Come tutte le persone autenticamente complesse e ricche di sfumature, anche Carla Fendi, scomparsa ieri all’età di 80 anni, aveva bisogno di essere “letta” correttamente.
Lungi dall’essere solo la “prussiana” che per compito principale aveva quello di tenere sotto controllo la gestione organizzativa della famosa casa di moda delle due F incrociate, la Signora Carla era una donna di grandi slanci emozionali , ma sopratutto era quella donna vera e libera di mostrare i propri sentimenti anche in pubblico che in una intervista rilasciata a Tuttoggi.info nel 2010, si commosse nel ricordare due degli insegnamenti della mamma.
La signora Adele Casagrande Fendi, fondatrice della maison di moda rivolgendosi alle figlie diceva, “Voi avete tanta creatività, ma non dimenticate mai due cose, la tradizione e la qualità”, così raccontava la Fendi ai nostri microfoni, proprio nell’anno in cui si era concretizzato materialmente e sentimentalmente, aggiungiamo noi, il suo rapporto con Spoleto ed il Festival.
L’accordo riguardava il restauro del Teatro Caio Melisso, poi intitolato Spazio Carla Fendi e gestito dall’omonima Fondazione. Un intervento di non poco conto (2 milioni di euro circa), che ha consentito al piccolo ma apprezzatissimo spazio teatrale di tornare ad essere il luogo di preziose iniziative culturali e di spettacoli di grande gusto e qualità.
La Maison Fendi ebbe il suo primo rapporto con il Festival a partire dagli anni ’80, gli anni in cui regnava sovrano Gian Carlo Menotti, anni in cui il connubio arte, cultura, moda ebbe il suo massimo livello di interdipendenza. Si potrebbero citare casi e casi di collaborazioni artistiche o di grandi amicizie creative tra i personaggi del mondo della cultura e delle arti dell’epoca e le più importanti case di moda.
Sponsorizzare dunque un evento come il Festival dei Due Mondi, partecipando direttamente alla creazione di qualche spettacolo, diventava non soltanto un formidabile veicolo pubblicitario, ma anche un passaggio chiaro per interpretare la moda non più come semplice trasformazione dei materiali ma come vero e proprio processo artistico creativo, quella nobiltà del mestiere che ha fatto grandi molti nomi italiani del settore.
Ma le sorelle Fendi, e la Signora Carla in particolare, non erano persone abituate alla sola “adorazione” del personaggio di culto del momento. C’era un sincero interesse nella creazione e nel rispetto comune delle proprie qualità individuali e quando le cose non andavano per il verso giusto non c’era il timore di dire chiaramente che non si era d’accordo. Cosa questa accaduta alcune volte con Menotti, ma senza clamori mediatici, un franco scambio di opinioni non sempre collimanti, oltre l’affetto personale con il Maestro.
Un rapporto ampiamente collaudato tuttavia e portato a maturazione nel corso della gestione del Festival a firma Giorgio Ferrara. E cosa pensasse dei due personaggi, lo dice chiaramente la stessa Signora Fendi nell’intervista del 2010 a Tuttoggi e in un momento successivo sempre ai nostri microfoni nel 2011.
Con il progetto del Caio Melisso Spazio Carla Fendi, Spoleto ha potuto godere di veri atti di puro mecenatismo come non se ne vedevano da tempo.
Potremmo ora elencare puntualmente tutti gli interventi della Fondazione, ma francamente è molto più interessante ricordare quei momenti intimi dei primi lavori di restauro al Caio Melisso, quando la signora Carla con le maniche rimboccate, ma mai rinunciando alla consueta eleganza dei pantaloni lunghi neri, si metteva personalmente a ripulire l’intonaco in un angolo del foyer o a dare indicazioni personali per il restauro del Palco Reale, del Salottino di rappresentanza o delle mantovane dei palchi.
Ed ogni volta, in occasione del Premio, non c’è mai stata una semplice cerimonia di consegna, ma uno spettacolo nello spettacolo con tanto di regia costumi e scene, con presentatori eccezionali e artisti di grande interesse. Tutto nel solco della qualità e della tradizione, i punti di riferimento di Carla Fendi. Uno staff straordinariamente preciso, che non ha mai lasciato nulla all’improvvisazione, fosse anche, nelle torride giornate estive di luglio, distribuire al pubblico prima dell’ingresso in sala una bottiglietta di acqua fresca o il classico ventaglio con il monogramma della maison, ormai diventato anche oggetto da collezione.
