solo fisica ma anche morale e psicologica del tessuto sociale e umano. Ebbene questa attesa è rimasta profondamente delusa. Imputati che hanno agito per il bene comune, che con entusiasmo e coraggio si sono dati da fare per mantenere viva una base minima da cui ripartire, sono stati ripagati con un trattamento alla stregua di delinquenti che deliberatamente infrangono la legge e condannati al carcere. Non appena avremo letto le motivazioni della sentenza proporremo appello, stavolta confidando che una soluzione equa della vicenda possa essere finalmente raggiunta, che la giustizia e il buon senso possano andare di pari passo con il diritto“.