Gli scavi di Carsulae continuano a regalare meraviglie: l’area archeologica alle porte di Terni ha infatti restituito quella che dovrebbe essere la prima domus del parco. TO si è recato sul posto per incontrare il direttore degli scavi Massimiliano Gasperini, il direttore scientifico Luca Donnini e l’archeologa Angelica Catozzi, il team che sta portando alla luce i preziosi reperti che affiorano dal terreno.
Nello specifico si tratta di una domus da circa mille mq. dimensioni (almeno in base all’attuale perimetrazione) che già lasciano presupporre che la struttura appartenesse a una famiglia importante della zona. L’ipotesi è avvalorata anche dalle prime scoperte: bellissimi mosaici “monocromi, a motivi geometrici e di buona fattura” – come sottolineato dal direttore scientifico Luca Donnini – che decoravano tutte le stanze e resti di pareti affrescate. Secondo questi elementi è stata stimata una datazione compresa tra il I sec. a.C. e il I secolo, in piena età augustea.
La domus, inoltre, affaccia proprio sulla zona del foro, cuore politico-religioso e amministrativo della città romana, ulteriore elemento che lascia pensare a un’abitazione di una famiglia di ceto elevato. La domus aveva una grande sala per banchetti, di circa 100 mq., dove si trova il mosaico più bello rinvenuto, ma che al momento è coperto e non visitabile, per motivi di conservazione.
“Abbiamo ancora da portare alla luce vari ambienti – ha spiegato il direttore dello scavo Gaseprini – e individuare con precisione l’ingresso e altre aree per capire quale rapporto ci fosse tra questa domus e l’area del foro. Un altro elemento sul quale dobbiamo ancora far luce è il peristilio, cioè il giardino che si trovava dietro la struttura che presenta una vasca circolare proprio al centro dell’area”.
La curiosità – Nell’area della domus sono state trovate tre mani destre in scala più grande rispetto all’originale, presumibilmente appartenute a statue ingrandite di altrettanti imperatori. Le dita delle mani sono contratte nel gesto dell’adlocutio, come l’Augusto di Prima Porta per intenderci, il gesto che gli imperatori compivano per chiedere silenzio e prendere la parola. Testimonianza che lascia intendere come l’impero romano utilizzasse opere di statuaria per celebrare il potere imperiale e come Carsulae fosse un punto di snodo fondamentale lungo la via Flaminia.
“L’amministrazione e il mio assessorato – ha spiegato il vicesindaco e assessore con delega alla Cultura Andrea Giuli – in particolare sta seguendo con attenzione quest’ultima campagna di scavi finanziata dalla Fondazione Carit, nella certezza che, una volta fruibili gli esiti di tale campagna, non possa che portare giovamento ad un’azione non facile, ma sulla quale l’assessorato che guido temporaneamente sta puntando molto, per rivitalizzare e promuovere in senso turistico e culturale questo autentico gioiello del nostro territorio che è, appunto, Carsulae”.