Momenti della storia del Caio Melisso, del Festival e della città, segnati da presenze indimenticabili come quella nel 2012 di Philippe Daverio, che presentò con la consueta affascinante affabulazione, il restauro del sipario storico del Caio, dipinto da Domenico Bruschi. E lo spettacolo successivo a firma dello squisito Quirino Conti, regista prediletto da Carla Fendi, in cui uno ieratico Beppe Barra fasciato in un costume da Maschera napoletana, opera meravigliosa del M° Piero Tosi, cantava e recitava per il pubblico intervenuto.
Dettagli, ma anche sapiente attenzione per risvegliare il gusto ed i sensi di chi va a teatro e proprio per questo gesto non potrà rimanere indifferente.
O come quando Carla Fendi, attraverso la Fondazione, decise di essere parte attiva nella messa in scena del dramma giocoso Il Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa in programma al Festival del 2013.
Con la regia del fidatissimo Quirino Conti e con i costumi indimenticabili del M° Piero Tosi lo spettacolo si trasformò in uno dei successi più acclamati di Spoleto56. Due sole le repliche e una marea di pubblico che chiedeva di poter assistere senza poterlo fare a causa del ridotto numero di posti disponibili al Caio Melisso.
L’anno successivo, il 2014, vede la Fondazione impegnata nella realizzazione di una mostra interamente dedicata a Piero Tosi e ai suoi “due mondi” il cinema e il teatro.
Un allestimento sontuoso nei locali dell’Ex Museo Civico, proprio sotto al Caio Melisso, per offrire ai visitatori tutta la ricchezza e la qualità assoluta dei costumi di scena firmati da Tosi e dalla Sartoria Tirelli, opere collezionate appunto dalla Fondazione Tirelli-Trappetti ( lo spoletino Dino Trappetti ndr.). Anche in questo caso la direzione artistica fu di Quirino Conti.
Una presenza quella di Muti che proprio grazie all’amicizia e alla stima per Carla Fendi si materializzerà nuovamente per il Concerto finale in Piazza Duomo a Spoleto60. Un evento, che alla luce della scomparsa di ieri della Signora Carla si trasformerà, immaginiamo, in un momento di grande partecipazione ed empatia per il ricordo di questa preziosa amica, benefattrice e cittadina di Spoleto.
Solo lo scorso anno, per Spoleto59 un altro prezioso momento di spettacolo regalato alla città in occasione della consegna del Premio della Fondazione, assegnato al M° Direttore d’Orchestra, Sir Antonio Pappano.
Tre diversi interventi tra coralità, danza e canto dal titolo Cangianze: l’inganno del Barocco, ancora una volta sotto la guida esperta di Quirino Conti, con un teatro pienissimo ed entusiasta per uno spettacolo di grande qualità. Sul palco per la premiazione, nonostante i segni della malattia, Carla Fendi non runinciò a parlare al pubblico di Spoleto che ha risposto con calore e commozione.
E poi l’ultima volta in pubblico, alla presentazione ufficiale di Spoleto60, al Mibact con il consueto sorriso di approvazione, qualche difficoltà in più ma anche la grande voglia di essere partecipe di questa manifestazione che anche lei ha reso importante e per la quale ha lasciato un segno inequivocabile del suo passaggio terreno, sempre più mecenate e forse un pò meno imprenditrice. Immancabile, in quella occasione, la foto di rito con Giorgio Ferrara davanti al nuovo manifesto del Festival e l’omaggio affettuoso dei tanti personaggi presenti al Ministero per l’occasione.
Grazie Carla Fendi, ci vediamo di là.
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La Fondazione Fendi informa che la camera ardente sarà aperta mercoledì 21 giugno dalle ore 9.30 alle ore 19.30 presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma.
Le esequie avranno luogo giovedì 22 giugno alle ore 11.30 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo a Roma.